Il cuore di Hulk Hogan si è fermato. L'annuncio della sua morte ha contribuito a riaccendere i riflettori su un legame, ancora poco discusso in Europa, eppure tanto significativo: quello tra Donald Trump e la cultura che emerge dal mondo del wrestling e della galassia dell’Ultimate Fighting Championship (UFC).

In particolare, tale organizzazione presenta e difende una certa visione dell’America fino a farne un vero e proprio manifesto politico e culturale. Hulk Hogan, non a caso sostenitore di Trump, eroe del wrestling degli anni '80 e '90, con numerosi ritorni in campo negli anni 2000, è stato un precursore della cultura dello spettacolo muscolare e testosteronica che sta rapidamente diventando sempre più influente nel mondo conservatore statunitense.

La sua morte chiude un'era ma, allo stesso tempo, ne evidenzia la continuità sottolineando quanto i “prodotti” della cultura popolare siano spesso in grado di indicare in maniera molto approfondita cambiamenti culturali e sociali in atto.

La relazione tra Trump e l’UFC

Hogan, come Trump, ha costruito la sua carriera su un personaggio istrionico e iperbolico che incantava le arene. Quelle arene che hanno poi messo al centro un ottagono con la nascita dell’UFC, ad inizio degli anni ’90.

La scelta di un ottagono recintato aveva come obiettivo quello di creare una competizione dove potessero scontrarsi cultori di diverse arti marziali per poter determinare quale fosse la più efficace in un combattimento reale senza eccessive regole restrittive. Si applicavano i principi brasiliani del vale tudo che, a causa delle regole blande, contribuivano a creare degli incontri a volte particolarmente violenti e in cui gli atleti potevano ferirsi anche in modo grave.

La leggendaria famiglia brasiliana dei Gracie, con un suo rappresentante (Royce Gracie), riuscì a dimostrare la superiorità del Jiu-Jitsu brasiliano sulle altre arti marziali.

La relazione fra Trump e l’UFC, oggi la più importante organizzazione di arti marziali miste al mondo, è di lunga data. Dana White, il potente presidente dell’UFC, è un amico personale di Trump e di recente è stato cooptato anche nel board di Meta da Mark Zuckerberg, altro cultore del Jiu-Jitsu brasiliano. Come è stato sottolineato da Karim Zidan, «esiste una relazione simbiotica tra la controcultura di destra codificata al maschile, che l’UFC rappresenta, e le fortune politiche di Trump».

Conservatorismo combattente

Ci sono infatti pochi dubbi sul fatto che l’UFC, con i suoi eventi e la sua enfasi sulla mascolinità, offra a Trump la possibilità di avere un palcoscenico per esaltare la sua immagine di leader forte e anti-establishment. Tale relazione è stata enfatizzata di recente, in maniera probabilmente definitiva, quando è stato lo stesso Trump a proporre di organizzare un evento dell’UFC sul prato della Casa Bianca per celebrare i 250 anni dell’indipendenza statunitense.

Tale evento rappresenterebbe non solo uno spettacolo, ma l’esempio forse più evidente della fusione tra politica e società dello spettacolo tipica dell’approccio trumpiano che sfugge alle tradizionali categorie politiche.

Uno spettacolo dove il «Fight! Fight! Fight!» trumpiano potrebbe manifestarsi davanti alla più importante istituzione del paese. Si tratta di una nuova culture war intrapresa dal mondo conservatore statunitense che non passa, come quella in atto da anni nel mondo giudiziario, dalla produzione di opere, intellettuali e giuristi in grado di reagire al dominio liberal.

Linda McMahon, oggi segretaria dell'Istruzione degli Stati Uniti, tra il 1980 e il 2010 è stata amministratrice delegata della World Wrestling Entertainment (WWE), una federazione di wrestling di proprietà di suo marito Vince McMahon.

In questo caso, i personaggi dell’UFC diventano i nuovi alfieri di un conservatorismo combattente che si oppone a una cultura progressista che viene descritta come ossessionata dal “politicamente corretto” e fisicamente debole («Weak! Weak! Weak!»).

La morte di Hulk Hogan e l’ascesa dell’UFC ci ricordano quanto l’intreccio tra politica, intrattenimento e cultura popolare non sia un fenomeno nuovo. Si tratta di fenomeni che continuano ad influenzare e a plasmare la mentalità e l’anima dell’America, in una battaglia dal sapore cosmico che viene combattuta nelle urne, nelle arene e sull’ottagono dell’UFC.

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