Ucraini e russi si incontreranno giovedì 15 maggio a Istanbul per i primi negoziati diretti in oltre tre anni dall’inizio dell’invasione su larga scala. Ma di questo incontro su cui sono puntati gli occhi di tutto il mondo non sappiamo nient’altro. Ancora mercoledì sera, a poche ore dall’inizio dei colloqui, il Cremlino non aveva ancora annunciato ufficialmente chi avrebbe fatto parte della delegazione.

Sembra quasi sicuro che la star principale non parteciperà a questo evento. Tutti si dicono sicuri che il presidente russo, Vladimir Putin, resterà a Mosca. Ma, con un senso del teatro degno di una diva dell’opera, Putin non ha ancora confermato la sua assenza. Ai giornalisti che domandavano al suo portavoce il programma del leader russo, l’ineffabile Dimitri Peskov ha risposto: «Incontri di lavoro».

Ma tutti gli altri attori sono pronti a qualsiasi evenienza. Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, volerà ad Ankara dove incontrerà il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, e insieme a lui sarà pronto a volare a Istanbul e partecipare ai negoziati. Il ministro degli Esteri ucraino, Andrii Sybiha, e il segretario di Stato Usa, Marco Rubio, saranno nel sud del paese, al vertice Nato di Antalya, e interverranno se, come molti ipotizzano, il summit avrà rango ministeriale, con la presenza del ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov (che però alcuni giornali russi hanno escluso).

Anche il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, non ha escluso la sua presenza, si trova già in Medio Oriente per il suo primo tour della regione. Come Zelensky, è disposto a partecipare di persona, se Putin dovesse arrivare. «Non so se [Putin] verrà. So che gli piacerebbe che fossi lì. È una possibilità», diceva mercoledì mentre si trovava in volo per il Qatar.

Probabilmente, la presenza di Trump è una delle condizioni necessarie affinché Putin decida di accettare. Soltanto così, lo zar potrebbe presentare l’incontro come un summit tra pari e non come una concessione che gli è stata estorta da Zelensky, un leader politico con cui, fino a poche settimane fa, Putin diceva che era impossibile negoziare, poiché delegittimato dalla mancanza di elezioni nel paese.

Nuove sanzioni

A Bruxelles, intanto, l’Unione europea ha approvato il 17esimo pacchetto di sanzioni antirusse. Un segno, lo ha definito la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, di come la risolutezza europea contribuisce «a mantenere alta la pressione su Putin». Il pacchetto di sanzioni, che ha ricevuto il voto anche di Slovacchia e Ungheria, paesi spesso accusati di politiche filorusse, non è però la stretta punitiva che diversi leader europei avevano annunciato nei giorni scorsi.

Secondo gli osservatori, si tratta di misure poco significative. Nuove figure vicine al regime sono state inserite nella lista dei sanzionati, mentre il numero di imbarcazioni della “flotta ombra russa”, usata per contrabbandare gas e petrolio russi, ha raggiunto i 200. I critici, però, sottolineano che non ci sono nuove misure per colpire il settore energetico, né si è deciso di colpire significativamente le cosiddette “terze parti”, quegli stati che facendo da “ponte” tra Russia e paesi europei aiutano la prima a evadere le sanzioni.

Secondo fonti diplomatiche, il pacchetto è stato tenuto “leggero” in parte per non intervenire troppo duramente sui negoziati di Istanbul e lasciare margine per un ulteriore inasprimento nel caso falliscano, e in parte per ottenere il difficile assenso di slovacchi e ungheresi.

Il fronte

Nel frattempo, fonti dell’intelligence ucraina hanno detto al Financial Times che le truppe russe stanno preparando una nuova offensiva su larga scala in Donbass. Nella regione orientale dell’Ucraina i combattimenti non sono mai cessati, e proprio negli ultimi giorni ci sono stati scontri significativi in particolare nei pressi della città di Toretsk. Ma l’attività sul fronte è da tempo ridotta rispetto al picco che aveva raggiunto lo scorso dicembre.

La vittoria russa sul fronte di Kursk, nelle scorse settimane, dove con l’aiuto di soldati nordcoreani hanno respinto quasi completamente le truppe ucraine che avevano parzialmente occupato la regione russa, ha liberato diverse unità russa per l’impiego in altre aree.

L’arrivo del bel tempo e il ritorno delle foglie sugli alberi, che fornisce molte più possibilità di sfuggire agli onnipresenti droni, sono condizioni ideali per un ritorno all’offensiva, e da settimane analisti e militari ucraini si interrogano su dove i russi lanceranno il loro prossimo attacco.

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