Il miliardario russo Yvgeny Prigozhin, fondatore del gruppo paramilitare Wagner, è riuscito ancora una volta far parlare tutto il mondo di sé.

Oggi ha annunciato con un commento sul social russo Vkontakte che la Russia non solo ha interferito con le elezioni americane, ma che lo farà anche in futuro, sottintendendo un attacco alle elezioni di metà mandato, che si disputano oggi. 

«Vi risponderò in modo molto sottile, delicato e vi chiedo scusa se lo farò con una certa ambiguità – ha scritto ironicamente sul social –  Signori, abbiamo interferito, stiamo interferendo e interferiremo ancora. Delicatamente, accuratamente, chirurgicamente, a modo nostro, come sappiamo fare. Asportando allo stesso tempo sia i reni che il fegato».

A tambur battente, le agenzie di mezzo mondo, comprese quelle italiane, si sono affrettate a riprendere le sue dichiarazioni. A volte confondendo la dichiarazione di Prigozhin, un privato cittadino per quanto inserito nella cerchia del presidente Putin, con una dichiarazione ufficiale del governo.

La strategia di Prigozhin

Il messaggio di Prigozhin è una notizia, questo è certo. Piccolo criminale originario di San Pietroburgo, come Putin, Prigozhin si è arricchito nel caso seguito alla caduta dell’Unione sovietica (il servizio di catering con cui ha rifornito di vodka e caviale a numerosi eventi presidenziali gli è valso il soprannome di “chef di Putin”) e negli anni è diventato uno dei principali referenti per gli affari nei quali il regime non si vuole immischiare direttamente.

Fino a poche settimane fa non si era mai esposto personalmente sulle sue imprese più controverse, come la fondazione della Wagner, un gruppo paramilitare oggi impiegato in Ucraina con risultati in realtà  non proprio brillanti, e denunciando i giornalisti che suggerivano il contrario.

Ma con la guerra in Ucraina le cose sono cambiate. La successione di pessime figure accumulate dai vertici militari ha spinto Prigozhin ad adottare un profilo sempre più pubblico e arrivando a chiedere le dimissioni di pesi massimi della politica nazionale, come il ministro della Difesa Sergei Shoigu. 

«È abbastanza ovvio che Prigozhin ha trovato un momento opportuno per espandere il suo profilo politico – ha scritto poche settimane fa Candace Rondeaux, una ricercatrice presso la New America Foundation di Washington – È un’opportunista e oggi è arrivato al picco del suo potere politico e della sua influenza».

In questa battaglia, Prigozhin oggi ha messo a segno un nuovo colpo. Essere presentato sui giornali di tutto l’occidente come lo spauracchio delle elezioni di metà mandato degli Stati Uniti si tramuta in preziosi crediti da spendere agli occhi del tiranno. 

Giochi di ombre

Ma come spesso accade nell’opaco regime che governa Cremlino, potere e successo sono giochi dove ciò che appare è più importante di ciò che è reale. 

L’impressione di esercitare un’oscura influenza sul destino politico della più ricca e potente nazione del mondo è utile anche più di possedere davvero quel potere. E questo spiega perché Prigozhin abbia scelto questo momento e queste modalità per pubblicare il suo messaggio: un concentrato di  sbruffoneria pensato appositamente per suscitare una reazione. In altre parole, una trollata.

Questo non significa che Prigozhin non abbia davvero avuto a che fare con le elezioni americane. Ma questa non è una notizia.

I rapporti della comunità dell’intelligence americana e il lavoro di dozzine di giornalisti investigativi, molti dei quali russi, hanno già rivelato che Prigozhin è il principale finanziatore di un’entità chiamata “Internet reasarch agency”, una società basata a San Pietroburgo che negli anni ha pagato alcune centinaia di persone per pubblicare sui social contenuti compromettenti, divisivi e vere e proprie bufale, in particolare nel corso della campagna elettorale americana del 2016.

Un “fattoria di troll”, come l’hanno chiamata gli specialisti dell’intelligence americana. È probabilmente a questa operazione di inquinamento del dibattito online che si riferisce Prigozhin nel suo commento.

Per usare un’espressione che piacerebbe allo chef di Putin, però, questa è la “bassa cucina” delle interferenze russe. Sempre secondo i rapporti della comunità dell’intelligence americana, gli attacchi più seri, quelli che hanno portato alla pubblicazione delle mail del Partito democratico e quelle del consigliere di Hillary Clinton John Podesta, sono state ottenute dagli hacker del Gru, i servizi segreti del regime.

Che sono alleati di Prigozhin nello scontro che lo vede opposto ai militari, ma che, almeno per il momento, operano su un altro livello.

In concreto, la fattoria di troll ho prodotto un raccolto modesto. Secondo alcuni studi, gli effetti sull’opinione pubblica statunitense non sono stati rilevanti. I commenti incendiari dei blogger di Prigozhin sono stati letti e diffusi da utenti già predisposti ad accogliere i loro messaggi e hanno risuonato soprattutto nelle loro camere dell’eco già radicalizzate.

La priorità dei troll «sembrava essere segnare dei punti agli dei loro capi e e dei loro finanziatori, piuttosto che influenzare il voto reale negli Stati Uniti», ha scritto il giornalista Joshua Yaffa in un lungo e documentato articolo pubblicato dal New Yorker.

Alcuni blogger russi che hanno consultato i documenti sottratti alla società di Prigozhin da un gruppo di hacker, sono giunti alla conclusione che l’operazione era soprattutto un modo di rubare soldi al Cremlino

Ma tutto questo, nel grande gioco di ombre, è poco rilevante. Per i media occidentali, Prigozhin è il grande manovratore delle elezioni americane e, che sia vero o no, questo non farà altro che contribuire alla sua scalata nella cerchia di Putin.

© Riproduzione riservata