ByteDance, proprietaria di TikTok, trasferirà le operazioni americane della app a un’azienda con sede negli Stati Uniti per evitare la cacciata da parte dell’Amministrazione Trump. È l’ultimo episodio di uno scontro epocale. Mentre l’occidente sognava uno spazio virtuale senza confini, la Cina ha costruito una portentosa rete autoctona
- La Cina conta ormai 900 milioni di netizen che dipendono totalmente dallo smartphone per qualunque aspetto della vita quotidiana. La giornata tipo del quarantenne Lian Qin è scandita dalle app.
- Dalla fine degli anni Novanta il regime ha creato piattaforme alternative a quelle americane e le ha imposte attraverso le infrastrutture e l’alfabetizzazione digitale.
- I recenti provvedimenti dell’amministrazione Trump contro TikTok e altri operatori cinesi descrivono un mondo virtuale sempre più polarizzato e sovranista, in cui i dati non fluiranno più liberamente lungo le autostrade digitali.
La sveglia di Lian Qin inizia a suonare. Sono le 7 del mattino. Il primo gesto del quarantenne cinese è prendere in mano il cellulare e controllare i “momenti” su WeChat (equivalgono ai nostri newsfeed di Facebook). Una volta in piedi scorre qualche video su Douyin, la versione di TikTok sul territorio cinese, mentre fa colazione e si lava i denti. Si accorge di aver finito gli integratori che assume al mattino e allora sfiora con il dito l’icona di Ele.me, la app di delivery di Alibaba: cerca i



