Il presidente della Repubblica tedesco, Frank-Walter Steinmeier, non è il benvenuto in Ucraina. Rivelato dalla Bild e poi confermato dallo stesso presidente, il socialdemocratico Steinmeier avrebbe dovuto recarsi oggi nel paese in guerra con i capi di stato di Polonia, Estonia, Lituania e Lettonia per portare «un forte segno della solidarietà europea», ma il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha rifiutato la visita. 

«Ero pronto a farlo ma a quanto pare, e devo prenderne atto, non sono voluto da Kiev», ha confessato il presidente, accusato dai leader ucraini di avere stretti legami con Mosca. Un funzionario ucraino ha infatti riferito alla Bild che Kiev è consapevole «degli stretti legami di Steinmeier con la Russia. Attualmente non è il benvenuto a Kiev», ha detto.

La vicenda

L’invito era arrivato dal presidente polacco Andrzej Duda, ha spiegato Steinmeier, che ieri si trovava a Varsavia, in Polonia, dove ha preso le distanze da Mosca, sostenendo che «non ci può essere un ritorno alla normalità con la Russia sotto Putin. I crimini di guerra russi in Ucraina sono davanti agli occhi del mondo». Ha poi evidenziato la necessità di documentare e chiarire i crimini di guerra e individuare le persone politicamente responsabili. Solo il presidente Putin, secondo Steinmeier può mettere fine a «questa barbarie» ordinando «al suo esercito di fermare le armi».

Grande sostenitore del Nord Stream 2, il gasdotto che avrebbe dovuto far passare le forniture russe di gas all’Europa orientale attraverso il mar Baltico, Steinmeier ha fatto un passo indietro, ammettendo di essersi sbagliato sul conto del presidente russo: «Il mio fermo sostegno al Nord Stream 2 è stato chiaramente un errore», ha detto, aggiungendo che la sua «valutazione era che Vladimir Putin non avrebbe preso in considerazione la completa rovina economica, politica e morale del suo paese per la sua mania imperiale. Io, come altri, mi sbagliavo».

Nonostante le ripetute condanne delle azioni militari del Cremlino e di Putin, gli ucraini non hanno creduto al cambio di passo del presidente federale: «Per Steinmeier, il rapporto con la Russia era e rimane qualcosa di fondamentale, anche sacro, qualunque cosa accada, anche la guerra aggressiva non gioca un ruolo importante», ha detto l’ambasciatore ucraino a Berlino Andriy Melnyk, secondo cui «Steinmeier ha intrecciato una fitta rete di contatti con la Russia per decenni. Molti di coloro che ora governano nella coalizione sono coinvolti in questo».

Lo stesso Melnyk, intervistato dalla tv ProSieben, ha invece aperto le porta a una visita del cancelliere tedesco Scholz: «Il mio presidente e il governo sarebbero molto felici se il cancelliere Olaf Scholz visitasse Kiev», precisando però che l’incontro dovrebbe vertere sulla fornitura di armi pesanti all’Ucraina, un punto su cui Berlino si mostra ancora molto cauta.

L’ex pugile ucraino e attuale sindaco di Kiev, Vitaly Klitschko, è però intervenuto a difesa di Steinmeier, dicendo alla Bild che nonostante gli errori politici fatti dal presidente federale – che hanno danneggiato l’Ucraina – «è urgente che noi ucraini continuiamo a costruire ponti con la Germania». Klitschko ricorda che le scuse e l’ammissione per gli errori commessi da Steinmeier possono aiutare a riavvicinare i due paesi, sottolineando che Berlino «è il principale partner per gli aiuti economici, offre assistenza umanitaria, aiuta i rifugiati su vasta scala, e invia sempre più armi» e che è necessario creare un fronte unito europeo contro l’invasione russa.

La politica estera di Steinmeier

Vicecancelliere e ministro degli Esteri del governo di grande coalizione di Angela Merkel, dal 2005 al 2009 e dal 2013 al 2017, Steinmeier è stato esponente di spicco della Spd e molto vicino all’ex cancelliere socialdemocratico Gerhard Schröder. Dal 1998 è stato infatti sottosegretario di stato della Cancelleria, con la delega ai servizi di intelligence, e dal 1999 al 2005 è stato capo della Cancelleria tedesca.

Simbolo della politica estera della Spd, nei primi anni duemila il presidente federale, sulla linea di Schröder, ha coltivato stretti legami con la Russia e rapporti personali con alcuni importanti esponenti del Cremlino –  come il ministro degli esteri Sergej Lavrov – portando avanti la tradizione della Ostpolitik, la politica di normalizzazione dei rapporti con la Ddr e con gli altri paesi dell’Europa orientale. La sua politica estera, durante la cancelleria di Merkel, mirava a «costruire ponti» con Mosca. Una linea che in questi giorni i media tedeschi definiscono «errore strategico», e che ha bloccato, durante il vertice Nato di Bucarest nel 2008, la rapida accoglienza dell’Ucraina nell’alleanza atlantica, voluta fortemente dall’allora presidente americano George Bush ma fermata da Francia e Germania. 

I forti legami e la forte dipendenza tedesca dalle forniture di gas russo oggi non sono più difendibili: il governo tedesco sta cercando di invertire la rotta e avvicinarsi all’Ucraina. Scholz ha infatti stanziato 100 miliardi di euro per l’aumento della spesa militare di Berlino, ha promesso di partecipare a una fornitura di armi europea e ha accolto quasi 300mila rifugiati.

«Abbiamo fallito nella creazione di una casa comune europea in cui la Russia è inclusa. Abbiamo fallito con l’approccio di includere la Russia in un’architettura di sicurezza comune» ha ammesso Steinmeier, sottolineando però che la responsabilità della guerra è del presidente russo, «ma questo non significa che non dobbiamo riconsiderare alcuni errori che abbiamo fatto». E al suo discorso di reinsediamento, a inizio febbraio, a presidente della Repubblica tedesco ha usato parole dure contro Mosca: «Siamo nel mezzo di una minaccia di conflitto per la quale la Russia ha la piena responsabilità. E i soldati schierati sulla frontiera ucraina non possono essere fraintesi: sono una minaccia», aveva detto, sottolineando che la Germania avrebbe risposto «con fermezza» in caso di un’invasione.

La Crimea

Nel 2016, l’ex ministro degli Esteri aveva poi proposto la cosiddetta «formula Steinmeier», con l’obiettivo di sbloccare la situazione di stallo in cui versavano i negoziati per la pace in Ucraina orientale, tra Kiev e Mosca, dopo l’annessione della Crimea nel 2014. Con una versione semplificata degli accordi di Minsk, l’ex ministro proponeva elezioni nei territori in mano ai separatisti ai sensi della legislazione ucraina e sotto la supervisione dell’Osce. Un tentativo però fallito.

Anche la visita a sorpresa di Schröder – ai vertici di Rosneft e Nordstream – a Mosca per tentare una mediazione con Putin il 10 marzo, senza avvisare né il governo né i vertici dell’Spd, aveva fatto messo in imbarazzo Berlino. Le lunghe ombre che gettano esponenti di spicco sul suo partito e la sua stessa esitazione sull’invio di carri armati in Ucraina impediscono al governo di Scholz di intervenire con più forza contro l’invasione di Mosca.

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