Il governo italiano l'ha presentato come uno dei «progetti strategici per l'attuazione del Piano Mattei». Si tratta del Centro agroalimentare di Manica, provincia interna del Mozambico, al confine con lo Zimbabwe. Il piano è conosciuto con la sigla di Caam e prevede la costruzione di un grande mercato coperto: nell'ultima relazione sullo stato di attuazione del Piano Mattei, inviata da Giorgia Meloni al parlamento lo scorso 10 novembre, si legge che il Caam dovrebbe diventare un importante centro commerciale e aiutare così circa 20.000 produttori delle regioni centrali del Mozambico.

Tra i vari progetti del Piano Mattei, caposaldo della politica estera del governo italiano, il Caam è al momento uno dei pochi avviati. Secondo un report di ReCommon, che Domani ha potuto leggere in anteprima, si tratta però di un progetto che nasce già vecchio, visto che era stato promosso dalla cooperazione italiana nel 2021.

A quasi due anni e mezzo dall'inizio della legislatura targata Meloni, la ricerca dell'ong italiana offre uno spunto per fare il punto sul Piano Mattei. Presentato dalla premier nell'ottobre del 2022, nel suo discorso d'insediamento, come «il più significativo progetto strategico di questo governo a livello geopolitico di un’Italia che vuole tornare protagonista nel Mediterraneo», il Piano ha l'ambizioso obiettivo – sempre a detta di Meloni - «di rimuovere le cause che portano i migranti ad abbandonare la propria terra, le proprie radici culturali, la propria famiglia per cercare una vita migliore in Europa».

Da un lato c'è dunque l'esigenza di «governare i flussi migratori», dall'altro quello di ottenere «sicurezza energetica dell’Italia», cioè diversificare le forniture di gas e di petrolio dato che nel frattempo (da febbraio del 2022) l'Italia e quasi tutti i Paesi dell'Unione europea hanno scelto di non dipendere più dagli idrocarburi della Russia.

Le risorse del Piano

Il Piano Mattei è diventato legge nel gennaio del 2024 dopo l'approvazione del parlamento, facendo subito alzare qualche sopracciglio per via della dotazione finanziaria. Chi si aspettava nuovi fondi si è infatti dovuto ricredere. Le risorse allocate per il progetto sono pari in tutto a 5,5 miliardi di euro, ma provengono interamente da partite già esistenti: 3 miliardi arrivano dal Fondo italiano per il clima, 2,5 miliardi da fondi già stanziati per collaborazione allo sviluppo.

Intitolato al fondatore di Eni, famoso per aver intessuto ottimi rapporti con i governanti di diversi paesi africani ed aver così messo a soqquadro l'oligopolio delle allora Sette sorelle, secondo Meloni il Piano Mattei è animato dalla ricerca di un nuovo rapporto con l'Africa, incentrato su una «cooperazione da pari a pari», su un approccio «non caritatevole» e «non predatorio». I settori su cui dovrebbero concentrarsi gli investimenti dell'Italia sono sei: istruzione e formazione, salute, acqua, agricoltura, energia, infrastrutture. I paesi dove verranno realizzati i progetti al momento sono nove: Marocco, Algeria, Tunisia, Egitto, Costa d’Avorio, Repubblica del Congo, Kenya, Etiopia e Mozambico.

Il Caam

Proprio il Mozambico è al centro di uno delle poche opere avviate finora: il Caam, appunto, Centro agroalimentare di Manica. L'inizio del progetto è stato annunciato l'8 luglio scorso dal governo, senza fornire dettagli. A scoprirli ci ha pensato ReCommon: «Sfogliando le 156 pagine del documento – scrive l'ong – si evince subito il primo equivoco: la stesura del progetto è di molto precedente alla firma e risale al novembre del 2021».

In effetti la sede mozambicana dell'Agenzia italiana per la cooperazione e lo sviluppo, già nel 2021, scriveva che era stato approvato quell'anno un progetto per realizzare il Centro agroalimentare di Manica, con una possibile dotazione di 35 milioni di euro «a credito» e di altri 3 milioni «a dono». Insomma, il governo avrebbe fatto rientrare nel Piano Mattei, presentandolo come nuovo, un progetto che in realtà di nuovo ha ben poco.

«L'unica novità degli ultimi mesi è la stipula di un accordo tra i governi di Roma e Maputo per un prestito agevolato di 35 milioni di euro, ma un quota di dono che ammontava a 3 milioni di euro era già stata concessa dal governo italiano ben prima che vedesse la luce il Piano Mattei. Inoltre nell’archivio del portale OpenAid dell’Agenzia di Cooperazione allo Sviluppo (Aics) si legge che due milioni di euro impegnati come parte del finanziamento del Caam erano già stati spesi nel corso del 2022», scrive ReCommon.

Il progetto di Eni

Critiche a parte, il Centro Agroalimentare di Manica dovrebbe essere un grande polo logistico in cui fare incontrare domande e offerta, cioè coltivatori e commercianti, in modo da sviluppare la raccolta, il packaging e il marketing di frutta e verdura prodotte nelle campagne del Mozambico. In un secondo momento, è prevista anche la trasformazione industriale della frutta.

Secondo l'ong italiana, la scelta del governo Meloni di puntare sul progetto Caam ha però un obiettivo preciso. Non si tratta solo di riempire le caselle del Piano Mattei con progetti vecchi. «Operazioni come questa servono a distogliere l’attenzione dall’azione indisturbata di multinazionali energetiche e istituzioni finanziarie come Eni», dice Simone Ogno, autore della ricerca.

Il riferimento va al progetto estrattivo che l'azienda di stato italiana sta portando avanti da anni di fronte alle coste del Mozambico, nella provincia di Cabo Delgado. Scoperto nel 2012, il giacimento offshore di Coral contiene circa 450 miliardi di metri cubi di gas. Si trova all'interno della concessione Area 4, di cui Eni è operatore, in una zona del paese dove da quando sono stati scoperti gli idrocarburi è iniziata una guerra poco raccontata. «Oltre un milione di persone sono state sfollate in questi anni», ha riassunto nell'agosto scorso Jorge Moreira da Silva, sottosegretario generale delle Nazioni unite. Proprio da lì arriva il gas che dovrebbe contribuire a compensare in parte lo stop alle forniture russe: l'altra faccia del Piano Mattei.

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