Mondo

Prima gli israeliani nella campagna vaccinale di Netanyahu per il voto

Israeli Prime Minister Benjamin Netanyahu receives a coronavirus vaccine at Sheba Medical Center in Ramat Gan, Israel on Saturday, Dec. 19, 2020. (Amir Cohen/Pool via AP)
Israeli Prime Minister Benjamin Netanyahu receives a coronavirus vaccine at Sheba Medical Center in Ramat Gan, Israel on Saturday, Dec. 19, 2020. (Amir Cohen/Pool via AP)

Il premier costruisce il consenso in vista delle elezioni sul piano per i vaccini, prendendosi anche meriti non suoi. Ma i palestinesi dei territori occupati rischiano di riceverlo molto più tardi: non è chiaro chi debba occuparsi della fornitura e se nei prossimi giorni ci sarà un accordo con l’Autorità palestinese

 

  • Se la campagna vaccinale sta andando infatti a gonfie vele è infatti soprattutto grazie alle caratteristiche del paese e al sistema sanitario israeliano: la popolazione e l’estensione geografica sono relativamente limitate, dieci milioni di abitanti in uno spazio grande quanto l’Emilia-Romagna in cui il percorso più lungo da coprire per lo spostamento dei vaccini da Tel Aviv ai luoghi di somministrazione è di un’ora e mezza.
  • In un paese dove si registrano 8mila nuovi casi al giorno, in proporzione più del doppio di quelli contati quotidianamente in Italia, riuscire a raggiungere un calo dei contagi a metà marzo, dopo l’ennesimo lockdown che dovrebbe entrare in vigore nei prossimi giorni, potrebbe fare la differenza alle elezioni.
  • Resta però irrisolta la gestione della fornitura dei vaccini ai palestinesi della striscia di Gaza e in Cisgiordania. Secondo le norme internazionali, Israele, in quanto paese occupante, sarebbe responsabile della vaccinazione degli abitanti di quei territori, ma per il momento la campagna non li ha ancora raggiunti.

Per continuare a leggere questo articolo