Intorno alle tre del pomeriggio David Koza'k ha imbracciato un fucile e ha sparato contro la folla di studenti nella facoltà di Lettere dell’università Carlo di Praga uccidendo quindici persone e ferendone altre venticinque.

Le notizie confusionarie pubblicate dalle agenzie di stampa sono diventate più chiare con il passare del tempo: è quasi certo che non si sia trattato di un attentato terroristico internazionale, che il giovane killer aveva già annunciato sui suoi canali social le sue intenzioni e che suo padre è stato ritrovato morto ieri mattina.

Ma ciò che rimane più impresso dopo ore di racconto sono le immagini circolate online. In una si vedono degli studenti che in fila indiana hanno seguito le istruzioni delle forze dell’ordine per le evacuazioni. In un’altra si vedono una decina di loro che per scappare alla follia omicida di Koza’k si sono rifugiati nel cornicione del loro edificio che si affaccia sulla piazza Jan Palach. Scene mai viste prima in città e nel paese, dove non si contano attentati terroristici o sparatorie di massa di questo tipo.

Il killer

Sul profilo del killer ci sono poche informazioni a disposizione. Aveva 24 anni ed era originario di un villaggio a 21 chilometri da Praga. In un primo momento le autorità ceche hanno annunciato che è stato «eliminato», ma nelle ore successive è stata diffusa la notizia di un suo possibile suicidio. «Mi presento, mi chiamo David e voglio attaccare una scuola e poi suicidarmi», aveva scritto sul suo profilo social secondo i media nazionali. «Ho sempre desiderato uccidere, pensavo che in futuro sarei diventato un maniaco», continuano i messaggi, «poi, quando Ilnaz Galyaiev ha fatto esplodere la sua scuola, mi sono reso conto che era molto più vantaggioso commettere omicidi di massa che seriali. Mi sono seduto, ho aspettato, ho visto l’azione di Alina nel mio sogno e mi ha dato l’ultima spinta. Era come se fosse venuta in mio aiuto dal cielo al momento giusto». Una freddezza e violenza anormale, che evidenzia un profilo psichico compromesso. Nei suoi messaggi il ceco si riferisce ad Alina Afanaskina, la 14enne, che dopo aver preso la pistola del padre ha ucciso una sua compagna di classe e ferito altri a Bryansk, in Russia. Ilnaz, invece, è Ilnaz Galyaiev, il 19enne che nel maggio del 2021 ha commesso una strage simile a quella di ieri in una scuola russa nella città di Kazan. All’annuncio è seguita l’azione.

Le testimonianze

Intorno alle 19 di ieri non era ancora iniziato il riconoscimento del corpo delle vittime. La Farnesina ha attivato il suo numero di emergenza per ricevere segnalazioni riguardo a eventuali vittime italiane. Flavio Rosario Glauco Mela, professore italiano docente di storia dell’arte italiana a Praga, ha riferito a Rai News 24 che tutti gli studenti italiani in Erasmus in città erano al sicuro. «In quel momento non eravamo per fortuna in facoltà. Subito mi sono attivato, insieme ad altri colleghi con un giro di telefonate per conoscere la situazione degli studenti italiani in Erasmus e stanno tutti bene».

Uno studente ceco intervistato dai media locali ha riferito di aver sentito quattro colpi ma pensava che si trattasse dei soliti petardi di Natale. «Ci siamo chiusi in biblioteca e ci siamo nascosti sotto il tavolo. Siamo rimasti tutti zitti e abbiamo scritto alle nostre famiglie, alla polizia», ha raccontato un altro studente. E ancora: «Ero in biblioteca al momento della sparatoria, ci hanno mandato nel retro della sala computer dove non ci sono finestre».

Le reazioni

Il ministro dell’Intero Vit Rakušan ha rassicurato la popolazione affermando che non ci sono ulteriori pericoli. «È una tragedia inimmaginabile, è qualcosa di orribile, colpisce i giovani, è poco prima delle vacanze di Natale. È qualcosa che la Repubblica Ceca non ha sperimentato. Tutti avremmo desiderato che non accadesse mai. L’atmosfera della Repubblica Ceca prenatalizia è stata trasformata in modo irriconoscibile dal gesto di un pazzo tiratore», ha affermato. In serata si è tenuta una riunione d’emergenza del governo. Ci sono ancora troppi elementi da capire: a partire da come il killer si sia procurato un’arma di grosso calibro per la sua carneficina; se abbia agito da solo o con dei complici; e soprattutto se le forze dell’ordine avevano ricevuto alcuni segnali di allarme nei giorni precedenti.

Immediato il cordoglio del mondo politico. In una nota di Palazzo Chigi si legge che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ha inviato un messaggio al premier ceco, Petr Fiala, per esprimere la sua vicinanza alle famiglie delle vittime della sparatoria avvenuta a Praga. La premier, si legge, «ribadisce la più ferma condanna di ogni forma di violenza, fanatismo e terrorismo, evidenziando che l’Europa ha il dovere di reagire e rafforzare ogni strumento utile a garantire la massima sicurezza dei cittadini». Anche la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen ha inviato il suo messaggio: «Sono scioccata per la violenza senza senso della sparatoria che ha provocato la morte di diverse persone oggi a Praga. Esprimo le mie condoglianze più profonde ai familiari delle vittime e alla Repubblica Ceca nel suo insieme». Messaggi anche dal premier spagnolo Pedro Sanchez e dal presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron.

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