Da quando la Russia ha iniziato la sua invasione totale dell’Ucraina il 24 febbraio, i media e i social network hanno vibrato di polemiche sugli obiettivi di guerra dichiarati dai leader dell’Ue. Ma a combattere questa guerra non sono né l’Unione europea né i suoi stati membri, il che significa che avranno poca voce in capitolo sul suo esito.

Pur riconoscendo che spetta solo all’Ucraina decidere come e quando condurre un negoziato con la Russia, la maggior parte dei leader dell’Ue potrebbe non essere soddisfatta o trovarsi in disaccordo sull’eventuale esito. Quattro problemi potrebbero rivelarsi particolarmente divisivi.

Vittoria ucraina

Questo problema è al centro delle attuali discussioni tra i leader europei. Alcuni tra loro sono per il sostegno incondizionato all’Ucraina fino a quando non otterrà una vittoria completa sulla Russia, pur senza definire necessariamente come sarebbe una vittoria.

Altri temono che una Russia vendicativa intensificherà il conflitto usando mezzi non convenzionali, tra cui le armi nucleari, se non sarà in grado di raggiungere i suoi obiettivi con le armi convenzionali. La vittoria dell’Ucraina sarebbe il risultato migliore per i leader europei, ma in tanti sono consapevoli che è improbabile che la Russia accetti la sconfitta. Trovare un equilibrio tra questo scenario ottimale, moralmente corretto, e una minaccia esistenziale, è una delle sfide chiave che i leader europei devono ora affrontare.

Situazione di stallo

Da quando l’esercito russo ha concentrato il suo sforzo sul Donbass, il conflitto è entrato in una nuova fase che probabilmente porterà a una lunga guerra di logoramento. A un certo punto, stremate dallo sforzo bellico, entrambe le parti potrebbero concordare un cessate il fuoco senza porre veramente fine al conflitto.

Questa soluzione potrebbe accompagnarsi a un negoziato con un accordo simile all’accordo di Minsk – sebbene con una linea di contatto molto più lunga e questioni politiche molto più impegnative da discutere – o una semplice pausa nei combattimenti che potrebbero riprendere in qualsiasi momento. Per l’Ue le due eventualità sarebbero sostanzialmente la stessa cosa: l’Europa sarebbe instabile, mentre gli stati membri sarebbero divisi sui loro potenziali impegni in materia di sicurezza nei confronti dell’Ucraina e sull’eventuale impegno con la Russia.

Concessioni per la pace

Questa idea ha indignato molti europei negli ultimi mesi. Le reazioni al recente discorso di Henry Kissinger al World Economic Forum di Davos – in cui Kissinger ha suggerito di permettere alla Russia di annettere parte del suo territorio – illustrano la delicatezza della questione.

Un recente sondaggio dell’Istituto internazionale di sociologia di Kiev ha mostrato che oltre l’80 per cento degli ucraini rifiuta l’idea di fare concessioni territoriali in cambio della pace. Eppure potrebbe giungere il momento in cui, per evitare ulteriori vittime e distruzione, gli ucraini saranno costretti ad accettare un accordo che includa alcune concessioni.

Allo stesso modo è molto improbabile che la Russia restituisca i territori che ha conquistato, a meno che non sia costretta da un esercito ucraino più potente. In questo scenario il dibattito tra gli europei si farebbe ancora più pressante e divisivo: se il governo ucraino firmasse un accordo di cessione di territori alla Russia, l’Ue dovrebbe sicuramente accettarlo e andare avanti?

Diversi stati membri, compresi quelli attualmente sospettati di cercare di compiacere la Russia, rifiuterebbero un accordo che premia l’uso della forza con guadagni territoriali. Questo tipo di accordo creerebbe un pericoloso precedente per l’ordine internazionale basato su regole. E porrebbe fine a ogni speranza di ripristinare un regime di non proliferazione nucleare funzionante, poiché sarebbe chiaro che le armi nucleari sono la migliore garanzia di integrità territoriale.

L’ordine post conflitto

Questo problema continuerà a dividere gli europei indipendentemente dall’esito della guerra. La maggior parte degli stati membri vuole mostrarsi unita nel condannare l’aggressione della Russia e nel sostenere l’Ucraina, ma potrebbe avere una posizione più sfumata nel ripensare l’ordine di sicurezza europeo a lungo termine.

Alcuni vorrebbero pensare l’ordine esclusivamente attorno alla deterrenza nei confronti della Russia, mentre altri credono che la stabilità strategica in Europa richiederà che la Russia sia compresa attraverso una qualche forma di impegni vincolanti.

Il dibattito in corso non è incentrato sulla possibilità di negoziare con Mosca sulla questione in questo frangente, poiché tutti gli stati membri concordano che sarebbe impossibile. Il dibattito verte invece sull’eventualità di mantenere lo spazio per tale discussione quando sarà il momento, o di costruire capacità militari abbastanza forti da negare la minaccia dell’azione militare russa.

Naturalmente, tutti questi problemi coinvolgono politiche che sembrano moralmente corrette e politiche che non sembrano tali. Ma le une non dovrebbero scartare le altre su base emotiva soltanto, poiché possono fornire soluzioni a problemi a lungo termine.

Oggi, sostenere l’Ucraina è moralmente corretto e nel migliore interesse dell’Ue e dei suoi stati membri, poiché ciò dovrebbe contribuire a creare un equilibrio di forze favorevole, portare a un accordo che preservi la sovranità e l’integrità territoriale del paese e proteggere la sicurezza europea.

Gli europei però dovrebbero anche riflettere sui loro obiettivi a lungo termine e sulla definizione che danno di vittoria, dal momento in cui non è certo se saranno così uniti in una fase successiva o saranno in grado di dare forma a un accordo futuro. Sarà una discussione difficile e gli europei devono iniziarla ora, se non vogliono andare incontro a delusioni.  

Traduzione a cura di Monica Fava.

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