Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, aveva avvertito Boris Johnson, premier del Regno Unito, con un tweet: «Pacta sunt servanda», gli accordi vanno rispettati. Ora la presidente passa all’esecuzione. L’Unione europea annuncia una azione legale contro Londra, colpevole di aver tradito l’accordo di divorzio. A settembre infatti il governo britannico ha tirato fuori una legge, l’Internal market bill, in cui tradisce esplicitamente l’intesa di divorzio conclusa esattamente un anno fa con Bruxelles. In quel trattato, il withdrawal agreement, le due parti erano d’accordo per smaterializzare il confine tra Irlanda del Nord, nel Regno Unito, e Irlanda, nell’Unione. Con il nuovo disegno di legge, invece, Londra si riserva di stabilire quali aiuti di stato dare a Belfast e quali controlli fare al confine tra le due Irlande, ripristinando quindi di fatto quel confine che le parti si erano impegnate a non sollevare. Una mossa che mette a rischio la pace tra le due Irlande, nel Regno Unito, e che ha subito alzato la tensione con Bruxelles.

Il tradimento dichiarato dell’accordo siglato con l’Unione ha provocato reazioni violente, dimissioni (dal capo del dipartimento legale del governo, Jonathan Jones, all’avvocato generale per la Scozia, Richard Keen) e rimostranze all’interno dello stesso partito conservatore di Johnson. Ma alla fine il testo è stato approvato, anche se i parlamentari hanno imposto che sia l’aula a decidere caso per caso quando si può trasgredire agli accordi con Bruxelles. Von der Leyen ha aspettato fine settembre e poi ha intrapreso l’azione legale che aveva preannunciato, e sulla quale del resto spingevano paesi come la Francia.

Comincia ora una procedura di infrazione. Del resto, l’accordo di uscita prevede una fase di transizione (che è quella in cui ci si trova ora, e che scade con il finire del 2020) e in questo frangente è ancora la Corte di giustizia europea il luogo deputato a sciogliere eventuali controversie.

Ora che la lettera-monito è stata spedita, il Regno Unito ha ancora un mese per replicare all’avviso dell’Unione europea.

Proprio questo mese è decisivo per raggiungere un accordo sulla fase post Brexit, che era atteso per metà ottobre. E infatti Londra e Bruxelles hanno continuato a negoziare in queste settimane un patto commerciale che entrasse in vigore dopo l’uscita definitiva del Regno Unito. Mentre il piano di Johnson è stato inteso come un tentativo di alzare la posta nei negoziati, e di ottenere qualcosa in più su temi come la pesca e gli aiuti di stato, la contromossa europea è da intendersi più come un tentativo di sbloccare lo stallo dei negoziati che di interromperli. Infatti l’Ue non ha mai abbandonato i tavoli, e c’è chi - come il premier olandese Mark Rutte - fa notare che «la procedura di infrazione è più una mossa amministrativa che politica». Insomma, se mai Londra dovesse uscire senza accordi, Bruxelles in fondo non ha alcuna intenzione di assumersene la colpa.

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