Trump ricatta l’America con l’arma dello shutdown. «Via le agenzie sgradite»

La scadenza del 30 settembre incombe: senza un accordo al Congresso, il governo federale americano rischia lo shutdown, cioè la sospensione dei servizi non essenziali. Ogni anno questo vincolo autoimposto per contenere la spesa federale riaccende la tensione tra Casa Bianca e Congresso, ma un report dell’Office of Management and Budget (Omb) ottenuto dalla Cnn segna una rottura con il passato: in caso di “shutdown”, l’amministrazione Trump non si limiterà a sospendere il pagamento dei dipendenti, ma sta preparando licenziamenti permanenti, indirizzati ai programmi che non sono protetti da obblighi di legge o da fonti alternative di finanziamento. Trump all’Onu e il revival di “Don’t Look Up!” Dopo aver trasformato il regolatore federale delle telecomunicazioni in uno strumento politico per oscurare i contenuti televisivi sgraditi, l’amministrazione fa un’operazione analoga con l’ufficio budget, che invita tutte le agenzie federali a identificare le aree «non coerenti con le priorità presidenziali» e a pianificare «profonde riduzioni del personale». Ufficialmente si tratta di un deterrente, un’esortazione ai democratici a evitare il collasso, ma il sottotesto è chiaro: lo shutdown diventa un’occasione per riorganizzare lo Stato secondo i criteri trumpiani. Guerra e armi: la “svolta” di Trump su Kiev è una trappola per l’Europa, che ci casca Linea dura Il linguaggio usato nella nota che circola è indicativo. Definisce «folle» la posizione democratica, che insiste sull’estensione dei sussidi federali dell’Affordable Care Act, la legge sul sistema sanitario. Trump, dal canto suo, ha cancellato una riunione già fissata con i leader democratici Chuck Schumer e Hakeem Jeffries, segnalando la volontà di non concedere alcun margine di trattativa. La Casa Bianca punta a un rinnovo senza condizioni, da approvare così com’è. Ogni concessione sui temi sanitari sarebbe, secondo l’amministrazione, una capitolazione inaccettabile. Schumer ha definito il memo «un tentativo di intimidazione» e accusa Trump di usare i licenziamenti come arma politica. «Trump ha licenziato lavoratori federali dal primo giorno, non per governare ma per spaventare», ha dichiarato il leader democratico al Senato. Questo tentativo di ricatto politico si inserisce nella linea della drastica riduzione della burocrazia statale che Trump ha affidato a Doge, l’agenzia per la razionalizzazione dello stato federale che è finita in ombra dopo il burrascoso divorzio politico con Elon Musk, che era l’anima del progetto. Già a febbraio Trump aveva firmato un ordine esecutivo che obbligava le agenzie a stilare piani di riduzione permanente del personale. Alcuni dipartimenti hanno già licenziato migliaia di lavoratori, salvo poi richiamarne una parte di fronte al caos operativo che ne è seguito. Altri hanno scelto di rinviare o di ridurre l’impatto dei tagli. Questa circostanza si distingue per tempistica e modalità. La scadenza del bilancio diventa il cavallo di Troia per una “purga” istituzionale, che potrebbe avere conseguenze permanenti sull’organico federale. Non un congelamento temporaneo, ma un colpo durissimo alla capacità di erogare servizi. Dai dazi alla disoccupazione, tutti i disastri economici di Trump L’impatto sui cittadini Ogni shutdown ha effetti immediati sulla vita quotidiana: uffici pubblici chiusi, parchi nazionali sbarrati, ritardi nelle pratiche di immigrazione, sospensione di ispezioni alimentari e prestiti federali. Questa volta il rischio è ancora più alto: se i licenziamenti permanenti si concretizzeranno, interi settori dell’amministrazione potrebbero uscire debilitati per anni. Secondo le stime del Bipartisan Policy Center, in caso di shutdown sarebbero coinvolti circa 1,4 milioni di lavoratori “essenziali” che dovrebbero comunque presentarsi al lavoro, ma senza stipendio fino a nuovo stanziamento. Altri 900mila verrebbero messi in congedo forzato. La differenza è che questa volta molti di loro potrebbero non rientrare mai. Sindacati e osservatori hanno definito «autolesionista» la mossa: un’azione che priva il paese di competenze e che rischia di intasare i tribunali con cause di lavoro. Per Bobby Kogan, ex funzionario dell’Omb e ora analista del Center for American Progress, «è un ricatto: dateci quello che vogliamo, altrimenti faremo danni al paese». Nel tentativo di piegare gli avversari democratici, Trump potrebbe passare alla storia come il presidente che ha usato lo shutdown non solo come strumento di scontro, ma come arma di demolizione dello Stato federale. Attaccare, censurare, intimidire. Così Trump usa l’omicidio Kirk