Svolta storica in Colombia. Per la prima volta il paese sudamericano avrà un presidente di sinistra: Gustavo Petro, 62 anni, lontane origini italiane e una gioventù da guerrigliero nella selva, governerà per i prossimi quattro anni grazie alla netta vittoria al ballottaggio sul rivale Rodolfo Hernàndez.

Cambia tutto dunque in una terra segnata da problemi atavici (violenza politica, illegalità diffusa e narcotraffico), ma che sul fronte elettorale ha sempre preferito oscillare tra alternative tranquille di centro-destra e destra, e senza mai mettere in discussione l'alleanza di ferro con gli Stati Uniti.

Chi è Gustavo Petro

Gustavo Petro (AP Photo/Fernando Vergara)

Petro non è un outsider. È stato senatore, sindaco di Bogotà ed era al terzo tentativo di arrivare alla presidenza, ma stavolta ha vinto grazie alla capacità di mettere insieme forze da sempre ai margini dei palazzi del potere, come i movimenti sociali, le istanze ambientaliste, l'antimilitarismo e le minoranze.

Una coalizione che ha voluto chiamare “Pacto Historico”. La sua compagna di ticket, la prossima vicepresidente Francia Màrquez, è un afrocolombiana che rappresenta un'altra novità assoluta. Mai una donna nera ha occupato una carica così alta. I due rappresentano la Colombia meticcia delle due coste, pacifica e caraibica, mentre il potere politico è stato appannaggio per decenni dell' élite bianca degli altopiani, tra Bogotà e Medellìn.

Una vittoria netta

Francia Marquez (AP)

Quella che era stata presentata come una finale al fotofinish in realtà è stata una vittoria di Petro abbastanza netta, oltre tre punti percentuali di distacco. Il rivale Hernàndez, arrivato al secondo turno a sorpresa scalzando la destra tradizionale, aveva portato avanti un messaggio antisistema e monotematico sulla corruzione, con alcune trovate fin troppo eccessive per un anziano miliardario, come i balletti su TikTok, ma non ha fermato la voglia di cambiamento rappresentata dalla nuova sinistra.

Petro ha mitigato le posizioni negli ultimi tempi, anche per respingere le accuse di chavismo e antiamericanismo, ma propone comunque una discontinuità netta anche sul fronte internazionale. Vuole porre fine alla guerra fredda con il vicino Venezuela (i due paesi sono praticamente senza relazioni diplomatiche), anche perché la Colombia è stata invasa da due milioni di profughi dal regime di Maduro; e soprattutto vuole rivedere alcuni capisaldi del rapporto con gli Stati Uniti, soprattutto in materia di lotta al narcotraffico, paradigmi che datano dai tempi di Reagan e che nessun governante colombiano ha mai messo in discussione.

Allo stesso tempo ha proposto un patto di unità nazionale, per governare con forze esterne alla sua coalizione, una necessità perché la sinistra è in forte minoranza nel parlamento.

«Oggi è un giorno di festa per il popolo – è stata la sua prima dichiarazione – Perché questa è la prima vittoria popolare: possano tante sofferenze essere attutite dalla gioia che oggi inonda il cuore della Patria».

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