L’Economist ha definito il 2024 come «il più grande anno elettorale». Le elezioni si terranno in 76 paesi, pari al 51 per cento della popolazione mondiale. Secondo l’indice di democrazia, 28 paesi non raggiungono le condizioni essenziali per garantire un voto democratico. Tra questi c’è la Russia e la Bielorussia. I 4 miliardi di cittadini che voteranno provengono dai paesi che contribuiscono a più della metà del Pil mondiale. 

Europa 

Tra il 6 e il 9 giugno ci saranno le elezioni europee. I cittadini dei 27 paesi membri dell’Unione europea saranno chiamati a votare i 720 rappresentanti che faranno parte del parlamento europeo. Da questi dipenderà la nomina del futuro presidente della Commissione europea. 

Oltre alle europee, anche 37 paesi terranno le elezioni nazionali. La Finlandia è la prima che andrà al voto nel 2024, a gennaio. I candidati sono Alexander Stubb dal Partito di coalizione nazionale ed ex primo ministro e Jutta Urpilainen, ex commissaria europea per i per i partenariati internazionali dal Partito socialdemocratico. 

In Russia si voterà a marzo. Dopo la notizia della ricandidatura dell’attuale presidente, Vladimir Putin, la sua vittoria è quasi assicurata. La sua nomina rappresenterebbe il quinto mandato per il presidente di 71 anni in carica dal 2000. Le elezioni avranno luogo anche nelle regioni di Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia, annesse alla Federazione russa dopo il referendum del 2022. 

Anche nella vicina Bielorussia si deciderà sul nuovo presidente. Secondo i primi sondaggi, sembra che l’attuale presidente Aleksandr Lukašenko sarà riconfermato. Voteranno anche la Croazia, Romania, Azerbaigian e Islanda. 

America

Anche i cittadini degli Stati Uniti andranno alle urne nel mese di novembre. I candidati sono diversi anche se i favoriti sembrano confermarsi Joe Biden e Donald Trump. Se il presidente democratico gode di un elettorato poco entusiasta per la sua candidatura, Trump invece sta affrontando un processo con quattro capi di imputazione diversi per alcuni reati sia statali che federali. 

In Messico, le due principali candidate sono l’ex sindaca di Città del Messico, Claudia Sheinbaum per l’alleanza governativa Sigamos Haciendo Historia, e la senatrice Xóchitl Gálvez per la coalizione Fuerza y Corazón por México, la quale riunisce diversi partiti di opposizione.

Il governo Nicolás Maduro è in scadenza. L’attuale presidente ancora non ha annunciato la sua ricandidatura. Le primarie per scegliere il leader dell’opposizione si sono svolte ad ottobre. A vincere con il 93 per cento è stata Maria Corina Machado, leader di Vente Venezuela. 

L’attuale candidata era stata inserita nella lista nera degli incandidabili per circa 15 anni e proprio questo divieto governativo sarà il prossimo scoglio da superare. Le elezioni in Venezuela rappresentano un passo necessario per la ridefinizione dei rapporti con gli Stati Uniti. 

Anche i cittadini del San Salvador voteranno il loro nuovo presidente. L’attuale presidente, Nayib Bukele, ha confermato la sua ricandidatura, anche se il secondo mandato sarebbe contrario alla costituzione. La Corte suprema, però, ha permesso a Bukele di registrarsi.

Africa

Anche nel continente africano, 18 paesi terranno le elezioni. In Somalia, per la prima volta dal 1969 verrà applicato il suffragio universale, «una persona, un voto». In Senegal, l’attuale presidente, Macky Sall, sta per terminare il suo secondo mandato ma non ha intenzione di ricandidarsi.

Il Partito socialista e l’Alleanza delle forze del progresso hanno confermato la candidatura di Amadou Bas, attuale primo ministro. La Ruanda, al centro delle polemiche inglesi, terrà le elezioni presidenziali e legislative nello stesso periodo, per prima volta dopo l’emendamento alla costituzione di inizio 2023.

In Sud Africa, il partito di Nelson Mandela, l’African National Congress, guida il paese ininterrottamente dal 1994. Negli ultimi anni, sta registrando un calo dei consensi e un ulteriore indebolimento del partito. Anche in Mozambico, il partito Frelimo è al potere dal 1975, anno dell’indipendenza.

L’attuale presidente, Filipe Nyusi, non potrà ricandidarsi per il suo terzo mandato e il suo partito deve ancora nominare il suo successore. In Mali erano previste le elezioni a febbraio ma sono state rinviate a data da destinarsi. In Tunisia, l’attauale presidente, Kais Saied, verrà sfidato da Olfa Hamdi dal Partito della Terza repubblica. 

Asia

Le elezioni assolutamente da non perdere sono quelle a Taiwan che si terranno a gennaio 2024. Al centro c’è la questione dei rapporti con Pechino. Il partito Dpp (Partito Progressista Democratico) accusa il Kuomitang e il Partito popolare di Taiwan di spalleggiare la Cina, che a loro volta accusano il Dpp di perseguire politiche indipendentiste. 

Anche la Cina ha diritto di voto e probabilmente potrebbe interferire più facilmente nel processo politico supervisionato da un governo diviso e di minoranza. 

Anche in India, il mandato di Naredra Modi è in scadenza. Il suo partito, Bharatiya Janata Party (Bjp) è al potere dal 2014. Nelle elezioni locali di novembre, Bjp ha vinto contro l’Indian national congress in cinque stati.

Questi dati hanno rafforzato le già alte probabilità di Modi di essere rieletto presidente. Per farlo, però, dovrà battere una coalizione formata da 26 partiti politici riuniti sotto l’Alleanza inclusiva indiana per lo sviluppo nazionale.

In Indonesia si terranno le più grandi elezioni di un solo giorno del pianeta. Più di 200 milioni di elettori indonesiani e 1,75 milioni di cittadini fuori dal paese voteranno per la nomina di presidente, vicepresidente e 20mila rappresentanti ai parlamenti nazionali, provinciali e distrettuali.

L’attuale presidente, Joko Widodo, il primo a non emergere dall’élite politica del paese o per essere stato un generale dell’esercito, non potrà ricandidarsi per il limite dei due mandati. I candidati saranno: per la quarta volta, Prabowo Subianto, che gareggerà contro Anies Baswedan dal Partito Democratico Indonesiano di Lotta e Ganjan Pranowo. I primi sondaggi hanno previsto una sfida tra Pranowo e Subianto. 

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