Il premier costruisce il consenso in vista delle elezioni sul piano per i vaccini, prendendosi anche meriti non suoi. Ma i palestinesi dei territori occupati rischiano di riceverlo molto più tardi: non è chiaro chi debba occuparsi della fornitura e se nei prossimi giorni ci sarà un accordo con l’Autorità palestinese
- Se la campagna vaccinale sta andando infatti a gonfie vele è infatti soprattutto grazie alle caratteristiche del paese e al sistema sanitario israeliano: la popolazione e l’estensione geografica sono relativamente limitate, dieci milioni di abitanti in uno spazio grande quanto l’Emilia-Romagna in cui il percorso più lungo da coprire per lo spostamento dei vaccini da Tel Aviv ai luoghi di somministrazione è di un’ora e mezza.
- In un paese dove si registrano 8mila nuovi casi al giorno, in proporzione più del doppio di quelli contati quotidianamente in Italia, riuscire a raggiungere un calo dei contagi a metà marzo, dopo l’ennesimo lockdown che dovrebbe entrare in vigore nei prossimi giorni, potrebbe fare la differenza alle elezioni.
- Resta però irrisolta la gestione della fornitura dei vaccini ai palestinesi della striscia di Gaza e in Cisgiordania. Secondo le norme internazionali, Israele, in quanto paese occupante, sarebbe responsabile della vaccinazione degli abitanti di quei territori, ma per il momento la campagna non li ha ancora raggiunti.