Per il presidente russo Vladimir Putin, l’occidente ha costretto l’Ucraina a continuare a combattere la guerra contro la Russia, che altrimenti sarebbe potuta finire già un anno fa. Sarebbe stato Boris Johnson a far saltare il tavolo, ha detto Putin a Tucker Carlson, ex anchor di Fox news. 

Per raggiungere la pace, ha aggiunto il presidente, sarà necessario che l’occidente smetta di inviare armi a Kiev. «Se vogliono veramente la fine della guerra basta che smettano di inviare armi all'Ucraina» ha detto. «Non siamo contrari (al dialogo). La situazione sarebbe divertente se non fosse così triste. Questa mobilitazione senza fine in Ucraina, l'isteria, i problemi interni, prima o poi si tradurranno in un accordo» ha affermato il presidente, sostenendo che se l'occidente smettesse di armare Kiev la guerra «finirebbe in poche settimane. Solo a quel punto si potrebbero concordare i termini di un accordo: fino ad allora, perché dovrei chiamare Biden? Di cosa dobbiamo parlare?»

Nessun allargamento del conflitto

Putin ha anche aggiunto che Mosca per il momento non è interessata a un allargamento del conflitto. Smentendo categoricamente che la Russia possa attaccare la Polonia o i Paesi Baltici: la Russia, ha spiegato, combatterà per difendere i suoi interessi fondamentali «fino alla fine», ma non ha alcun interesse ad espandere il conflitto in Ucraina. «Lo faremmo in un solo caso, se la Polonia attaccasse la Russia. Perché? Perché non abbiamo interessi nella Polonia, nella Lettonia, o altrove. Perché dovremmo farlo? Semplicemente non ci interessa».

Durante l'intervista, Putin non ha poi escluso un accordo per la liberazione di Evan Gershkovich, il giornalista del Wall Street Journal arrestato a marzo dello scorso anno nella città di Ekaterinburg con l'accusa di spionaggio. «Abbiamo fatto tanti gesti di buona volonta' in passato, che non hanno avuto un riscontro ugualmente significativo: ora li abbiamo esauriti, ma siamo disposti a risolvere la questione».

Il presidente russo ha ribadito a Carlson – che è considerato in buoni rapporti con Donald Trump – di aver avuto un «buon rapporto» proprio con il tycoon. Ma ha parlato bene anche di George W. Bush: con entrambi, sostiene Putin, ha potuto costruire almeno in parte una «relazione personale». Ma, a prescindere da come andranno le elezioni di novembre, il presidente russo si mostra attendista su un eventuale miglioramento dei rapporti. «Non si tratta del leader o della sua personalità, ma della mentalità: se il dominio rimarrà l'idea predominante nella società statunitense, non cambierà niente».

La memoria di Biden

Intanto, il consigliere speciale Robert Hur ha deciso di concludere le sue indagini nei confronti di Joe Biden in merito ai documenti classificati trovati nella sua residenza privata a Wilmington, in Delaware, e in un vecchio ufficio utilizzato ai tempi dell'amministrazione Obama. Nelle sue conclusioni, però, il consigliere parla di «un anziano ben intenzionato che soffre di problemi di memoria».

Il presidente americano si è detto sollevato, ma ha risposto a tono alla questione sollevata da Hur: «La mia memoria è a posto, guardate quello che ho fatto da quando sono presidente». Salvo poi fare riferimento al presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi come «presidente del Messico», una gaffe che segue solo di pochi giorni il momento in cui Biden ha confuso Emmanuel Macron con François Mitterand.

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