Una tregua di trenta giorni in Ucraina potrebbe essere raggiunta tra sabato e domenica. Lo ha annunciato il nuovo cancelliere tedesco, Friedrich Merz, nelle stesse ore in cui i carri armati russi sfilavano nella Piazza Rossa di Mosca, nel corso della parata per celebrare l’80esimo anniversario della fine della Seconda guerra mondiale.

Le parole di Merz arrivano dopo le nuove minacce lanciata da Donald Trump nei confronti del Cremlino, le più dure da quando, ormai tre mesi fa, la Casa Bianca ha intrapreso i suoi sforzi per mediare il conflitto tra Russia e Ucraina.

«Chiediamo un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni», ha scritto Trump in un messaggio sul suo social network, Truth. «Se la Russia non lo rispetterà gli Stati Uniti e i suoi alleati metteranno in atto nuove sanzioni».

Dopo le parole di Donald Trump nella notte, Germania, Francia e Regno Unito hanno appoggiato il piano di una tregua di trenta giorni durante la quale iniziare colloqui di pace diretti tra Ucraina e Russia e si sono uniti nella minaccia di nuove sanzioni se la Russia tergiverserà ulteriormente.

Nel frattempo, a Leopoli, Ucraina occidentale, i ministri degli Esteri europei hanno incontrato il loro omologo ucraino e hanno dato il sostegno alla creazione di un tribunale, nel quadro legale del Consiglio d’Europa, per perseguire i crimini di aggressione commessi da Putin e dagli altri leader russi.

Non sappiamo se le minacce americane ed europee abbiano turbato Putin, che era impegnato nelle celebrazioni più importanti per il suo regime.

La parata per la vittoria nella Seconda guerra mondiale, ripristinata nel 1995, è diventata di fatto la festa nazionale del putinismo e delle sue imprese. «L’intera nazione sostiene l’operazione militare speciale», ha detto Putin al culmine della manifestazione, mentre davanti a lui sfilavano per la prima volta 1.500 veterani dei combattimenti in Ucraina.

Nel suo brevissimo di discorso, Putin non ha mai nominato l’Occidente né il suo arsenale atomico, come aveva fatto l’anno scorso, ma dedica un passaggio al «coraggioso popolo cinese» per il suo contributo alla lotta contro i regimi nazifascisti, un evidente omaggio al presidente cinese Xi Jinping, seduto al suo fianco.

Tra gli altri ospiti l’attore americano con passaporto russo Steven Seagal, fan di Putin da anni, ma anche il regista tre volte Premio Oscar Oliver Stone, che secondo i media russi avrebbe intenzione di girare un film storico nel paese. E poi altri 25 capi di stato e di governo, come il fedele Alexander Lukashenko, dalla Bielorussia, i due europei, lo slovacco Robert Fico e il serbo Aleksandar Vučić, e il più importante dopo Xi, il brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva.

Foto ricordo

La parata era un’occasione particolarmente speciale e non solo per via dell’80 anniversario dalla fine della guerra. Gli abbracci e le fotografie tra Xi e Putin, uniti alle calorose parole che si sono scambiati e alla partecipazione di una guardia d’onore cinese alla sfilata, hanno costituito una chiara coreografia indirizzata ai loro avversari con lo scopo di rendere plateale la solidità del legame tra i due paesi, legami che la diplomazia trumpiana ha dichiarato apertamente di voler spezzare.

Ma, leggendo tra le righe delle cerimonie di questi giorni, non sono mancati i punti di differenza tra i due paesi.

Il principale riguarda la guerra in Ucraina che, non è un mistero, Pechino vorrebbe vedere conclusa in modo relativamente rapido e, possibilmente, con un suo maggior coinvolgimento diplomatico. Nel riassunto cinese del colloquio Putin-Xi si sottolineava così l’interesse per il raggiungimento di una «pace giusta» in Ucraina, menzione completamente assente dal comunicato russo.

Una sfilata imponente

Ma per gli osservatori ed analisti di cose militari, l’attenzione principale si è concentrata sulla sfilata di mezzi e soldati e sulle lezioni che se ne potevano trarre (la grande sfilata di Mosca si è ripetuta su scala più piccola in molte altre città del paese).

Il primo elemento che saltava agli occhi è che per la prima volta dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, la parata di Mosca è tornata ad avere dimensioni imponenti: oltre 11.500 i soldati che hanno sfilato, il numero più alto dal 2021. Centinaia i mezzi, compresi lanciatori di droni e decine di moderni carri armati T-90 appena usciti dalle fabbriche.

Tutta un’altra scena rispetto alla parata del 2023, quando l’unico tank a sfilare era stato un residuato bellico della Seconda guerra mondiale. L’affluenza di truppe e mezzi è forse un segno della relativa quiete dei combattimenti sul fronte ucraino, dopo mesi particolarmente intensi. Ma ricorda anche a tutti gli osservatori che l’industria militare russa negli ultimi tre anni non ha fatto che crescere.

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