Il Pentagono sospende i cyberattacchi contro Mosca, mentre il presidente torna a bullizzare il leader di Kiev: «Il ragazzo cambi posizione». Al discorso sullo stato dell’Unione il tycoon promette di «dire le cose come stanno». E intanto valuta la sospensione dell’invio di armi
Quando Volodymr Zelensky ha detto che la pace con la Russia «è molto, molto lontana» ha fatto «la peggiore dichiarazione che potesse fare», ha scritto Donald Trump nel solito ben congegnato sfogo su Truth, commentando la missione del presidente ucraino a Londra, che non poteva passare senza un’aggressione del presidente.
«L’America non lo tollererà ancora a lungo», ha aggiunto Trump, che ha accusato Zelensky di non volere davvero la pace finché ha l’appoggio degli Stati Uniti, e ha deriso l’Europa perché sostiene l’Ucraina, ma soltanto nella misura in cui ha l’appoggio americano: «Probabilmente non una grande dichiarazione in termini di dimostrazione di forza alla Russia».
Così si è espresso il presidente che venerdì scorso ha inflitto un’umiliazione storica a Zelensky nello Studio Ovale e la cui politica ora è «largamente allineata alla nostra», come ha certificato il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov. Il fine settimana è stato dominato dalle reazioni alla clamorosa imboscata e alla reazione di un’Europa a trazione franco-britannica, ma anche dalla esplicita radicalizzazione delle posizioni della Casa Bianca.
Da Elon Musk in giù, ora tutta l’amministrazione ripete con precisione i punti della propaganda di Mosca sulle colpe della Nato che sono all’origine della guerra e sulla necessità di liberarsi di Zelensky per arrivare a un accordo di pace.
Il segretario del Tesoro, Scott Bessent, ha aggiunto un tassello alla controstoria degli ultimi giorni: Zelensky aveva già accettato l’accordo sui minerali, ma una volta a Washington ha fatto saltare tutto e provocato l’escalation retorica di Trump e J.D. Vance.
Lo stato dell’Unione
Ma Trump ha preparato la sua «big night» di martedì 4, quella in cui davanti al Congresso dirà «le cose come stanno», con alcune manovre più rivelatrici di molte parole. La prima è l’interruzione, da parte del Pentagono, delle attività offensive di spionaggio nei confronti della Russia. Il regime di Vladimir Putin continua le sue abituali operazioni di penetrazione cibernetica – recentemente hacker riconducibili al Cremlino hanno aggredito sistemi di sicurezza di ospedali, le attività non hanno sosta – ma la necessità della Casa Bianca in questa fase è mostrarsi disponibile ad assecondare gli umori dello zar, perciò occorre offrire concessioni.
Quando si sono diffusi sui media i resoconti della decisione del Pentagono, i funzionari della Casa Bianca si sono affrettati a spiegare al Washington Post che si tratta solo di una sospensione temporanea per propiziare il negoziato dopo la rottura con Zelensky, ma in realtà il dipartimento della Difesa sta lavorando da settimane alla misura.
La decisione non è stata confermata ufficialmente ma il segretario della Difesa, Pete Hegseth, non ha resistito a rispondere su X al commento urticante di Hillary Clinton («Non vorremmo urtare i sentimenti di Putin», ha scritto commentando la notizia) con una foto della stessa Clinton che, da segretario di Stato, ride con Sergej Lavrov mentre insieme spingono il bottone del reset delle relazioni fra Stati Uniti e Russia. Una conferma implicita dell’iniziativa.
In alcuni casi, questo tipo di tregue cibernetiche ha propiziato i negoziati fra potenze in conflitto, ma non si sa se sia stata un’iniziativa concordata con Mosca né se ci siano state rassicurazioni da parte del Cremlino, per quello che potrebbero valere. Lo scorso anno la direzione dell’intelligence americana ha dichiarato che al Russia rimane una minaccia cibernetica globale.
«Le armi non sono illimitate»
L’altra iniziativa di Trump riguarda l’afflusso di armi. Dopo la sfuriata con Zelensky il presidente ha minacciato di interrompere gli aiuti verso Kiev, e ha incontrato i vertici della segreteria di Stato, del Pentagono e degli apparati per la sicurezza nazionale per discutere delle forniture militari. Il flusso è già stato limitato. L’ultima spedizione di armi risale a 50 giorni fa e dei fondi autorizzati dal Congresso rimangono meno di 4 miliardi di dollari. Alcuni ex funzionari dell’amministrazione Biden dicono che gli ultimi acquisti di armi fatti dall’Ucraina saranno spediti nel giro dei prossimi sei mesi.
La minaccia che ora agita Trump è forzare un’interruzione per mettere l’Ucraina in una posizione di debolezza e costringere l’Europa e gli altri alleati che hanno confermato il loro sostegno a Kiev, qualunque cosa faccia l’America, a dare seguito alle promesse. Il consigliere per la Sicurezza nazionale, Mike Waltz, ha reso l’idea del clima: «La pazienza del popolo americano non è illimitata, il nostro portafogli non è illimitato, e le nostre riserve di armi e munizioni non sono illimitate. Il tempo di parlare è ora».
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