Sanzioni economiche e bancarie se il Cremlino non accetterà la tregua. Putin: «Tregua solo se fermate le armi a Kiev». Incognita Trump: metterà davvero in atto le minacce?
Una tregua di 30 giorni in tutta l’Ucraina a partire da lunedì e se Mosca non accetterà, scatteranno nuove sanzioni contro il settore bancario ed energetico russo. Questa è la proposta del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, formulata dopo l’incontro con i leader di Germania, Francia, Regno Unito e Polonia, arrivati a sorpresa a Kiev sabato mattina, e dopo una telefonata con il presidente americano Donald Trump.
«È stata una conversazione proficua, positiva e concreta – ha detto Zelensky dopo la telefonata con il leader americano – Sono grato al presidente Trump. Condividiamo una visione comune: è necessario un cessate il fuoco immediato, completo e incondizionato per almeno 30 giorni. Proponiamo che inizi lunedì 12 maggio. Attendiamo la risposta della Russia».
Di fronte all’ultimatum il Cremlino prende tempo e chiede altre condizioni. «Le forniture di armi dagli alleati dell’Ucraina devono cessare prima che si possa verificare una pausa nelle ostilità», risponde il portavoce di Putin, Dimitri Peskov, in mattinata, che poi attacca l’Europa, colpevole di «dichiarazioni contraddittorie e «conflittuali piuttosto che tese a rilanciare i nostri rapporti». Peskov ha poi liquidato le minacce di nuove misure economiche: «Ci siamo ormai abituati alle sanzioni. Cercare di spaventarci è una perdita di tempo». Ma in serata alla Cnn, ha comunque ammesso «Dobbiamo rifletterci», ma specificato che « è inutile cercare di fare pressioni sulla Russia».
La reazione degli Usa
Dopo mesi di trattative, sembra che il negoziato sia arrivato a un possibile punto di svolta, con un chiaro ultimatum rivolto alla Russia da tutti gli alleati dell’Ucraina.
Ma le cose stanno davvero così? Sono settimane che Trump minaccia conseguenze se il Cremlino non accetterà il cessate il fuoco, ma fino ad ora si è sempre rifiutato di metterle in pratica. Il rischio è che anche questa volta si ripeta lo stesso schema. La data del 12 maggio come termine ultimo per accettare la tregua è stata proposta solo da Zelensky, Trump su questo non si è sbilanciato.
Nel frattempo, i media americani riferiscono di una possibile nuova visita a Mosca dell’inviato americano, Steve Witkoff, che dovrebbe consegnare a Putin una proposta «in 22 punti». Ma i punti menzionati da Zelensky su cui ci sarebbe un accordo con Trump sono soltanto quattro.
Il caso Meloni
La nuova proposta di tregua arriva sullo sfondo della visita a Kiev da parte dei quattro leader della cosiddetta “coalizione dei volonterosi”: il nuovo cancelliere tedesco, Friedrich Merz, il presidente francese Emmanuel Macron, il primo ministro britannico Keir Starmer e quello polacco Donald Tusk. I quattro leader hanno raggiunto Kiev sabato mattina, presentandosi insieme a Zelensky di fronte al muro del monastero di San Michele, nel centro città, dove sono ricordati i soldati caduti in combattimento.
«Senza cessate il fuoco entro il fine settimana ci saranno nuove sanzioni contro la Russia e nuovi aiuti a Kiev», ha detto il tedesco Merz, mentre per Macron la tregua sarà il primo passo per arrivare a colloqui diretti tra russi e ucraini. Il britannico Starmer assicura che su questi punti c’è «assoluta unità» tra Europa, Stati Uniti ed Ucraina.
Ma all’importante missione è mancata la presenza della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che si è limitata a un collegamento insieme ad altri leader non presenti fisicamente in Ucraina.
«La riunione ha permesso di rinnovare l’urgenza di un cessate il fuoco totale e incondizionato di 30 giorni, rinnovando l’aspettativa che la Russia risponda positivamente all’appello fatto dal presidente Trump», scrive Palazzo Chigi.
Un’assenza “fisica” che attira le critiche dell’opposizione. «Meloni resta a guardare le scelte degli altri o li ascolta da remoto», dice il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte. «Un’assenza che conferma l’irrilevanza del nostro governo», dice Piero De Luca, deputato Pd.
A Kiev è arrivato invece Ivan Scalfarotto, Senatore di Italia Viva, che ha ricordato che con l’assenza di Meloni, lui è l’unico parlamentare italiano presente nel paese. E sulla linea politica di Meloni sull’Ucraina, dice a Domani: «Meloni cambia idea su tutto: dalle accise al blocco navale fino all’Ucraina. In questo caso, ci tiene a restare conforme alla linea di Trump».
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