Le proteste dei contadini indiani hanno attirato le attenzioni della cantante pop americana, Rihanna. Condividendo un articolo della Cnn sulle manifestazione, la star della musica si è infatti chiesta: «Perché non parliamo di questo?»

La presa di posizione di Rihanna è stata sostenuta a stretto giro da Meena Harris, la nipote della vicepresidente americana, Kamala e dall’ambientalista e leader dei Fridays for Future, Greta Thunberg che ha twittato: «Siamo solidali con l’India».

Le prese di posizioni delle celebrità sono state mal digerite dal governo indiano che ha accusato alcuni «stranieri» di essere in cerca di «sensazionalismi». Secondo il ministero degli Esteri di Nuova Dehli, la «ricerca di notorietà tramite hastag non è né utile all’informazione, né responsabile». Non è la prima volta che le proteste dei contadini causano tensioni tra l’India e altri paesi.

A dicembre il presidente canadese, Justin Trudeau, aveva detto che il suo paese «avrebbe sempre difeso il diritto di chi protesta pacificamente» riferendosi alla repressione della polizia indiana. Dopo le parole di Trudeau, il Canada era stato teatro anche di diverse manifestazioni a favore degli agricoltori.  Anche in questo caso il governo indiano era intervenuto invitando i canadesi a «badare agli affari propri». 

Perché i contadini protestano?

Da settembre decine di migliaia di contadini indiani protestano contro tre nuove leggi approvate dal governo del premier, Narendra Modi, che mira a liberalizzare il mercato agricolo del paese. Secondo i manifestanti, le nuove norme rappresenterebbero la fine delle proprie tutele e il dominio incontrastato delle multinazionali. L’esecutivo ha finora difeso le misure ritenute utili per «svecchiare il mercato» e rendere più efficiente il sistema di produzione.

I contadini si sono radunati nella capitale Nuova Dehli a partire da novembre e il 26 gennaio, giorno della Repubblica, hanno assaltato il Forte rosso, edificio simbolo del paese. Per cercare di placare le proteste, il governo ha prima proposto di sospendere l’implementazione delle leggi per i prossimi 18 mesi, poi, dopo il “no” dei manifestanti, ha deciso il blocco temporaneo di internet nelle aree dove sono avvenuti i cortei.

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