L'Ucraina potrebbe essere divisa «quasi come Berlino dopo la Seconda guerra mondiale». È la suggestione affidata al Times dall’inviato speciale di Donald Trump per l’Ucraina, Keith Kellogg. Il generale ha suggerito che le truppe britanniche e francesi potrebbero istituire zone di controllo nell'ovest del Paese, al di qua del fiume Dnipro che attraversa Kiev, come parte di una «forza di rassicurazione», mentre l'esercito russo resterebbe nell'est occupato. In mezzo ci sarebbero le forze ucraine e una zona smilitarizzata.

Una soluzione che per il generale 80enne «non sarebbe affatto provocatoria» per Mosca. L’Ucraina, ha aggiunto, è abbastanza grande per ospitare diversi eserciti che cercano di imporre un cessate il fuoco: «Si potrebbe quasi far sembrare quello che accadde a Berlino dopo la Seconda Guerra Mondiale, quando c'erano una zona russa, una francese, una britannica e una statunitense».

Per passare da un cessate il fuoco a un accordo di pace duraturo, appare implicito nelle parole di Kellogg – sottolinea il Times – che debba essere riconosciuto da parte degli Stati Uniti il controllo della Russia sui territori occupati.

Una posizione che suscita enormi perplessità, bocciata persino dagli stessi russi, tanto che Kellogg accusa il Times di aver distorto le sue parole: «Parlavo di una forza di resistenza post-cessate il fuoco a sostegno dell'Ucraina. Nella discussione sulla spartizione, mi riferivo ad aree di riferimento o zone di responsabilità per una forza alleata», ha scritto. L'idea non sarebbe accettabile nemmeno per la Russia e potrebbe portare a un'ulteriore escalation secondo Rodion Miroshnik, ambasciatore russo a Londra, intervenuto durante una trasmissione in diretta sul canale di propaganda Soloviev Live. 

Ieri, venerdì 11, l’inviato di Donald Trump Steve Witkoff ha incontrato per oltre quattro ore Vladimir Putin, per la terza volta in due mesi. Di fronte alle resistenze di Mosca, Donald Trump ha manifestato la sua impazienza, affermando che «la Russia si deve muovere», mentre il portale Axios, citando alcune fonti, ha scritto che il rappresentante del presidente Usa ha consegnato al capo del Cremlino un ultimatum: se non accetterà di porre fine ai combattimenti entro la fine di aprile, non solo non potrà sperare nella revoca delle sanzioni, ma dovrà subirne altre ancora più pesanti.

© Riproduzione riservata