I violenti terremoti che hanno colpito il sud della Turchia e il nord-ovest della Siria il 6 febbraio scorso hanno causato devastazione e morte, provocando un drammatico numero di decessi e feriti oltre a danni incalcolabili alle infrastrutture in entrambi i paesi. Si tratta di un disastro che aggrava ulteriormente una situazione umanitaria già estremamente compromessa per milioni di persone e che indebolisce un sistema medico e sanitario già molto fragile e dipendente dagli aiuti umanitari.

Le persone hanno bisogno di tutto: rifugi, cibo, coperte, vestiti, kit igienici e assistenza medica. Inoltre, la mancanza di carburante, elettricità, acqua e servizi igienici adeguati contribuisce al deterioramento delle condizioni di vita e delle sofferenze della popolazione.

Il supporto

Medici Senza Frontiere, presente in Siria nord-occidentale anche prima del sisma, sta supportando 38 ospedali e strutture sanitarie nei governatorati di Idlib e Aleppo mentre 5 cliniche mobili sono in azione soprattutto in centri di accoglienza per offrire cure mediche agli sfollati, soprattutto i più vulnerabili, come donne incinte, bambini e anziani.

Tuttavia, l'insicurezza e le limitazioni all'accesso continuano a penalizzare enormemente la nostra capacità di fornire un’assistenza che possa rispondere adeguatamente alle necessità della popolazione e, ancora oggi, rappresentano una delle difficoltà principali: il grande volume di aiuti umanitari diretti in Siria rischia di essere oltremodo rallentato se non addirittura bloccato alle frontiere. Ad oggi, Bab Al-Hawa è il principale valico umanitario sostenuto dalle Nazioni Unite tra Turchia e Siria nord-occidentale, da cui possono entrare forniture mediche essenziali salvavita.

Il 13 febbraio, è stata annunciata l’apertura dei due ulteriori valichi di Bab Al-Salam e Al Ra’ee tra Turchia e nord-ovest Siria per un periodo iniziale di tre mesi: questo contribuirà senz’altro a garantire una consegna tempestiva ed efficace degli aiuti umanitari ma chiediamo a gran voce che siano resi disponibile più punti di accesso per l'ingresso nel nord-ovest della Siria.

L’appello

Chiediamo al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite il rinnovo incondizionato della risoluzione transfrontaliera UNSCR 2642 per periodi più prolungati di 6 mesi per consentire che la fornitura di aiuti umanitari nel nord-ovest della Siria sia garantita in maniera stabile. In quest’area risiedono oltre 4,4 milioni di persone, più della metà delle quali sono sfollati interni, precipitati in una crisi umanitaria profondissima e completamente dipendenti dagli aiuti umanitari e medici. In origine, il meccanismo di aiuti transfrontalieri avviato nel 2014, prevedeva quattro valichi: due in Turchia, uno in Giordania e uno in Iraq. Negli ultimi anni, il numero di rotte di consegna autorizzate si è progressivamente ridotto, lasciando operativo solo il valico di Bab al-Hawa.

Msf richiede con forza che l’arrivo degli aiuti umanitari sia garantito senza alcun ostacolo di tipo politico e senza il rischio di essere oggetto di interessi particolari, con l’unico obiettivo di contribuire ad alleviare le sofferenze della popolazione colpita.

Una situazione già al limite della sopravvivenza per buona parte della popolazione prima delle scosse del 6 febbraio e che oggi rischia l’effetto della catastrofe secondaria: chi non è morto sotto gli edifici crollati rischia di morire di freddo e di fame.

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