Putin è un macellaio, ma celebra Gandhi. «I suoi valori sono gli stessi della Russia»

Per il presidente russo, Vladimir Putin, il Mahatma Gandhi sosteneva «esattamente i principi e i valori che Russia e India stanno difendendo insieme sulla scena internazionale oggi». Vale a dire «un mondo libero da diktat ed egemonia, fondato sui principi di uguaglianza, rispetto reciproco e cooperazione tra le nazioni». Parole pronunciate mentre, insieme al premier indiano Narendra Modi, visitava il Raj Ghat, il grande monumento al leader indipendentista indiano. Putin manda messaggi a Trump e Zelensky: «Ucraina via dal Donbass o ce lo prenderemo» Asse Mosca–Delhi Putin era stato accolto giovedì con tutti gli onori da Modi, che, violando il protocollo previsto, si è recato personalmente ad accoglierlo in aeroporto. Putin ha ricambiato quando, immerso nel fitto smog della capitale più inquinata al mondo, ha annunciato «ininterrotte forniture di carburante per l’India». Una sfida agli Stati Uniti di Donald Trump, che all’India hanno imposto tariffe senza precedenti proprio per punire Nuova Delhi per gli acquisti di petrolio russo, con cui Mosca finanzia anche la sua macchina bellica in Ucraina, ma anche a tutta l’alleanza che contrasta la Russia: Mosca, vuole dimostrare Putin, non è isolata. L’altra grande idea per cui Gandhi era famoso, la sua radicale non violenza, non è invece stata menzionata mentre Putin e Modi riaffermavano le relazioni tra i due Paesi che, oltre che sugli acquisti di petrolio russo, vertono essenzialmente sulla vendita di armi. Modi e lo stato maggiore delle forze armate indiane hanno una lunga lista di desideri, che va dai nuovi sistemi antiaerei S-400 ai caccia Su-57. Ma su questo fronte non è arrivato nessun grande annuncio. Per quanto Modi non abbia intenzione di abbandonare l’alleato Putin, non è nemmeno disposto a rischiare una rottura totale con Trump, che oltre alle tariffe ha iniziato anche a prendere di mira i suoi connazionali negli Stati Uniti. Forse anche per questo, nella dichiarazione congiunta dei due leader che ha concluso la visita, la guerra in Ucraina non era citata. L’infinita tangentopoli russa. Ma gli arresti rafforzano Putin Piatto vuoto in Cina A qualche migliaio di chilometri di distanza si è conclusa la visita in Cina del presidente francese, Emmanuel Macron. Anche Macron ha ricevuto un’accoglienza speciale, con il presidente Xi Jinping che lo ha accompagnato in un viaggio nella regione sudoccidentale di Chengdu, un onore raramente concesso a leader stranieri. Ma, secondo i principali analisti, il viaggio non ha prodotto i risultati che Macron sperava. Sull’Ucraina, Xi si è limitato a dire che Pechino «sostiene tutti gli sforzi per la pace e auspica che tutte le parti possano raggiungere un accordo di pace equo, duraturo e vincolante, accettato da tutte le parti coinvolte attraverso il dialogo e la negoziazione». Come Modi, anche Xi è limitato nelle concessioni che può offrire. In economia deve bilanciare le trattative commerciali con gli Stati Uniti con l’aumento dei legami commerciali con l’Unione europea, mentre per quanto riguarda l’Ucraina, Pechino ha dimostrato che al momento non ha interesse a fare pressioni sulla Russia affinché adotti un atteggiamento più accomodante. Mentre i leader si muovono nei corridoi della diplomazia internazionale, le trattative sull’Ucraina languono. Dopo gli incontri frenetici delle ultime settimane, i negoziati si sono bloccati sulla questione dei territori, con Mosca che chiede il ritiro completo degli ucraini dal Donbass e Kiev che rifiuta di abbandonare territori che la Russia non è riuscita a occupare militarmente. Le mani di Xi su Taiwan, il tycoon non vuole far arrabbiare la Cina Negoziati silenziosi Ieri, a Miami, i delegati ucraini Rustem Umerov e Andrii Gnatov hanno incontrato per una seconda volta Steve Witkoff, il negoziatore americano al centro delle fughe di notizie delle ultime settimane. Non sono stati diffusi comunicati sull’incontro, ma secondo i diplomatici i negoziati migliori sono quelli che avvengono in silenzio. Non è stato in silenzio, invece, il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, che ieri ha ringraziato Trump e sua moglie, Melania, per il rimpatrio di sette bambini ucraini che si trovavano in Russia. «Ringraziamo il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, e la first lady, Melania Trump, per la costante attenzione a questa importante questione». Si tratta del secondo rimpatrio di minori dalla Russia all’Ucraina ottenuto grazie all’intermediazione di Melania. A proposito di bambini deportati dall’Ucraina alla Russia, il procuratore della Corte penale internazionale, Nazhat Shameem Khan, ha detto che il mandato di arresto per Putin, spiccato anche per via della deportazione dei bambini ucraini, non decadrà neanche se i negoziati di pace dessero esito positivo: «Se abbiamo un'indagine in corso, seguiamo le nostre norme. Perché la pace sia duratura e sostenibile, deve esserci la possibilità di attribuire le responsabilità». Nato, avviso alla Russia: «Putin non cambia idea? Manderemo altre armi»