Il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, ha detto che le quattro regioni ucraine (Kherson, Zaporizhzhia, Lugansk e Donetsk) dove sono in corso le votazioni per i referendum saranno sotto la «piena protezione» di Mosca nel caso vinca la scelta dell’annessione alla Federazione russa.

Pertanto, «tutte le leggi, le dottrine, i concetti e le strategie della Federazione Russa si applicano a tutto il suo territorio», ha detto davanti ai giornalisti al margine del suo intervento all’Assemblea generale delle Nazioni unite facendo riferimento alla dottrina russa sull’uso delle armi nucleari. Le urne per i referendum saranno aperte fino al 27 settembre, ma le autorità ucraine hanno accusato i russi e le milizie separatiste di costringere la popolazione locale a votare. I paesi del G7 hanno già fatto sapere che non riconosceranno i risultati, mentre i russi dicono che hanno già votato 800mila persone.

Durante il suo discorso all’Onu, Lavrov ha accusato gli Stati Uniti di portare avanti la guerra in Ucraina e di soggiogare i suoi alleati. «La russofobia ufficiale in Occidente è senza precedenti. Ora la portata è grottesca», ha detto Lavrov all’assemblea generale. Ha criticato l’Occidente per non essersi impegnato con la Russia, affermando: «Non abbiamo mai rinunciato a mantenere i contatti».

Nella notte le autorità ucraine hanno detto che l’esercito russo ha eseguito decine di attacchi missilistici aerei su obiettivi militari e civili, colpendo 35 insediamenti nelle ultime 24 ore. Mosca, ancora una volta, nega di aver preso di mira i civili.

Le proteste contro la leva

Nel frattempo, continuano in Russia le proteste contro l’ordine di mobilitazione parziale di Vladimir Putin che ha l’obiettivo di mandare al fronte ucraino circa 300mila riservisti che hanno già prestato negli anni il servizio militare attraverso la leva obbligatoria. Nelle ultime 24 ore sono state arrestate 789 persone, portando a 2000 il numero totale dei cittadini detenuti per aver partecipato alle manifestazioni contro l’arruolamento in oltre trenta città della Federazione russa.

Secondo la Reuters la frustrazione si è estesa anche ai media pro-Cremlino, che evidenziano problemi logistici ed errori commessi dai funzionari convocando uomini sbagliati. Lungo il confine russo con la Georgia, il Kazakistan e la Finlandia si accumulano le code dei cittadini russi che stanno cercando di scappare dal paese per non essere chiamati al fronte, nonostante Putin ieri abbia firmato una legge che inasprisce le pene per la renitenza alla leva con fino a dieci anni di reclusione. A New York i giornalisti hanno chiesto a Lavrov come mai così tanti russi stiano lasciando il paese e il ministro degli Esteri ha risposto sottolineando il diritto alla libertà di movimento.

Per raggiungere l’obiettivo il Cremlino ha anche facilitato l’ottenimento della cittadinanza russa per i cittadini stranieri che hanno intenzione di arruolarsi per andare a combattere al fronte. Nelle regioni ucraine sotto il controllo di Mosca vengono consegnati avvisi ai cittadini ucraini che hanno acquisito il passaporto russo. Arruolati anche i tatari in Crimea.

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