- Se qualcuno si aspettava il “reset” delle relazioni tra Usa e Cina dopo l’era Trump, è rimasto deluso. Le due superpotenze non hanno lesinato in franchezza ben sapendo che l’incontro era in parte pubblico.
- Da parte americana si è voluto far capire con estrema chiarezza a tutti gli alleati che Washington è di nuovo in pista: non si seguirà più l’isolazionismo dell’epoca Trump. Dal canto suo la Cina ha fatto sapere al mondo che non arretrerà ma accetta la sfida con gli Usa a tutto campo, sentendosi ormai paritaria sul piano tecnologico, militare e politico.
- Vincerà la sfida chi sarà più flessibile e incuterà meno paura ai propri vicini.
In Alaska i due grandi si sono detti molto, quasi tutto, ma senza rompere. Lo scontro è stato rude. Per bocca del segretario di Stato Tony Blinken e del consigliere per la Sicurezza nazionale Jake Sullivan, Washington non ha risparmiato le accuse, incolpando Pechino di «minacciare la stabilità mondiale», di «genocidio» contro gli uiguri, criticando i cinesi per i fatti preoccupanti e la repressione a Hong Kong, per le minacce a Taiwan, per i cyber attacchi e la coercizione economica contro tant



