Gli Stati Uniti stanno sviluppando nuove modalità di evacuazione in funzione anti-terrorismo. Potenziali minacce da parte dello “Stato Islamico dell'Iraq e del Levante”, la branca dell'Isis che opera in Afghanistan spesso in conflitto con i Talebani, stanno costringendo a cambiare strategia per il trasporto delle persone all’aeroporto, spiega un alto funzionario degli Stati Uniti all’agenzia Associated Press. Per questo motivo verranno comunicate istruzioni specifiche a chi deve recarsi all’aeroporto. Non sono stati dati altri dettagli sulla minaccia da parte dell’Isis, ma la ritengono significativa anche se non sono ancora stati confermati attacchi. 

La presenza dei combattenti talebani a Kabul è diminuita e la città sembra più calma del solito. Così l’inviato della Bbc Secunder Kermani ha descritto la situazione della capitale afghana nel primo giorno lavorativo della settimana. Banche e uffici governativi continuano a rimanere chiusi. L’area dell’aeroporto rimane però un’eccezione.

Le persone vengono schiacciate fino a morire, testimonia l’inviato di Skynews, Stuart Ramsay, che racconta di aver visto tre persone che venivano coperte con un telo bianco. Oggi la situazione sta diventando rischiosa per chi è all’aeroporto in cerca di fuga. Sarebbero morte tre persone. Ramsay ha definito questa giornata diversa dalle altre: «I soldati si sono trovati a salvare vite. In prima fila le persone venivano schiacciate fino alla morte», si legge su Skynews. Sono arrivati medici e barelle, i soldati hanno spruzzato acqua sulla folla per ridurre al minimo gli svenimenti a causa del caldo. «Questo sarebbe un ritiro controllato dall’Afghanistan? A me sembra solo morte».

Intanto altri leader talebani sono arrivati a Kabul, dal Qatar, luogo dell’accordo tra Talebani e governo statunitense. Abdullah Abdullah, alto funzionario del governo deposto di Ashraf Ghani, ha pubblicato sulla sua pagina Facebook una foto con l’ex ambasciatore talebano in Arabia Saudita Shahabuddin Delawar, l'ex ministro degli interni talebano Mullah Khairullah Khairkhwa e altri.

Avviso di sicurezza

L’Ambasciata statunitense a Kabul ha lanciato un avviso di sicurezza: «Consigliamo ai cittadini statunitensi di evitare di recarsi in aeroporto e ai gate, a meno che non ricevano istruzioni individuali di raggiungere la struttura da un rappresentante del governo degli Stati Uniti», si legge sul sito della sede diplomatica. Si parla di «potenziali minacce alla sicurezza fuori dai cancelli».

L’allarme arriva a neanche un giorno dal discorso del presidente Joe Biden, che ieri sera, davanti alla stampa, ha difeso la sua linea e assicurato l’evacuazione di tutti i cittadini statunitensi e di tutti gli alleati afghani. Le stesse raccomandazioni sono state fatte dalla Svizzera e dalla Germania.

I Talebani hanno attribuito la responsabilità della situazione dell’aeroporto di Kabul alle potenze straniere, che hanno dimostrato di non avere piani di evacuazione migliori.

All’aeroporto la situazione è drammatica da diversi giorni. Sono migliaia le persone in attesa di fuggire dal paese, ma continuano a diminuire i testimoni sul campo. Molti giornalisti sono evacuati da Kabul, tra questi anche la giornalista della Cnn Clarissa Ward, che ha raccontato per diversi giorni la situazione fuori dall’aeroporto.

Migliaia di afghani si sono accampati davanti al gate del Regno Unito mentre sono molte di più le persone davanti a quello statunitense. Molti non possiedono nemmeno i documenti per poter viaggiare. Questo il racconto del corrispondente della Bbc, Secunder Kermani. 

Rsf chiede l’evacuazione dei giornalisti afghani

Reporter senza frontiere (Rsf) ha chiesto al presidente degli Stati Uniti Joe Biden di evacuare i giornalisti afghani che si trovano in pericolo, organizzando un piano d’azione speciale. Gli Stati Uniti, secondo l’associazione, si starebbero concentrando solo sulle evacuazioni dei cittadini e dei collaboratori. E ciò «sta bloccando l’evacuazione di chi è nelle liste delle persone in serio pericolo». Rsf racconta delle decine di richieste pervenute. «Il problema oggi non è ottenere un visto o sedersi sull’aereo, ma permettere a queste persone di raggiungere gli aerei», ha denunciato.

Nessun riconoscimento

La presidente della Commissione europea chiede ai paesi membri di non dare alcuna legittimazione al movimento talebano«Con i talebani non ci sono colloqui politici, nessun riconoscimento per i talebani», ha detto Ursula von der Leyen. L’Unione europea ha contatti con i talebani in questo momento solamente per questioni organizzative, «perché abbiamo bisogno di agevolare l'uscita delle persone a Kabul, i contatti operativi sono necessari, per salvare vite, ma questo è totalmente diverso da colloqui politici», ha dichiarato.

Nuovo governo?

Secondo quanto riportato dai media locali, il mullah Abdul Ghani Baradar, numero due e co-fondatore del movimento, è arrivato a Kabul ieri sera con una delegazione per le consultazioni sul nuovo governo: «Incontrerà altri leader del Jihad e politici per un nuovo governo inclusivo», ha detto un funzionario talebano ad Afp. Baradar è arrivato in Afghanistan lo scorso 17 agosto, rientrato dal Qatar dove dirigeva l’ufficio politico.

Fonti afghane dicono che, nonostante i colloqui, l’Emirato non annuncerà nulla sul nuovo governo fino al 31 agosto, cioè fino a quando gli Stati Uniti non si saranno ritirati definitivamente.

Si è unito al movimento talebano anche il fratello di Ashraf Ghani, ex presidente fuggito negli Emirati arabi uniti. Ha giurato fedeltà al gruppo, davanti a Khalil Haqqani, capo dell’Haqqani network, considerata dagli Usa un’organizzazione terroristica e ormai parte integrante dei Talebani. Su Haqqani gli Stati Uniti hanno messo una taglia da 5 milioni di dollari.

Frontiere

È lunga 40 chilometri la barriera che è stata costruita dalla Grecia al confine con la Turchia, con l’obiettivo di fermare l’eventuale ondata migratoria di afghani. Michalis Chrisochoidis, ministro della Protezione dei cittadini, ha giustificato così la decisione: «Non possiamo aspettare passivamente il possibile impatto. I nostri confini rimarranno inviolabili». Il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ha commentato che «una nuova ondata di migrazione è inevitabile se le misure necessarie non vengono prese in Afghanistan e in Iran».

© Riproduzione riservata