«La situazione sta peggiorando qui a Gerusalemme est». Murad Samara abita in un villaggio non lontano da Nablus e monitora, spesso ospitando anche attivisti internazionali, l’occupazione dei coloni. E negli ultimi giorni le incursioni sono diventate più frequenti e ancor più violente.

Alla situazione già tesa si è aggiunta, poi, la presenza dell’Idf che ha aperto il fuoco sui cittadini palestinesi inermi. «Solo nella notte tra martedì e mercoledì sono stati uccisi due uomini», racconta Murad. «Uno nel villaggio di Masafer Yatta, dove il sedicenne Amjad Hushya è stato ferito gravemente ed è poi morto in ospedale, l’altro a Meitar, vicino Hebron, dove Samer al-Zagharna di 24 anni è stato falciato da una raffica di proiettili».

Campo di battaglia

La Cisgiordania sta diventando sempre di più il nuovo campo di battaglia di Israele, l’Idf chiude un occhio su tutti i soprusi che vengono commessi ogni giorno. «Ci sono alcuni villaggi che sono stati completamente isolati da qualsiasi fornitura d’acqua – spiega ancora Murad – e per questo è morto del bestiame prezioso. Gli abitanti hanno protestato pacificamente, chiedendo di ripristinare le tubature, ma gli è stato risposto con le mazze chiodate».

L’isolamento idrico di alcune comunità palestinesi è diventato tanto grave che qualche giorno fa l’associazione israeliana Rabbis for Human Right, grazie a un finanziamento privato, ha portato quattro cisterne di acqua al villaggio di Ras al-Ain, per consentire alla comunità di sopravvivere. «Si spera che quest'acqua possa aiutare le famiglie a rimanere sulle loro terre, a nutrire le loro mandrie e a vivere dignitosamente», dice la rabbina Ruti Baidatz: «Giustizia significa soddisfare i bisogni primari. Siamo grati a coloro che si schierano al nostro fianco nel sostenere il diritto di ogni comunità a vivere in pace e con l’accesso ad acqua, cibo e cure».

Ma l’intervento dell’associazione è solo un’eccezione e lo sarà sempre di più, soprattutto perché il governo israeliano sta approvando una legge che limiterebbe i finanziamenti pubblici dall’estero alle Ong.

Intanto, però, la furia dei coloni si abbatte ogni giorno su tutto il territorio. Ieri, nella zona di Ramallah una decina di persone ha appiccato un incendio a una delle case del villaggio, iniziando a lanciare pietre verso le finestre e le auto dei residenti. E quando l’Idf è intervenuto non ha fermato nessuno dei cittadini israeliani, ma ha sparato contro i palestinesi che cercavano di spegnere il fuoco. «Sono rimaste ferite sette persone – ha detto Murad Samara - di cui alcune in maniera grave. Ormai, non c’è alcun ritegno».

Qualche giorno fa gli uomini dell’Idf hanno tentato di rimuovere un insediamento creato improvvisamente dai coloni e questi si sono rivoltati contro l’avamposto dell’esercito, innescando la reazione sia di Benjamin Netanyahu sia del ministro della Difesa Israel Katz. Non hanno detto niente, invece, i falchi del governo, Bezalel Smotrich e Itamar Ben-Gvir.

Ma ora l’atteggiamento dell’Idf è molto cauto nei confronti degli abitanti israeliani, cui è concesso di osare sempre di più. «Per mesi, per anni nessuno ha detto una sola parola ai coloni che strappavano ai palestinesi il terreno, zolla dopo zolla», spiega il giornalista Karim Abed.

«È chiaro che intervenire all’improvviso ha fatto scattare la loro rabbia. Solo che mentre contro una folla furiosa israeliana è stato usato il guanto di velluto e solo cinque persone sono state arrestate e subito rilasciate, contro i palestinesi che protestano legittimamente, invece, vengono usati i proiettili».

L’obiettivo del governo israeliano è conquistare sempre più porzioni di Cisgiordania e lo sta facendo soprattutto da quando la guerra a Gaza si è ulteriormente intensificata. Sperando che tutta l’attenzione fosse sulla Striscia prima e sull’Iran, poi, Israele usurpa sempre più terreno mandando avanti i coloni. E tra loro, in particolare, in prima linea ci sono i bambini.

«Durante l’assalto dei coloni a Kafr Malik – spiega ancora il giornalista Abed – è rimasto ferito un ragazzino ebreo di 14 anni, che era lanciato contro i palestinesi armato di pietre e mazza. E non è la prima volta. Sempre più spesso, infatti – dice Abed - vediamo ragazzini anche piccoli che, seguendo l’esempio degli adulti, si muovono in gruppo e vanno ad appiccare incendi o a spaccare le auto».

Ventidue nuove colonie

La Cisgiordania sembra terra di nessuno. O forse, ormai, è più terra israeliana che palestinese, ma di certo non c’è ombra di controllo e giustizia. Persino Hamas, che negli ultimi mesi si è rinforzato in tutto il West Bank, non ha rilasciato dichiarazioni su quanto sta accadendo negli ultimi giorni.

«Dopo l’incursione a Kafr Malik – ha aggiunto Murad Samara – il giorno dopo i coloni sono tornati al villaggio e hanno ripreso il linciaggio lì dove avevano interrotto prima dell’arrivo dell’esercito. E questo è il segnale che non c’è più argine verso la loro politica di espansione».

A maggio la Knesset ha approvato la costruzione ufficiale di altre ventidue nuove colonie che sorgeranno su terra palestinese. «In alcune zone i lavori sono già iniziati – dice ancora Murad – per esempio a Homesh e Sa-Nur, altre, invece, dovranno sorgere dove attualmente ci sono le nostre case. Questo significa che sono in programma nuove espropriazione violente e demolizioni ingiustificate. E noi saremo sfrattati o uccisi».

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