- Quella che si pensava una guerra lampo, quando scoppiò il 15 aprile scorso, non sembra dar segni di cedimento.
- La popolazione, precipitata in un incubo a una passo dalla realizzazione di un sogno (i colloqui tra esercito protagonista del golpe dell’ottobre 2021 e movimenti politici della società civile avevano condotto a una roadmap per la costituzione di un governo composto da soli civili per la prima volta nella storia), e in gran parte abbondonata dalla comunità internazionale.
- Per capire come sta reagendo, qual è la vita quotidiana dei sudanesi travolti dal conflitto, dei bambini traumatizzati, delle donne e come si stanno organizzando le reti locali, Domani ha raggiunto al telefono Duaa Tariq, curatrice artistica e attivista.
Ci si avvicina nell’indifferenza generale al terzo mese di conflitto in Sudan. Quella che si pensava una guerra lampo, quando scoppiò il 15 aprile scorso, non sembra dar segni di cedimento mentre le ormai innumerevoli tregue firmate dalle due fazioni in lotta e patrocinate da Usa e Arabia Saudita, sponsor dei negoziati a Gedda, sono state caratterizzate molto più da infrazioni che da rispetto dei cessate il fuoco. Nel frattempo, la popolazione, precipitata in un incubo a una passo dalla real



