Droni sulla dacia di Putin, Mosca insiste, Kiev smentisce. Lo zar schiera i missili a 11 minuti dall’Ue

Non sul cielo russo né su quello bielorusso: è su tutti i cieli d'Europa che si allungherà l'ombra degli Oreshnik, missili a raggio intermedio a capacità nucleare che martedì 30 dicembre il Cremlino ha schierato in Bielorussia. Possono raggiungere la Polonia in 11 minuti, con pochi istanti in più il resto dell'Ue, basi Nato incluse. Arriva negli avamposti bielorussi l'ipersonica “nocciola” – (“oreshnik”) il cui arrivo era stato annunciato dal presidente bielorusso il 18 dicembre. Intanto monta il turbine d'accuse per il presunto attacco alla residenza Putin a Novgorod: è «una bufala» secondo Volodymyr Zelensky, che comunque mostra aperta la porta dei negoziati dicendosi disposto a incontrare Putin. Sul caso droni «mancano del tutto prove solide», nota l’Eliseo. «Gli Usa potrebbero verificare», aggiunge il presidente ucraino: il giorno prima, Trump era stato vago sulla vicenda, dicendo solo che Putin al telefono gliene ha parlato. In tutto ciò, i volonterosi si preparano agli incontri di gennaio e c’è chi alimenta le speranze di truppe Usa a presidio dell’Ucraina; ipotesi che finora il tycoon ha sempre fugato. C’è chi non vuole che in Ucraina la guerra abbia termine Nel vortice dei droni Il tentativo d'attacco alla dimora presidenziale è stato annunciato dalla Difesa russa nella sera di lunedì, intorno alle 9,30 fuso di Mosca: diversi velivoli sarebbero stati distrutti nelle due ore precedenti. Putin dov'era in quelle ore? Il Cremlino non risponde. Novantuno droni ucraini, secondo il ministro degli Esteri Lavrov (che ha puntato l'indice contro «i russofobi europei») avrebbero tentato di attaccare la villa dell'uomo più potente della Federazione. «Non credo che servano prove che sia in corso un attacco di droni così massiccio»: stando al portavoce del Cremlino, Zelensky cerca di negare l'operazione, «terrorismo» che «ostacola gli sforzi di Trump» e determinerà l'irrigidimento della postura negoziale russa, oltre che una rappresaglia: «I nostri militari sanno con cosa rispondere, come e quando». La Russia si vendicherà e «non con la diplomazia». Ma se si cercano dettagli su detriti e rottami dei droni abbattuti, il Cremlino fa rimbalzare le domande: «È tema che deve commentare la Difesa». La prima questione è se l’operazione sia accaduta davvero: l'Ucraina continua a negare, la Russia ad accusare. Intanto anche dal versante europeo salgono le reazioni: l’entourage macroniano sottolinea che «dopo una verifica delle informazioni svolta coi nostri partner» mancano «prove solide» dell’accaduto. Non ve n’è «alcuna», sottolineano le fonti dell’Eliseo, che legge l’intera come «un atto di sfida contro l'agenda di pace». «Le stesse autorità russe – prosegue Parigi – dicono tutto e il suo contrario su ciò che è realmente accaduto». Se fosse, non si tratterebbe della prima incursione ucraina compiuta in profondità, nel territorio della Federazione, né del primo omicidio, tentato o riuscito, di figure d'alto rango – notano i media occidentali – ma compiere un'azione «in questo modo, proprio in un momento chiave dei negoziati» rappresenterebbe una scelta dall'efficacia strategica anomala. Di certo, il volo dei droni sta distogliendo lo sguardo dai negoziati e dai loro nodi irrisolti, che verranno ancora una volta dibattuti con l’inizio del 2026. Pace “cartaginese” o “coreana”? Mosca e Ue divise dalle garanzie Appuntamento a gennaio Il 3 gennaio i consiglieri per la sicurezza nazionale del gruppo dei «volonterosi» si incontreranno in Ucraina. Tre giorni dopo, il 6, sarà la volta dei capi di stato e di governo della coalition of the willing, che convergeranno in Francia. Sempre a gennaio – lo ha fatto sapere Zelensky – alcuni documenti relativi al processo di pace saranno già pronti per essere firmati. Quanto a lui, il presidente ucraino si è anche detto pronto ad incontrare Putin. Dopo aver visionato il resoconto della chiamata avvenuta tra Zelensky e i leader europei in vista dell’incontro a due di Mar-a-Lago, i media ucraini hanno rivelato che gli scettici “volenterosi” hanno invitato Zelensky alla prudenza con uno «stai attento», per non precipitare concessioni territoriali premature. Secondo un alto funzionario, dei negoziati «Trump detiene la chiave. Ma l'Europa gli ha detto quali porte non gli è permesso aprire». Putin punta a proseguire la guerra. Non sarà l’incontro in Florida a trattenerlo Territori e truppe Nell’intervista rilasciata a Fox News, pur riportando la stanchezza degli ucraini, Zelensky ha detto che dal Donbas l'esercito non può andarsene: «Non possiamo semplicemente ritirarci dai nostri territori. Non possiamo perdere quelle persone». Il presidente ucraino ha anche confermato che sono in corso discussioni con gli Usa sul possibile schieramento di truppe americane nell'ambito del piano di pace. Ma Zelensky – memore di tutte le volte che Trump ha smentito quest’ipotesi a portata di telecamera – ha aggiunto che «ciò può essere confermato solo dal presidente Usa». Varsavia, con il premier Donald Tusk, già festeggia «la possibile partecipazione degli Stati Uniti alle garanzie di sicurezza per l'Ucraina».