Venerdì 9 maggio Vladimir Putin sarà sulla Piazza Rossa di Mosca per assistere alla parata militare in occasione dell’80esimo anniversario della vittoria sul nazismo circondato da generali e dignitari stranieri. Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, la sua sfilata invece l’ha già fatta e con uno stile tutto volto a sottolineare la sua distanza dal leader del Cremlino.

Accompagnato da un pugno di agenti di sicurezza, Zelensky ha percorso a piedi Khreshchatyk, la via principale della capitale Kiev, fermandosi di tanto in tanto per concedere un selfie ai passanti. In una diretta dal suo smartphone, Zelensky ha ricordato gli «8 milioni di ucraini morti per sconfiggere il nazismo» e ha detto che oggi il mondo si trova di nuovo di fronte a una situazione simile. «È impossibile placare il male. Deve essere combattuto. Tutti insieme».

Prospettive diverse

Prospettive diverse per comunicare messaggi differenti. Putin, leader di una nazione ormai vittoriosa che aspetta solo che gli avversari gli riconoscano il trionfo ottenuto; Zelensky, guida di un popolo che continua coraggiosamente a resistere a un nemico superiore.

Ma la battaglia degli ucraini non si limita ai simboli. Negli ultimi giorni Kiev ha attaccato su tutta la linea con lo scopo, non secondario, di mettere in imbarazzo Putin proprio nel giorno della celebrazione più importante del suo regime. Sul fronte diplomatico, Zelensky ha ottenuto il plauso di Trump per la ratifica parlamentare del famoso accordo minerario, votata giovedì dal Parlamento ucraino.

«Lo abbiamo apprezzato molto», ha commentato Trump, che successivamente ha personalmente telefonato a Zelensky. Nel frattempo, i sondaggi rasserenano il presidente ucraino, che temeva la reazione dei suoi concittadini di fronte a quella che molti hanno accusato di essere un’estorsione: più della metà degli intervistati considera la firma del documento un successo per Kiev.

Nelle stesse ore, delegati ucraini hanno incontrato online gli emissari americani, Keith Kellog e Steve Witkoff, quelli francesi, britannici e tedeschi per una conversazione sulla proposta di cessate il fuoco da 30 giorni che la Russia continua a rifiutare.

Poche ore dopo è arrivato l’attacco contro il cessate il fuoco unilaterale di tre giorni proclamato da Mosca: una «farsa», secondo il ministro degli Esteri ucraino, Andriy Sybiga, con lo stato maggiore ucraino che ha riferito di combattimenti lungo tutto il fronte, con 65 scontri soltanto nel settore di Pokrovsk, l'area più calda di tutto il fronte del Donbass – dopo alcuni allarmi notturni, però, la capitale Kiev e il resto delle retrovie ucraine sono rimasti tranquilli. Insomma, diplomaticamente, per Kiev è stata una delle migliori giornate da tempo.

Dal canto loro, i russi denunciano che ad attaccare sono gli ucraini. In effetti, dalla scorsa domenica, le truppe di Kiev hanno lanciato una nuova incursione in territorio russo, penetrando per alcuni chilometri nella regione di Kursk. Per il momento, gli ucraini non commentano ufficialmente l’incursione, che appare limitata. Ma la scelta dei giorni in cui lanciarla non sembra essere dettata dal caso.

La virata di Washington

A Mosca, intanto, Putin ha tutto l’interesse a mostrarsi un leader magnanimo e prudente mentre accoglie le delegazioni di 29 paesi venute a partecipare alla parata, tra i quali molti sono meno che entusiasti per la sua “Operazione militare speciale”, il brasiliano Lula in particolare.

Cautele aggiuntive vengono imposte dalla crescente frustrazione dell’amministrazione Trump nei confronti di Mosca per gli scarsi progressi nelle trattative di pace, con il vicepresidente JD Vance che ha accusato il Cremlino di «chiedere troppo» per mettere fine alla guerra. Ma il risultato principale per Putin rimane l’abbraccio con il presidente cinese, Xi Jinping, che ha incontrato giovedì a Mosca (il colloqui è durato ben sette ore, annuncia entusiasta la Tass) e che venerdì sarà al suo fianco durante la parata. «Le relazioni con la Cina hanno raggiunto il livello più alto nella storia», ha detto dopo l’incontro.

Più sobrio Xi, che ha parlato di colloqui «amichevoli, proficui e approfonditi» e di unità nel fronteggiare «unilateralismo e bullismo» portati avanti da «potenti forze nella comunità internazionale», un evidente riferimento alle tariffe commerciali imposte dagli Stati Uniti alla Cina. Il messaggio che i due leader vogliono dare è chiaro: il tentativo americano di separare la Russia dalla Cina, usando l’Ucraina come moneta di scambio, non sta andando da nessuna parte.

Putin può felicitarsi per un’altra piccola vittoria. I leader europei di Slovacchia e Serbia, la cui partecipazione era rimasta in forse fino all’ultimo minuto, saranno venerdì sulla Piazza Rossa. Il serbo Alexander Vucic e lo slovacco Robert Fico hanno deciso di sfidare le minacce arrivate dalla Commissione europee e di portare comunque i loro omaggi al leader russo. Fico con qualche problema in più: i paesi baltici gli hanno proibito di sorvolare il loro territorio, causandogli un ritardo nell'arrivo a Mosca che gli ha fatto perdere diversi appuntamenti istituzionali.

Dal punto di vista delle cerimonie militari, invece, non si attendono grandi sorprese dalla parata. Per la terza volta, dopo 2015 e 2020, sfilerà una guardia d’onore delle forze armate cinesi. Per il resto, ci si attende la partecipazione di più di 9mila soldati e di una sessantina di mezzi militari: numeri minimi per non ripetere l’umiliazione del 2023, quando nel mezzo delle preoccupazioni per l’imminente controffensiva ucraina estiva, sulla Piazza Rossa sfilò il numero di soldati più basso di sempre: meno di 8mila con un solo carro armato.

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