I negoziati secondo Putin: «L’Europa vuole la guerra? Noi siamo già pronti»

«Non intendiamo entrare in guerra con l'Europa, l'ho detto cento volte. Ma se l'Europa decidesse improvvisamente di combattere, noi saremmo pronti fin da subito». Il presidente russo, Vladimir Putin, è tornato ieri ad accusare l’Europa di essere «dalla parte della guerra» e di pretendere dalla Russia «richieste inaccettabili» per mettere fine al conflitto in Ucraina. Parole arrivate poco prima dell’inizio dell’incontro tra lo stesso Putin i due inviati americani spediti da Donald Trump per trattare, il gaffeur, Steve Witkoff, e suo genero, Jared Kushner. I due sono arrivati a Mosca ieri e hanno incontrato Putin poco prima delle 18, ora italiana, per un incontro destinato a durare «quanto necessario», come aveva detto il portavoce di Putin. Soldi russi per Kiev, la Bce spiazza l’Ue. I 140 miliardi rimangono nel freezer Lunga attesa Di certo c’è che Putin ha fatto attendere i due inviati per quasi due ore prima di incontrarli. «I nostri sono a Mosca per vedere se si può mettere fine alla guerra», ha commentato Trump ieri sera. «Lasciate che vi dica – ha aggiunto il presidente – la situazione tra Ucraina e Russia è un disastro». Secondo il sito americano Axios, dopo aver visto Putin, i due inviati si recheranno in una capitale europea per incontrare la leadership ucraina e riferire di eventuali progressi. Fonti ucraine citano Bruxelles come possibile teatro dell’incontro. L’incontro con Putin arriva dopo i negoziati tra reciproci inviati e la controparte ucraina in Florida, e i successivi incontri a Kiev e Ginevra, in cui il famoso “piano di pace in 28 punti” è stato discusso e modificato. Al momento non c’è un piano di pace pubblico: ieri, il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha detto che la bozza che i suoi inviati hanno discusso con gli americani ha venti punti, ma su alcuni non è stato raggiunto l’accordo con gli Stati Uniti. Le tre questioni irrisolte, ha detto il presidente ucraino, sono: l’assetto territoriale, con Kiev che non vuole cedere il Donbass alla Russia; le garanzie di sicurezza che Stati Uniti ed Europa forniranno all’Ucraina e infine la questione degli asset russi congelati in Europa e del loro futuro uso. Sulle trattative in corso a Mosca, Zelensky ha detto: «Se ci sarà un dialogo concreto, non soltanto a parole, sono pronto a incontrare Witkoff, possiamo ospitarlo in Ucraina». Non è chiaro però quali passi concreti potranno essere fatti dal duo Witkoff-Kushner, visto che non c’è una posizione unitaria di Ucraina e Usa da presentare a Mosca. La questione del Donbass resta la più critica, con Mosca che insiste per il ritiro degli ucraini dai 5mila chilometri quadrati che ancora difendono nella regione contesa, un’area pari all’incirca alla superficie del Molise, e Kiev che si rifiuta di abbandonare un territorio che i russi non sono riusciti a conquistare militarmente. Nel frattempo, Mosca ha annunciato la caduta di Pokrovsk, la città nel Donbass sotto assedio russo da oltre un anno. «La città di Pokrovsk ha un significato speciale, è un punto d’appoggio per raggiungere ulteriori obiettivi», ha detto Putin. Il ministero della Difesa ha diffuso un breve filmato, girato nel centro, che mostra alcuni soldati alzare una bandiera russa. Il comando ucraino ha smentito la conquista della città e ha assicurato che sono in corso operazioni di rastrellamento per eliminare i soldati «infiltrati». Sembra chiaro che i russi abbiano anticipato l’annuncio della conquista per influenzare i negoziati con gli Usa, ma allo stesso tempo gli ucraini che difendono ancora la periferia di Pokrovsk non hanno le forze necessarie per liberare la città ormai quasi completamente occupata. Secondo un funzionario Nato che ha parlato con il giornale ucraino Ukrainska Pravda, i russi occupano ormai il 95 per cento di Pokrovsk. Giornalisti e soldati che si trovano in quell’area confermano e parlano di truppe ucraine ormai quasi completamente circondate e di rifornimenti che arrivano solo grazie ai droni. Dopo Pokrovsk, per completare la conquista del Donbass, all’esercito russo rimarrà conquistare la cintura urbana che ha al suo centro la città di Kramatorsk, un’area densamente costruita e molto più vasta della città di Pokrovsk. Il ritorno del regime change. Ennesimo cortocircuito Usa Minacce sul mare Ieri Putin ha anche minacciato nuovi attacchi ai porti e alle rotte commerciali ucraine in risposta al danneggiamento di due petroliere nel Mar Nero venerdì scorso, attacco che secondo i media ucraini sarebbe stato compiuto da droni suicidi dell’intelligence di Kiev. «Aumenteremo gli attacchi ai porti e alle navi ucraine», ha detto Putin, aggiungendo che se gli attacchi proseguiranno l’unica misura rimanente sarà «isolare completamente l’Ucraina dal mare». Ieri un terzo mercantile russo è stato danneggiato a largo della costa turca, spingendo il presidente turco, Recep Tayyip Erdoğan, a definire l’incidente «una preoccupante escalation». Kiev ha negato ufficialmente la responsabilità per questo attacco. Il Mar Nero, dove sono avvenuti i recenti attacchi, è uno dei teatri dove gli ucraini sono riusciti a ottenere i maggiori successi, affondando diverse navi russe e costringendo la marina di Mosca a ritirarsi nelle sue basi. Nella parte occidentale del Mar Nero è da tempo in vigore una parziale tregua di fatto, che consente il transito alle navi mercantili, in particolare quelle dirette in Ucraina, senza gravi pericoli.