Dopo la Brexit, che ha reso più flebili i legami con Parigi e Berlino (per Roma il discorso è diverso), c’è il ritorno alla “relazione speciale”, secondo la famosa ed abusata definizione di Wiston Churchill, tra Usa e Gran Bretagna e più in generale di un rafforzamento dei legami con i paesi della cosiddetta “anglosfera” (Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Australia e Nuova Zelanda).

Alleanza di un sentire e di radici comuni da usare oggi soprattutto nelle pianure dell’Ucraina, per contenere le ambizioni imperiali della Russia e nel quadrante dell’Asia-Pacifico con la Aukus (unione tra Australia, Uk e Usa) per opporsi, anche con i sommergibili nucleari di fabbricazione americana forniti a Canberra, alle mire espansionistiche di Pechino.

Il rischio diplomatico sullo sfondo di questa visione geopolitica è che la “relazione speciale” si trasformi in una sorta di “dipendenza speciale” per Londra da quando il governo di Sua Maestà non può più presentarsi a Washington come il più fedele alleato dell’Unione europea (uno dei maggiori mercati globali), né a Bruxelles come il membro europeo con le relazioni più strette, economiche e militari, con Washington.

Venuta meno questa possibilità di giocare abilmente su due piani, la visita del premier britannico Rishi Sunak a Washington, dove oggi, incontrerà per un bilaterale il presidente Joe Biden, assume i contorni, al di là della retorica, di un paese europeo, tra i tanti del Vecchio Continente, che cerca di accreditarsi con il paese leader dell’Occidente per rafforzare la sua immagine interna (appannata dopo il voto amministrativo non particolarmente lusinghiero) ed internazionale.

Gli obiettivi di Sunak

L’ambizioso piano britannico di trasformare il paese nella “Singapore sul Tamigi” pare procedere con difficoltà.

Poste queste premesse realistiche del peso reale di Londra dopo i fasti dell’era imperiale, l’obiettivo strategico del premier britannico sarà quello di rafforzare i legami fra le imprese britanniche e statunitensi e costituire una nuova alleanza economica transatlantica per competere con Russia e Cina.

Regno Unito e Stati Uniti devono rafforzare i loro legami commerciali, ha spiegato Sunak durante il volo verso gli Usa, affinché siano tanto forti quanto gli stretti legami militari e di intelligence di cui hanno goduto per decenni.

«Proprio come l'interoperabilità tra i nostri eserciti ci ha dato un vantaggio, una maggiore interoperabilità economica ci darà un vantaggio cruciale ne prossimi decenni», ha dichiarato Sunak. A cosa si riferisca il premier britannico in particolare non è chiaro e forse lo sapremo solo nelle prossime ore nel corso della visita alla Casa Bianca.

Intelligenza artificiale

Di certo alla vigilia dell’incontro tra gli obiettivi del premier inglese c’è anche quello di far assumere alla Gran Bretagna un ruolo guida e la sede di riferimento dello speciale organismo nella regolamentazione dell'intelligenza artificiale. Londra ha perso molte agenzie europee (con il relativo indotto) con la Brexit come quella strategica, in tempi di Covid19, del farmaco passata, dopo un duello con Milano, ad Amsterdam.

Al democratico Biden inoltre il conservatore Sunak metterà sul piatto un forte sostegno politico e militare all'Ucraina soprattutto ora che la situazione si è complicata dopo l'attacco alla diga di Kakhovka, definito dal premier "il più grande attacco alle infrastrutture civili in Ucraina dall'inizio della guerra".

L’anglosfera non basta

Ovviamente l’anglosfera non basta per affrontare le sfide globali dei paesi autocratici e quindi Londra e Washington si aprono a loro volta a legami a geometria variabile come il Quad (tra Usa, Australia, Giappone e India) nel Pacifico o quella tra Roma e Londra basato su forti legami economici e partnership nel settore della difesa.

«I rapporti italo britannici stanno diventano sempre più forti, siamo Paesi che condividono gli stessi valori e siamo sulla stessa linea dall'Ucraina all'ambiente, nel cuore del G7 e della Alleanza atlantica, oggi c'è un vero e proprio slancio politico italo britannico».

Così Lord Edward Llewellyn, ambasciatore britannico in Italia e dal 2010 al 2016 Downing Street Chief of Staff del premier David Cameron, in occasione del King's Birthday Party, il National Day britannico, che si è tenuto martedì sera a Milano alla presenza del sindaco di Milano, Giuseppe Sala.

Un evento per rinsaldare i rapporti soprattutto economici tra le comunità degli affari dei due paesi, ma anche per uscire dalle secche in cui Brexit ha condotto inopinatamente Londra.

© Riproduzione riservata