Putin manda messaggi a Trump e Zelensky: «Ucraina via dal Donbass o ce lo prenderemo»

«O gli ucraini si ritirano dal Donbass oppure lo libereremo con la forza». Il presidente russo, Vladimir Putin, ha ribadito in un’intervista a India Today la sua richiesta principale per mettere fine all’invasione dell’Ucraina. Mentre le truppe russe e quelle ucraine continuano a combattere intorno a Pokrovsk, città chiave del Donbass, Putin è arrivato a Nuova Delhi per rinsaldare la «collaudata amicizia» tra i due paesi, come l’ha definita il primo ministro indiano, Narendra Modi. Macron chiede aiuto a Xi e attacca gli Stati Uniti: «Pronti a tradire Kiev» L’amico indiano Dietro all’incontro tra i due leader ci sono importanti accordi sulla difesa, con gli indiani interessati all’acquisto del sistema antiaereo russo S-400 e a ottenere in affitto dalla Russia un sottomarino a propulsione nucleare. Questioni chiave per il futuro dell’Ucraina, visto che da quando sono entrate in vigore le sanzioni, l’India è uno dei principali partner commerciali di Mosca. Nell’intervista che ha preceduto l’incontro, Putin ha liquidato con una battuta le domande sugli acquisti di petrolio russo da parte di Nuova Delhi, che sarebbero diminuiti in seguito alle nuove sanzioni imposte dagli Stati Uniti. «Il livello del nostro commercio è rimasto sostanzialmente stabile», ha detto Putin. Sanzioni contro le società petrolifere russe Rosneft e Lukoil che il dipartimento di Stato ha appena indebolito. Infatti è stato annunciato che ai distributori Lukoil situati fuori dalla Russia sarà consentito di continuare a operare per non penalizzare clienti e fornitori, a patto che i profitti non vengano trasferiti in Russia. Putin lancia poi una frecciata alla Nato: «Una minaccia sia per l’Europa che per la Russia», in quanto «agisce come un’alleanza militare contro di noi» e ribadisce che «l’Ucraina dovrebbe rimanere neutrale». In questa fase di difficili negoziati, è stata immancabile anche la consueta strizzata d’occhio al presidente americano, Donald Trump, e ai suoi sforzi diplomatici sul conflitto in Ucraina: «Riuscire a raggiungere un consenso tra le parti in conflitto non è un’impresa facile, ma il presidente Trump sta davvero cercando sinceramente di riuscirci, ne sono certo». Resta però «prematuro» parlare di «intesa raggiunta» con gli Stati Uniti: farlo rischierebbe di pregiudicare gli accordi, ha continuato Putin. Nato, avviso alla Russia: «Putin non cambia idea? Manderemo altre armi» Lo stato dei negoziati In sostanza, però, secondo il presidente russo, le posizioni di Russia e Stati Uniti restano lontane, per non parlare di quelle ucraine. A Miami, i delegati di Kiev si sono incontrati con gli inviati americani, Steve Witkoff e Jared Kushner, appena tornati dal vertice con Putin a Mosca, durato cinque ore. Nessuna grossa novità è attesa dal loro incontro: fonti diplomatiche hanno fatto sapere che si tratterà solo di un «briefing», un aggiornamento sulle discussioni avvenute a Mosca. La principale questione irrisolta, e che non sembrerà essere risolta nel prossimo futuro, rimane il ritiro delle truppe ucraine dai circa 5 mila chilometri quadrati di Donbass che continuano a difendere, condizione essenziale per Mosca e inaccettabile per Kiev, mentre la proposta americana — assegnare l’area alla Russia ma mantenerla demilitarizzata — è stata respinta da entrambe le parti. Altri punti aperti sono la neutralità dell’Ucraina, le garanzie di sicurezza per scongiurare future aggressioni e la dimensione delle forze armate di Kiev nel dopoguerra. Ma, nonostante le difficoltà, tra i diplomatici continua a diffondersi un cauto ottimismo che non si era visto spesso nei precedenti negoziati. «È vero che ci stiamo muovendo in cerchio – ha detto un diplomatico ucraino – ma a ogni giro ci alziamo un po’. Come una spirale che sale verso l’alto». La strategia dei due presidenti: indebolire Kiev e accerchiare l’Ue Limitare il conflitto È vero che le questioni aperte dei negoziati sono divenute sempre più chiare e si sono anche ridotte di numero, ma i progressi tangibili sono pochi. Anche per questa ragione, sono tornati gli appelli a limitare il conflitto, se non proprio a fermarlo. Dalla Cina, dove si trova in visita, il presidente francese, Emmanuel Macron, ha proposto di nuovo «uno stop ai reciproci attacchi contro le infrastrutture energetiche». Appello ripreso anche dal ministro dell’Energia turco, Alparslan Bayraktar, che ha criticato i recenti attacchi avvenuti contro petroliere russe nel Mar Nero e ha chiesto «che le infrastrutture e i flussi energetici non vengano attaccati perché fanno parte della vita quotidiana delle persone». Da diverse settimane, la Russia ha lanciato una nuova campagna contro la rete elettrica ucraina che ha causato ingenti danni. In quasi tutto il paese, la corrente viene erogata solo per poche ore al giorno e il riscaldamento viene frequentemente interrotto. La situazione rischia di peggiorare tra poche settimane, quando la temperatura media inizierà a scendere sotto lo zero. Anche gli ucraini colpiscono spesso raffinerie e depositi di carburante in Russia, e hanno bloccato fino al 20 per cento della capacità di raffinazione russa, secondo le principali stime, ma i loro attacchi contro centrali e reti elettriche sono saltuari. Israele sì, Russia nì: lo sport verso l’addio al doppio standard. Mosca vede la fine dell’isolamento