La strage nella scuola elementare di Uvalde, in Texas, che ha visto l’uccisione di 19 alunni e di due insegnanti da parte di un diciottenne armato di un fucile e di una pistola, ha nuovamente attizzato la mai sopita questione della libera circolazione delle armi sul suolo americano. Come spesso accade su quasi tutte le questioni scottanti, non c’è un dibattito vero e proprio, ma un muro contro muro.

Democratici e repubblicani

Da un lato i democratici guidati dal presidente Joe Biden che ha chiesto martedì sera con l’ennesimo appello accorato per attuare una “legge di buon senso” sulle armi. I numeri non sono dalla sua parte e nemmeno i precedenti: da vicepresidente di Obama ha tentato, inutilmente, di far approvare leggi sul controllo dei precedenti per chi acquista un’arma, un divieto totale sui fucili d’assalto e un bando anche sui caricatori aggiuntivi.

La risposta repubblicana, peraltro da parte del senatore texano Ted Cruz, che ha stoppato qualsiasi tentativo in questo senso in quanto sarebbe una “politicizzazione”. L’azzardo di Cruz, del governatore Greg Abbott e di altri repubblicani, è che la strage, come altre che l’hanno preceduta, sarà presto dimenticata.

Ad aprile Cruz ha anche tentato di forzare un voto per bloccare una risoluzione del dipartimento di giustizia contro le cosiddette “armi fantasma”, quelle pistole irrintracciabili create utilizzando le stampanti 3d. Andando quindi ben oltre la retorica delle “armi per le persone rispettose della legge”.

Il caso di Uvalde

Facendo un focus territoriale, possiamo osservare come Uvalde sia una cittadina di 15mila abitanti nell’area metropolitana di San Antonio, distante un paio d’ore di auto dal confine con il Messico, nota per aver dato i natali a John Nance Garner, vicepresidente di Franklin Delano Roosevelt e all’attore Matthew McConaughey, largamente ispanica (il 78 per cento degli abitanti si riconosce in questa definizione nel censimento del 2020) e governata da un sindaco, Don McLaughlin, esplicitamente repubblicano, che sul suo account Twitter se la prende con i migranti illegali e le restrizioni antiCovid.

Allargando un po’ il campo, vediamo che anche il deputato al Congresso Tony Gonzales, eletto nel 2020, ha posizioni simili. Il background è quello del classico bravo ragazzo conservatore: classe 1980, ex ufficiale dell’intelligence della Marina, reduce dell’Iraq e dell’Afghanistan, in servizio fino al 2019, padre di sei figli insieme alla moglie Angel, che è anche la sua più stretta collaboratrice.

Non è particolarmente conservatore (infatti il sindaco McLaughlin gli preferisce il deputato Chip Roy, ex capo dello staff di Ted Cruz e trumpiano di ferro) e tra le sue citazioni preferite ci sono l’ex presidente Ronald Reagan (“Ottenere la pace attraverso la forza”) e persino John McCain con il suo celebre “La Russia è una stazione di servizio camuffata da nazione”, ma anche gli auguri alla comunità cinese sull’anno lunare e la necessità di sostenere l’Ucraina.

Non mancano le polemiche sul confine sguarnito e “senza regole”, sui costi dell’amministrazione Biden e sulla “difesa della vita”. Il 27 gennaio scorso però, Gonzales twittava un endorsement da parte dell’Nra con la frase roboante «La sinistra radicale vuole prendere le vostre armi. Non finché ci sarò io!». Non stupisce quindi, che in questo curioso mix di posizioni ci sia anche questo.

Secondo il portale OpenSecrets, tra i suoi finanziatori c’è il Fondo d’investimento BlackStone insieme a organizzazioni repubblicane e altre associazioni riconducibili al mondo della finanza e alla lobby dei combustibili fossili. Ma c’è un gruppo demografico che lo sostiene fortemente ed è quello dei pensionati, che gli hanno versato 546mila dollari in donazioni individuali.

A vedere questo spaccato, quindi, appare chiaramente come il favorire l’assenza di restrizioni nell’acquisto di armi sia un approccio fatto per compiacere in primis un tipo di elettorato e non qualche oscura lobby.

Peraltro il distretto non è nemmeno particolarmente blindato: nel 2020 il presidente Trump ha battuto di misura Joe Biden con il 50,2 per cento contro il 48 per cento. Per quanto riguarda la sparatoria della scuola, Gonzales ha espresso in un’intervista alla Cbs un sincero dolore, aggravato dal fatto che una sua collaboratrice ha due figli che frequentano l’istituto dov’è avvenuto il massacro.

Ha espresso quindi sostegno alle strutture di salute mentale, dato che secondo le prime ricostruzioni il responsabile della sparatoria Salvador Ramos ha avuto seri problemi di salute mentale per tutta la sua vita. Questo però non gli ha impedito di procurarsi un’arma, anzi due, non è chiaro se legalmente o meno.

Lo scorso 10 maggio il senatore democratico Chris Murphy insieme al collega repubblicano Bill Cassidy hanno presentato un nuovo disegno di legge per potenziare le strutture di cura a livello federale che potrebbe avere buone chance di passare, qualora l’ala conservatrice moderata dei repubblicani decidesse di sostenerlo.

Gonzales però dimostra come sulle armi la sponda bipartisan sia assolutamente impossibile, anche quando gli eventi luttuosi toccano da vicino. Probabile che quindi Uvalde diventi l’ennesimo episodio di una lunga serie di stragi che non hanno sortito effetti sulla regolamentazione delle armi.

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