L’avvocato Roy Cohn, allievo di Joseph McCarthy e maestro di Donald Trump, aveva una strategia per affrontare qualsiasi difficoltà: «Attaccare, attaccare, attaccare». Qualunque cosa accada, diceva, «proclama la vittoria e non ammettere mai la sconfitta».

Trump ha imparato la lezione e la mette in pratica meglio del maestro. Le fonti anonime che fanno sgocciolare umori e informazioni dalla Casa Bianca (in questo il Trump II è identico al Trump I) dicono che il presidente è privatamente contrariato, perfino infuriato per la clamorosa falla nella sicurezza nazionale autoinflitta da un gruppo di dilettanti che controlla l’apparato militare più forte di sempre e ne parla in una chat su Signal in cui accidentalmente include un giornalista.

Pubblicamente, però, tutto procede secondo le indicazioni di Cohn. «È tutta una caccia alle streghe», ha detto Trump, che ha voluto salvare il segretario della Difesa, Pete Hegseth («non c’entra niente con questa storia»), e il consigliere per la Sicurezza nazionale, Mike Waltz («è un brav’uomo»), per non doversi trovare con il gabinetto di guerra decapitato dopo due mesi al comando del paese. «Non c’è stato nessun danno, perché l’attacco è stato incredibilmente riuscito. E questa è la cosa di cui dovreste parlare», ha detto ai cronisti.

Tutti i membri del governo si stanno attenendo scrupolosamente alla linea dettata dalla Casa Bianca. Anche la procuratrice generale, Pam Bondi, ha tirato fuori le email di Hillary Clinton e il computer di Hunter Biden, per dire che quelli sono i veri scandali, altro che i vertici della sicurezza nazionale che condividono dettagli sensibili su un attacco agli Houthi su un’app di messaggistica disponibile al pubblico. Bondi ha fatto capire che non ci sarà un’inchiesta criminale sul caso: è solo l’ultimo dei fatti surreali che punteggiano questa vicenda.

Non deve poi sfuggire una notevole ironia in quello che a tutti gli effetti è il primo grave scandalo della seconda amministrazione Trump: il governo usa per difendersi gli argomenti che in realtà lo condannano in modo schiacciante agli occhi del popolo americano.

I pezzi grossi del governo hanno ripetuto in coro – qualcuno anche sotto giuramento davanti alle commissioni del Congresso – che non c’erano informazioni classificate in quello scambio, e questa certezza ha indotto l’autore dello scoop, Jeffrey Goldberg, ad abbandonare gli scrupoli che si era fatto in una prima fase e a pubblicare tutte le informazioni condivise sull’attacco in questione. Inclusi i dettagli operativi su armi, obiettivi, orari delle varie fasi di attacco.

Basta dare un rapido sguardo alla guida del governo sulle informazioni riservate (punto 3.4.3) per capire che quelle condivise da Hegseth in chat rientrano chiaramente nella definizione di ciò che dovrebbe essere messo sotto segreto. Il manuale sulla riservatezza è promulgato dalla Direzione dell’intelligence nazionale, guidata da Tulsi Gabbard, la stessa persona che davanti al Congresso ha ripetuto senza battere ciglio che le informazioni in chat non erano riservate.

Informazioni sensibili

Anche se è difficile da credere, potrebbero esserci anche falle più gravi sulla sicurezza nazionale. Lo Spiegel ha rivelato che i contatti personali e altre informazioni sensibili di Trump e degli alti funzionari della sicurezza nazionale sono reperibili nel dark web, la regione della rete non mappata dai motori di ricerca commerciali.

Secondo l’inchiesta del settimanale tedesco, i numeri di telefono, le email e in alcuni casi anche le password di Waltz, Hegseth e Gabbard possono essere trovati facilmente attraverso servizi commerciali di ricerca di contatti, che accedono a database dove son state depositate informazioni scovate da hacker.

In alcuni casi gli indirizzi email sono legati a profili social e ad altre app che tracciano gli spostamenti degli utenti, e i giornalisti dello Spiegel sono così riusciti a risalire ai contatti WhatsApp del consigliere per la sicurezza nazionale e della direttrice dell’intelligence. Una porta d’accesso attraverso la quale gli avversari degli Stati Uniti potrebbero lanciare spyware e altri tipi di cyberattacchi.

Tagli alla sanità

Mentre Trump ostinatamente si rifiuta di cacciare i massimi responsabili di questa insicurezza nazionale, tutto il resto del governo continua a licenziare ogni giorno migliaia di dipendenti pubblici che non hanno diffuso alcuna informazione sensibile online.

Giovedì è stato il turno del segretario della Salute, RFK Jr., che ha annunciato il licenziamento di 10mila dipendenti, primo atto di una strategia di drastico ridimensionamento che porterà l’apparato della sanità da 85mila a 62mila dipendenti. La riorganizzazione include la creazione di una nuova divisione amministrativa chiamata Administration for a Healthy America. Kennedy ha detto: «Faremo di più con meno».

In linea con il nuovo messaggio trumpiano – che ammette ci sarà un transitorio periodo di sacrifici e sofferenze per partorire l’America “great again” – anche il segretario più amato dai complottisti di tutto il mondo ha ammesso che sarà un «periodo doloroso» per il dipartimento.

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