Secondo Trump, la Cpi ha «intrapreso azioni illegali e infondate contro l'America e il nostro stretto alleato Israele». La Casa Bianca è contro le indagini della Corte sui presunti crimini di guerra commessi dai soldati americani in Afghanistan e contro i mandati di arresto per Netanyahu e Gallant. Tajani sul caso Almasri: «Forse bisogna aprire un'inchiesta sulla Corte penale internazionale e chiedere chiarimenti su come si è comportata»
Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha firmato un ordine esecutivo che introduce sanzioni alla Corte penale internazionale. Il provvedimento proibisce l'ingresso negli Stati Uniti ai funzionari, ai dipendenti e agli agenti della Cpi, nonché ai loro familiari più stretti e a chiunque sia ritenuto aver collaborato al lavoro investigativo della Corte. Il decreto prevede anche il congelamento di tutti i loro beni negli Stati Uniti. Un attacco all’Aia considerato senza precedenti.
Secondo Trump, la Cpi ha «intrapreso azioni illegali e infondate contro l'America e il nostro stretto alleato Israele». Nello specifico la Casa Bianca è contro le indagini della Corte sui presunti crimini di guerra commessi dai soldati americani in Afghanistan e contro il mandato di arresto per il premier israeliano Benjamin Netanyahu e l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant accusati di crimini di guerra anche loro per la guerra a Gaza iniziata lo scorso 7 ottobre.
Immediato il commento di Netanyahu che in settimana ha incontrato il tycoon alla Casa Bianca a Washington. «Grazie, Presidente Trump, per il suo coraggioso ordine esecutivo sulla Cpi. Difenderà l'America e Israele da un tribunale corrotto, antiamericano e antisemita, che non ha alcuna giurisdizione o base per impegnarsi in azioni legali contro di noi», si legge in un post pubblicato su X.
«La Corte penale internazionale ha condotto una campagna spietata contro Israele come prova per un'azione contro l'America. L'ordine esecutivo del presidente Trump protegge la sovranità di entrambi i paesi e i suoi coraggiosi soldati», ha aggiunto Netanyahu.
«La Corte penale internazionale condanna l'emanazione da parte degli Stati Uniti di un ordine esecutivo volto a imporre sanzioni ai propri funzionari e a danneggiare il loro lavoro giudiziario indipendente e imparziale», ha fatto sapere l’organismo internazionale su X.
Le parole di Tajani
Tramite un’intervista a La Stampa, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha criticato la Corte penale internazionale per il caso di Osama Njeem Almasri. Il capo della polizia giudiziaria di Tripoli è stato arrestato il 19 gennaio dalla Digos a Torino su mandato della Cpi per crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi a partire dal febbraio 2015. Successivamente è stato però scarcerato dalle autorità italiane il 21 gennaio ed è tornato a Tripoli.
La vicenda ha messo in imbarazzo la premier Giorgia Meloni e i ministri coinvolti, Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, e ha acceso anche lo scontro con la magistratura e la Corte dell’Aia la quale ha attaccato duramente l’Italia per aver liberato il torturatore libico.
«Forse bisogna aprire un'inchiesta sulla Corte penale internazionale e chiedere chiarimenti su come si è comportata», ha detto Tajani nell’intervista a La Stampa. «Con la Cpi vale quel che vale per l'Europa, non è che se sei europeista devi essere sempre d'accordo con tutto - continua Tajani -. Criticare non significa porsi contro le istituzioni. Trovo inoltre del tutto legittimo contestare certi atteggiamenti della Corte che ha preso decisioni politiche, le istituzioni sono fatte di uomini e se obietto per esempio che l'Onu si è mossa in ritardo sull'Ucraina non sto affatto contestando la funzione delle Nazioni unite».
Von der Leyen
A difesa della Corte è intervenuta anche la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. «La Cpi garantisce la responsabilità per i crimini internazionali e dà voce alle vittime in tutto il mondo. Deve poter contrastare senza limiti l'impunità globale», ha scritto su X. «L'Europa sosterrà sempre la giustizia e il rispetto del diritto internazionale», ha aggiunto.
Anche l’Olanda ha, dove ha sede la Corte, ha espresso il suo «rammarico» sottolineando come l’ente sia «essenziale per la lotta contro l’impunità».
Intanto 79 stati hanno firmato una dichiarazione congiunta che condanna la decisione del presidente Trump. Tra i firmatari della dichiarazione figurano quasi tutti i paesi dell'Ue (tra cui anche Francia, Germania e Spagna) , il Sudafrica che aveva portato Israele davanti alla Corte per genocidio, il Messico e il Canada. L’Italia è invece assente, dopo le polemiche di questi giorni relative al caso Almasri.
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