L’asse riad-mosca

Perché Biden non può tollerare lo schiaffo petrolifero dei sauditi

AFP
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  • La Casa Bianca ha cercato fino alla fine di fare pressione sull'Opec+ affinché non procedesse a un taglio che rischia di far salire i prezzi dell'energia e della benzina a un mese dalle elezioni di metà mandato.
  • La mossa del principe saudita Mohammed bin Salman ha chiarito inequivocabilmente al presidente degli Stati Uniti che Riad avrebbe fatto ciò che gli conveniva quando si trattava dei prezzi del greggio e del suo stretto rapporto con il presidente russo Vladimir Putin, indipendentemente dalle obiezioni o dagli interessi degli Stati Uniti.
  • Washington si è dimostrata pronta a chiudere gli occhi sul mancato rispetto dei diritti umani, sulla condizione femminile o sulla ortodossia saudita di tipo wahabita, ma non è disposta a tollerare il mancato rispetto di quell’accordo economico-energetico del l1945 siglato dal presidente americano Franklin D. Roosevelt e il re saudita Ibn Saud.

Il 5 ottobre l’Opec+, il cartello dei maggiori paesi produttori di petrolio, ha deciso di ridurre la produzione di due milioni di barili al giorno per sostenere i prezzi del greggio, sfidando così l’occidente alle prese con il caro bollette. È stato uno schiaffo alle richieste di Joe Biden, che chiedeva di non tagliare la produzione. La reazione americana è stata immediata: l’amministrazione democratica ha parlato di una riduzione «non necessaria» e, dicendosi delusa, ha criticato una scelta

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