Si sono conclusi i referendum per l’annessione alla Russia delle regioni di Luhansk, Donetsk, Zaporizhzhia e Kherson. I cittadini hanno iniziato a votare il 23 settembre. Yevhen Balitsky, capo dell'amministrazione della regione di Zaporizhzhia, aveva annunciato che lo spoglio delle schede elettorali sarebbe terminato alle ore 21, ora di Mosca, del 27 settembre. Dopo 5 giorni di consultazioni popolari, nell’oblast che ospita la centrale nucleare più importante dell’Ucraina il conteggio parla di una schiacciante vittoria del “sì” al quesito sull’annessione a Mosca. E il risultato è pressoché identico, per percentuali di consenso, a quello registrato nelle altre regioni interessate.

I referendum hanno coinvolto circa quattro milioni di persone che vivono nelle repubbliche autoproclamate di Lugansk e Donetsk e nelle territori occupati di Zaporizhzhia e Kherson. Nel complesso si tratta circa del 15 per cento del territorio ucraino.

L’agenzia di stampa russa Tass parla di percentuali che vanno dall’87 al 98 percento. Valentina Matviyenko, presidente del Senato russo, ha annunciato che l’annessione delle regioni sarà presa in considerazione dal Consiglio federale in occasione della prossima riunione, in programma per il 4 ottobre.

La reazione internazionale

I media russi scrivono in queste ore che un “discorso storico” alle Camere da parte del presidente Vladimir Putin è previsto per venerdì 30 settembre. Un’occasione che, secondo l’intelligence britannica, sarà utilizzata per «annunciare formalmente l’annessione alla Federazione russa delle regioni occupate in Ucraina». 

I referendum sono considerati illegali da Kiev e dai paesi occidentali – tra questi anche la Turchia – perché avvengono in “zone occupate militarmente” e in un contesto in cui gli standard minimi per la regolarità del processo elettorale non sono garantiti. A questo proposito Stati Uniti e Unione europea si dichiarano pronti a intervenire con ulteriori sanzioni economiche contro la Russia. 

L’obiettivo del percorso di annessione avviato da Mosca è modificare l’attuale quadro giuridico e assicurarsi il diritto di impiegare anche armi nucleari tattiche nel conflitto in corso. L’uso di armi atomiche è infatti permesso dalla dottrina militare russa nell’ambito di una guerra di difesa della propria integrità territoriale nazionale.

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