Pil, navi e distrazioni. Ma a braccare Trump è il fantasma Epstein

«Sia chiaro: queste affermazioni sono false e infondate. Se avessero avuto un briciolo di credibilità, sarebbero sicuramente già usate contro Donald Trump». La difesa preventiva del Dipartimento di Giustizia è tutta un copione, visto che negli oltre 11.000 file relativi al caso Jeffrey Epstein rilasciati nelle ultime ore il nome del presidente compare spesso. In una email del 7 gennaio 2020, inviata dall’Assistente procuratore del distretto meridionale di New York, si legge che Trump «ha viaggiato sul jet privato di Epstein molte più volte di quanto precedentemente riportato (o di cui eravamo a conoscenza). È elencato come passeggero su almeno otto voli tra il 1993 e il 1996, inclusi almeno quattro voli su cui era presente anche Ghislaine Maxwell», la complice del finanziere morto suicida condannata a vent’anni di carcere. Il vero scandalo dei nuovi Epstein files? Tutto quello che non dicono di Trump Su uno di questi aerei Trump ed Epstein erano da soli, in un altro si trovavano insieme a una ragazza ventenne e nessun altro. Su altri due, invece, c’erano almeno due donne che potrebbero essere delle «possibili testimonianze nel caso Maxwell». Sempre nel 2020, l’Fbi avrebbe ricevuto una soffiata da una donna anonima che sosteneva di aver partecipato vent’anni prima a una festa «per prostitute» in onore di Epstein a Mar-a-Lago. La residenza di Trump in Florida è stata anche citata in giudizio nel 2021 per presentare «tutti i documenti relativi» alla vicenda Maxwell, ma sembrerebbe che i dirigenti del resort abbiano risposto di non esserne in possesso. C'è poi una lettera che Epstein aveva inviato dalla sua prigione a Larry Nassar, l’ex osteopata della nazionale statunitense di ginnastica artistica condannato a oltre 170 anni di carcere per aver stuprato almeno 256 atleti: «Caro LN, come ormai saprai ho preso la “scorciatoia” per tornare a casa. Buona fortuna! Condividiamo una cosa: il nostro amore e la nostra premura per le giovani donne, nella speranza di raggiungere il loro pieno potenziale. Anche il nostro presidente condivide il nostro amore per le giovani ragazze nubili. Quando una giovane bellezza gli passava accanto, amava palpeggiarla mentre noi ci siamo ritrovati a mangiare cibo scadente nelle mense del sistema carcerario. La vita è ingiusta». La missiva è datata 13 agosto 2019, quando Epstein era morto già da tre giorni. Trump mette pressione alla Danimarca, scontro diplomatico su una Groenlandia in bilico Ombre sulla verità Le nuove pubblicazioni (file, immagini, documenti, registrazioni sulla morte del pedofilo) non rivelano illeciti da parte di Trump. Aumentano però le voci sul suo coinvolgimento nel caso che sta scuotendo l’America. Ad alimentarle sono anche le mosse della Casa Bianca. Secondo le famiglie delle vittime, i documenti rilasciati venerdì sembravano più un taglia e cuci per oscurare le potenziali responsabilità del presidente anche se Todd Blanche, vice procuratrice generale, giustificava gli omissis con una questione di privacy «per proteggere le vittime». Una pubblicazione per di più tardiva. L’Epstein Files Transparency Act approvato al Congresso imponeva la divulgazione di tutto il materiale secretato (1 milione di file) entro venerdì 19 dicembre, ma è stato pubblicato solo in parte. Il governo sembra aver ritoccato anche la pubblicazione di lunedì, la più grande finora. Intorno alle 20 sono stati cancellati dal sito del Dipartimento di Giustizia per poi ricomparire poco prima della mezzanotte. Tsunami Epstein su Trump. E Vance cavalca l’onda Maga Nel nome del presidente Trump sembra infastidito da una vicenda che non smette di assillarlo. «Tutta questa storia con Epstein è un modo per cercare di sviare l’attenzione dall’enorme successo del Partito repubblicano», afferma. Dimenticandosi però che a promettere il rilascio dell’intera documentazione era stato lui stesso, tanto che adesso è la base Maga – ieri è tornata a spingere la sua ex alleata Marjorie Taylor Greene – a chiedere che mantenga fede alla parola data. Per Trump però è una distrazione dall’operato della sua amministrazione: «L’età dell’oro dell’economia è in pieno svolgimento», gongola citando i dati sul Pil in crescita per il terzo trimestre (+4,2 per cento). Il fantasma del suo vecchio amico però oscura i grandi annunci. «Stiamo costruendo le navi più grandi e più potenti al mondo e mi fanno domande su Epstein. Pensavo fosse finita lì». Trump si riferisce a una nuova «flotta d’oro» che porterà il nome del presidente, identificata come «classe Trump». L’annuncio lo ha dato lui stesso incensando le abilità cantieristiche e militari degli Usa. Le navi peseranno 35.000 tonnellate, il doppio di quelle più grandi attualmente in uso da Washington, che la Casa Bianca però considera antiquate. Dovrebbero lanciare missili ipersonici e da crociera con testate nucleari, e trasportare più munizioni. «Una corazzata» che secondo il tycoon permetterà agli Stati Uniti di mantenere il dominio militare. Per questo se la intesta. Trump fa squadra con Putin per infangare l’Ue, ma stiamo meglio noi degli Usa Grattacieli, resort, merchandising, cibo, abbigliamento, navi: il presidente ha ribattezzato la qualunque. La scorsa settimana ha aggiunto persino il suo nome al John F. Kennedy Center for the Performing Arts, il monumento dedicato all’ex presidente, sebbene un giudice lo abbia citato in causa per farglielo rimuovere. Anche la sala da ballo in costruzione alla Casa Bianca potrebbe chiamarsi come il suo attuale inquilino. Se fosse per Trump, il suo nome dovrebbe risuonare ovunque. Tranne che negli Epstein files.