Niente tetto all’esercito, no al ritiro di Kiev: Ucraina e Usa riscrivono il piano Trump

II piano di pace in 28 punti presentato dagli Stati Uniti per mettere fine alla guerra in Ucraina è stato profondamente modificato nel corso dell’incontro a Ginevra tra delegati di Kiev e Washington. La pressione della leadership ucraina ed europea, che avevano paragonato il piano a una capitolazione, è riuscita nello scopo di eliminare le parti più controverse per l’Ucraina, ottenendo l’approvazione anche degli europei. «Si sono fatti importanti progressi negli ultimi giorni», ha commentato il presidente del Consiglio Ue, António Costa, che con gli altri leader europei si trova in Angola, dove si è tenuto un vertice informale sull’Ucraina. Anche Trump appare soddisfatto e ieri ha scritto sui social: «Una cosa buona potrebbe accadere». La nuova bozza Nella nuova bozza di accordo ci sono punti rimasti ancora aperti che, scrivono i media, saranno definiti direttamente i due presidenti. Volodymyr Zelensky dovrebbe volare negli Stati Uniti già questa settimana. Se l’incontro dovesse andare in porto e se i due dovessero trovare un accordo sulla nuova bozza, allora il prossimo passaggio sarà recapitare il documento a Mosca e attendere la risposta del Cremlino. È l’ora più buia per Kiev e l’Europa: Trump ha fretta, Putin no Insomma, il piano presentato da Trump come un brutale ultimatum a Kiev si è trasformato in un documento più favorevole a Kiev e molto più corto. Scomparso il “tetto” al numero di soldati ucraini, fissato nella prima bozza a 600mila. Scomparsi anche tutti gli accordi territoriali: il ritiro degli ucraini dal Donbass e lo scambio con aree occupate dall’esercito russo. Temi su cui, hanno spiegato gli ucraini, solo il presidente può decidere e su cui si può intervenire in maniera definitiva cambiando la costituzione. E infine, dopo le pressioni europee, è stato eliminato anche l’articolo sull’uso degli asset russi congelati in Belgio per ricostruire l’Ucraina assegnando il 50 per cento dei profitti agli Stati Uniti. Si tratta di risultati che, probabilmente, sono merito anche del capodelegazione americano a Ginevra, il segretario di Stato Usa, Marco Rubio, il più “falco” nei confronti della Russia all’interno dell’amministrazione Trump, che ha guidato la delegazione americana a Ginevra. Secondo le ricostruzioni emerse nelle ultime ore, l’incontro di Ginevra è stato molto teso per le prime due ore, ma successivamente i negoziatori sono riusciti ad allinearsi e alla fine hanno concordato a definire l’incontro «molto produttivo», addirittura il migliore mai avuto con la controparte ucraina, secondo Rubio. Incognita russa Il presidente russo, Vladimir Putin, è la grande incognita di questa fase di negoziazioni. Mentre grandi drammi hanno circondato la reazione ucraina ed europea alla bozza americana, il fatto che il Cremlino abbia definito il piano americano nulla più di una «base di partenza», non è stato molto considerato. Il piano di Trump sull’Ucraina è la conferma di un mondo post europeo Eppure, anche nella prima versione del documento, gli elementi potenzialmente critici per Mosca erano parecchi. Dal “tetto” alle forze armate ucraine, giudicato troppo basso, alle garanzie di sicurezza proposte dagli Usa, che nel testo originale sembravano prevedere un intervento armato in caso di nuovo conflitto. «Ci sembrano accettabili molte, ma non tutte, le disposizioni di questo piano», ha detto ieri il consigliere diplomatico di Putin, Yuri Ushakov. E il consigliere di Putin stava parlando della versione originale, quella presentata la scorsa settimana. Il giudizio su quella modificata a Ginevra, probabilmente, sarà più vicino al giudizio che Ushakov ha espresso sul “piano europeo”, la proposta di pace elaborata in fretta e furia da Francia, Germania e Regno Unito nelle ultime ore e che pare già destinata a essere dimenticata. «Non è utile», l’ha definita Ushakov, mentre ucraini e americani non l’hanno nemmeno presa in considerazione. Non sarà la paranoia sulla Russia a proteggerci dall’avanzata dei populisti filorussi Altri attacchi La guerra intanto prosegue e così i bombardamenti delle città ucraine. Ieri, quattro persone sono morte a Kharkiv e altre 17 sono rimaste ferite nel corso di un massiccio attacco di droni russi. Sul fronte di terra, Pokrovsk continua a essere contesa, con gran parte del centro città considerato ormai “zona grigia”. E intanto prosegue anche la guerra “interna” all’Ucraina, quella scatenata dall’inchiesta sulla corruzione nella cerchia ristretta del presidente. Ieri Zelensky ha parlato di «complici della Russia» al lavoro dentro l’Ucraina. Un riferimento inquietante per gli investigatori dell’anti-corruzione, già accusati dal presidente di essere al soldo del Cremlino.