Cattiva notizia per l’Africa occidentale: non c’è solo il Covid-19 ma torna anche l’Ebola. Con sette casi confermati e quattro decessi, saliti poi a cinque, le autorità sanitarie guineane hanno dichiarato il paese in situazione di emergenza per la ripresa dell’epidemia da febbre emorragica. Il ministro della Salute ha precisato che i contagi provengono dalla regione sud orientale di Guéckédou, nella Guinea forestale al confine con la Liberia, e sono stati scoperti grazie alle ricerche fatte dal laboratorio dell’Unione europea. Si tratta della stessa zona dove ha avuto inizio l’epidemia da ebola in Africa occidentale. Erano cinque anni che non si verificavano casi in Guinea dopo quella terribile ondata pandemica del 2013-2016, la più grave della storia della malattia, che aveva provocato nel paese oltre 11mila vittime. Il nuovo paziente zero dell’ultima fase risale al primo febbraio: gli altri che si sono ammalati hanno contratto il virus dopo aver partecipato ai funerali del paziente zero. Qualche giorno dopo hanno manifestato i tipici segnali di febbre emorragica: subito è scattata l’emergenza e la zona è stata isolata.

Dal canto suo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha dichiarato di essere stata ufficialmente informata di “alcuni” possibili casi di ebola in Guinea-Conakry, secondo le parole del suo direttore generale, l’etiope Tedros Adhanom Ghebreyesus. Nella vicina Liberia il presidente George Weah (l’ex calciatore del Milan) ha immediatamente ordinato ai sanitari e al ministero della Salute di rafforzare la vigilanza epidemiologica e di prendere tutte le misure preventive necessarie. Per ora non si segnalano casi in Liberia ma la frontiera è davvero molto vicina alla zona guineana in cui sono riapparsi. Anche a Monrovia si sta facendo di tutto per evitare l’epidemia che travolse il paese nel 2014 e lo costrinse a un severo lockdown.

Un’epidemia cronica

Il virus ebola è stato per la prima volta identificato nel 1976 nell’allora Zaire (oggi Repubblica democratica del Congo, Rdc) con 280 decessi, e in Sudan con 151. In seguito sono stati segnalati casi anche in Gabon, Costa d’Avorio e Uganda. Fino al primo decennio del nuovo millennio, la Rdc era apparsa come il paese più colpito e quello che aveva subito numerose ondate, almeno fino al 2013 quando è iniziata l’ondata in Africa occidentale.

Per ebola non esiste ancora una cura mentre sono allo studio due vaccini sperimentali. Il suo tasso di letalità supera il 50 per cento. L’epidemia dell’Africa occidentale era partita dalla Guinea nel 2013 per propagarsi agli stati vicini di Liberia e Sierra Leone. Si era spenta nel 2016 dopo aver toccato almeno dieci paesi, tra cui la Spagna e gli Stati Uniti. L’Oms stima ancora oggi che il bilancio finale di quell’ondata pandemica sia fortemente sottovalutato. È comunque accertato che la fase pandemica dell’Africa occidentale sia stata la più grave da quando si conosce il virus. A titolo comparativo si può osservare che la seconda ondata per gravità è stata quella tra 2018-2020 in Rdc orientale, con un bilancio di 2299 decessi.

Oggi si è giunti alla undicesima ondata pandemica di ebola, verificatasi nella regione nord-est congolese dell’Equatoria, che ha fatto 55 vittime ed è stata dichiarata conclusa il 18 novembre 2020. Più recentemente Kinshasa ha annunciato il 7 febbraio scorso una nuova probabile insorgenza nell’est del paese, la dodicesima ondata, con due possibili vittime in nord-Kivu, che sta per essere dichiarata conclusa dall’Oms nel corrente mese di marzo. Tra Covid ed Ebola il futuro di alcune regioni africane è certamente in bilico ed è necessario che la comunità internazionale intervenga per sradicare ciò che sembra divenuta una situazione endemica cronica.

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