Continuano gli scontri a Gaza, dove domenica in tarda serata ha avuto ufficialmente inizio il Ramadan. 

I tentativi di imporre un cessate il fuoco sono falliti e ora si teme che la tensione possa salire ulteriormente, dopo che gli agenti della polizia israeliana hanno limitato l’accesso ai fedeli alla moschea di al Aqsa durante la prima notte del mese sacro, provocando reazioni e scontri. 

Il primo ministro di Israele, Benjamin Netanyahu, ha dichiarato nei giorni scorsi che Israele avrebbe consentito la libertà di culto, entro i limiti delle esigenze di sicurezza. 

Anche la polizia israeliana ha rilasciato dichiarazioni affermando che avrebbe consentito l’osservanza delle preghiere del Ramadan in sicurezza sul Monte del tempo, mantenendo l’incolumità nell’area.

Tuttavia, nella notte di domenica, le forze israeliane hanno impedito a centinaia di fedeli musulmani di entrare nella moschea.

Migliaia di poliziotti israeliani sono schierati per le strade della Città vecchia per regolare gli accessi alla Spianata delle moschee e per far fronte a possibili scontri che potrebbero insorgere a causa del grande afflusso di fedeli musulmani. 

Un luogo conteso

La Spianata delle moschee, che gli ebrei chiamano Monte del Tempio, è il cuore delle controversie politico-religiose, perché di eccezionale importanza per la religione musulmana come per quella ebraica.

Si tratta di un’area contesa tra le comunità, che è stata palcoscenico di diversi scontri in passato, l’ultimo nel 2023, sempre durante il mese di Ramadan, quando le forze israeliane sono intervenute per disperdere manifestanti e fedeli radunati fuori dalla moschea, arrestando oltre 350 palestinesi.

Al Aqsa, nel corso degli anni, è diventata sempre di più il simbolo della repressione e delle violenze subite dai palestinesi durante gli anni di occupazione Israeliana, al punto da diventare simbolo anche dell’operazione lanciata da Hamas il 7 ottobre 2023: l’operazione Al Aqsa Flood. 

Hamas ha infatti più volte citato la protezione della moschea come giustificazione per i suoi attacchi, compreso quello che a ottobre ha dato via al conflitto armato che continua ancora oggi senza pause.

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