Dopo quasi sei anni, mercoledì 8 settembre è iniziato il processo per gli attentati terroristici che insanguinarono Parigi la notte del 13 novembre 2015. Sono 20 le persone chiamate a rispondere degli attacchi al Bataclan, allo Stade de France e in alcuni locali, che hanno provocato 130 morti e oltre 300 feriti. Il principale imputato è Salah Abdeslam, che mercoledì ha preso la parola definendosi «un combattente dello Stato islamico» e lamentando di essere stato trattato come «un cane» durante la reclusione». 

L’apertura del procedimento 

«Non c’è altra divinità al di fuori di Allah»: sono state queste le prime parole pronunciate principale accusato, Salah Abdeslam, quando gli è stato chiesto di identificarsi davanti alla corte. 

Quello iniziato mercoledì è un procedimento «storico, fuori dal comune», ha sottolineato Jean-Louis Périès, presidente della corte d’assise. «Ma ciò che è importante è il rispetto della norma, insieme al rispetto di tutti, a cominciare dal rispetto dei diritti della difesa», ha aggiunto il magistrato prima di dichiarare aperto il processo.

Nella prima giornata si sta procedendo all’appello di quanti chiedono di costituirsi parte civile. Secondo quanto riportato da Le Figaro, uno dei tre procuratori, Nicolas Barconnay, ha detto che sarà importante in questi giorni per condurre un «dibattito sereno» sarà importante stabilire se alcune entità, come il teatro Bataclan, potranno costituirsi come parte civile. L’avvocato del Bataclan ha reagito dicendo: «Sollevare la questione dello status del Bataclan nel contesto del processo per gli attentati mi sembra politicamente disastroso».

La seduta si è interrotta nel pomeriggio perché uno degli imputati, il 39enne Farid Kharkhach, è crollato a causa di un malore. Quando l’udienza è ripresa Salah Abdeslam ha ripreso la parola, dicendo di essere stato trattato «come un cane» negli ultimi sei anni in prigione. 

Un processo senza precedenti

Definito «il più grande processo criminale della storia francese moderna», il procedimento vede 20 imputati, 300 testimoni e oltre 1.800 persone che si sono costituite parte civile. L’indagine, durata quasi sei anni, ha interessato 19 paesi diversi: l’obiettivo, come riporta la Bbc, non è solo quello di accertare la colpevolezza degli imputati, ma anche di ricostruire l’origine e la pianificazione degli attacchi.

La preparazione logistica del processo, che sarà blindatissimo visto l’alto rischio di attentati, ha occupato due anni. Un’ala del Palais de Justice è stata ristrutturata: per ospitare testimoni e vittime con i loro avvocati è stata costruita una sala provvisoria dalla capienza di 550 persone. L’intero procedimento sarà registrato, ma non trasmesso fuori dal tribunale. In Francia è vietato registrare video all’interno delle aule di tribunale, ma esistono delle eccezioni per casi considerati di particolare valore storico: sono stati registrati processi a gerarchi nazisti o a figure coinvolte nel genocidio dei Tutsi in Rwanda, come anche il processo per la strage di Charlie Hebdo, che si è tenuto nel 2020. Ai familiari delle vittime non presenti in tribunale sarà data la possibilità di seguire le udienze attraverso uno streaming radio, trasmesso con un ritardo di 30 minuti. 

L’accusa è presentata da tre pubblici ministeri della procura nazionale anti-terrorismo (Pnat): un ufficio creato nel 2019, che ha sottratto la competenza dei casi di terrorismo dalla divisione speciale del tribunale di Parigi che se ne occupava dagli anni Ottanta. Con l’aumento del numero dei casi di terrorismo a partire dal 2012, il ministro della Giustizia ha annunciato nel 2017 la creazione della procura anti-terrorismo, che è entrata in funzione due anni dopo, ereditando oltre 670 casi dalla divisione parigina. 

Il ruolo di Abdeslam

Ad essere accusato di omicidio è solo Salah Abdeslam. Il 31enne franco-marocchino , arrestato nel quartiere di Monlenbeek a Bruxelles, il 18 marzo 2016, è l’unico sopravvissuto dei dieci membri del commando del 13 novembre. Abdeslam, un amico d’infanzia del leader della cellula Isis responsabile degli attacchi, Abdelhamid Abaaoud, avrebbe accompagnato in macchina gli attentatori che si sono fatti saltare in aria allo Stade de France, prima di abbandonare la vettura e la cintura di esplosivo e fuggire in Belgio.  

Gli altri imputati 

Degli altri 19 imputati, solo 13 saranno presenti al processo. Degli altri sei, cinque sono ufficiali dell’Isis che si presume siano stati uccisi da droni statunitensi fra Iraq e Siria: sono i fratelli Jean Michel e Fabien Clain, Obeida Aref Dibo, Ahmad Alkhad e Oussama Atar. Uno di loro invece, Ahmed Dhamani, è in carcere in Turchia. 

Fra gli altri imputati, Mohamed Abrini, Mohamed Bakkali, Abdellah Chouaa, Ali El Haddad Asufi e Farid Kharkhach sono sospettati di aver contribuito a pianificare gli attacchi. Mentre, secondo l’accusa, Mohammed Amri, Hamza Attou, Yassine Atar, Sofien Ayari e Osama Krayem avrebbero aiutato Abdeslam durante la sua fuga da Parigi a Bruxelles. Adel Haddadi e Muhammad Usman, invece, per gli inquirenti avrebbero voluto partecipare agli attacchi. Alcuni di loro, come Mohamed Abrini e Osama Krayem, sono legati agli organizzatori degli attentati di Bruxelles, nel marzo 2016. 

Le zone d’ombra 

Il ruolo esatto di Abdeslam è una delle questioni che dovrà essere chiarita durante il processo: l’uomo, che sarà più volte chiamato a testimoniare, ha raccontato che la notte del 13 novembre si sarebbe dovuto far esplodere insieme agli altri tre allo Stade de France e di aver invece abbandonato macchina ed esplosivi in un luogo casuale. Ma nel comunicato di rivendicazione degli attacchi pubblicato da Isis, fra gli obiettivi colpiti compariva anche la fermata della metro nel XVIII arrondissement vicino alla quale è stata ritrovata la vettura. L’ipotesi degli inquirenti è che il gruppo avesse programmato di colpire anche la metropolitana, ma che la cintura esplosiva difettosa di Abdeslam non avesse funzionato. 

Anche sul ruolo di Abdelhamid Abaaoud, leader della cellula, ucciso tre giorni dopo gli attacchi nel raid a Saint Denis, ci sono ancora delle incertezze. Abaaoud era l’unico membro del commando a non essere dotato di cintura esplosiva e si pensa che potesse avere in programma di colpire altri obiettivi, come l’aeroporto di Schipol ad Amsterdam. 

Il calendario

La durata prevista del processo è di nove mesi, con oltre 145 giorni di udienze. Da ottobre saranno chiamati a testimoniare i sopravvissuti agli attacchi e i familiari delle vittime, mentre novembre e dicembre saranno dedicati alle testimonianze di funzionari statali, fra cui l’ex presidente François Hollande. Dall’inizio del 2022 saranno sentiti i 14 imputati presenti. 

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