Donald Trump è stato incriminato per la terza volta in meno di cinque mesi. Questa volta l’atto verte sul suo ruolo nel tentativo di sovvertire il risultato elettorale delle presidenziali del 2020. Quattro i capi d'accusa contestati, tra cui il più grave, messo al primo posto, quello di «aver cospirato per frodare gli Stati Uniti».

Se condannato in seguito all'incriminazione per l'assalto a Capitol Hill del 6 gennaio rischia un massimo di 55 anni di reclusione. Le tre incriminazioni contro l'ex presidente americano, così come le eventuali condanne, non lo escludono dal correre per la Casa Bianca. Per il tycoon si sommano un totale di 78 capi di accusa.

Trump si è rivolto ai suoi sostenitori in video: «Nel 2024 vinceremo la Casa Bianca e renderemo l'America ancora grande. Non ho dubbi su questo. Mi attaccano da sinistra e da destra, i marxisti, i comunisti e i fascisti, ma noi non solo sopravviveremo, saremo più forti che mai. Abbiamo vinto nel 2016, abbiamo avuto un'elezione truccata nel 2020 e vinceremo» nel 2024.

Il merito dell’atto

Il terzo atto ha seguito il percorso degli altri due: a fine marzo Trump aveva anticipato la sua incriminazione a New York per il pagamento in nero a due donne pronte a rivelare nel 2016 la relazione extraconiugale con l'allora candidato presidente. Poco dopo l'atto era diventato ufficiale.

Poi a giugno era successo a Miami, Florida, quando il tycoon aveva anticipato le mosse della procura, gridando all'ennesima "caccia alle streghe". E l'incriminazione era arrivata, quella volta per 37 reati, legati al trasferimento illegale di documenti riservati dalla Casa Bianca al resort di Trump, a Mar-a-Lago.

L’accusa notificata stanotte, però, è di gravità ancora maggiore. Il super procuratore federale Jack Smith, nominato dal dipartimento Giustizia per fare luce sull'insurrezione del 6 gennaio 2021 presuppone infatti il tentativo di "frodare" gli Stati Uniti.

Nessun presidente in carica o ex, prima di Trump, era mai stato incriminato per reati penali. Il tycoon è stato incriminato addirittura tre volte. L’ex inquilino della Casa bianca ha respinto le accuse, ribadendo di non aver fatto niente di male.

Gli altri tre reati contestati riguardano il tentativo di interrompere una procedura ufficiale; al punto quarto, di aver preso parte a un piano per negare al popolo i diritti civili fissati dalla legge o dalla Costituzione. «Ciascuno di questi complotti - si legge nell'atto di incriminazione - è stato costruito sulla base di informazioni false diffuse dall'imputato, prendendo di mira una funzione fondamentale del governo federale degli Stati Uniti: il processo di raccolta, conteggio e certificazione dei risultati delle elezioni presidenziali».

Ma i tentativi di Trump di bloccare la certificazione della vittoria del suo rivale, Joe Biden, non sono finiti qui, almeno dal punto di vista giudiziario: il tycoon dovrebbe essere incriminato anche dalla procura di Fulton County, Georgia, per aver tentato di ribaltare il risultato elettorale di quello Stato chiave nella corsa presidenziale. L'atto di incriminazione verrà presentato probabilmente questo mese.

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