Il presidente vuole controllo totale sui soldati e prepara lo sfoggio di armi per glorificarsi. La Trump Card è l’ultima trovata in stile nordcoreano. Sabato manifestazioni in tutti gli stati
La vocazione autoritaria di Donald Trump si esprime in modalità sempre più nordcoreane.
Strapotere di intervento
Il presidente statunitense ha ingaggiato con il governatore della California, Gavin Newsom, una battaglia legale con pochissimi (e molto diversi) precedenti storici sul controllo della Guardia nazionale e sul dispiegamento delle forze militari regolari sul suolo nazionale, questione delicata che tocca il cuore della democrazia americana.
I Padri fondatori hanno preso diverse misure per evitare che il governo federale, controllando a suo piacere l’esercito, potesse tiranneggiare la popolazione che si era liberata del giogo della monarchia britannica, e ha distribuito l’autorità sull’uso della forza interna al livello degli stati.
Ora il presidente accampa prerogative di tipo monarchico per giustificare la decisione di inviare truppe, sostiene che le proteste violente originate dai raid di clandestini «costituiscono una forma di ribellione contro l’autorità del governo degli Stati Uniti» e minaccia di invocare l’Insurrection Act, cosa che darebbe alla Casa Bianca un potere di intervento pressoché illimitato.
Questo giovedì, nel settimo giorno di scontri e il secondo di coprifuoco, il capo della polizia di Los Angeles ha detto che la situazione «non è per nulla vicina» al livello di caos che imporrebbe un intervento militare. Newsom si è appellato ai tribunali, che decideranno su questa faccenda tutt’altro che formale: in gioco c’è la possibilità per il presidente di disporre dell’esercito sul suolo nazionale a suo piacimento, giustificando a posteriori le decisioni con qualche emergenza.
C’è una certa ironia nel fatto che il mondo MAGA, sempre pronto a trovare nel governo federale un germe autoritario che si serve dello stato di emergenza per manifestarsi apertamente, ora sostenga compatto il presidente che accumula poteri e si arroga prerogative.
Parata narcisista
La costruzione di un’immagine esplicitamente autoritaria passa anche per i gesti simbolici.
Sabato Trump avrà la parata militare nella capitale che desidera dal primo mandato e che non è parte della tradizione americana, almeno in tempo di pace: l’occasione è l’anniversario dei 250 anni della fondazione dell’esercito Usa, che coincide anche con il Flag day, la festa della bandiera.Ma soprattutto coincide con il 79esimo compleanno di Trump, che sta narcisisticamente trasformando l’occasione in una pomposa celebrazione di sé.
Secondo alcune indiscrezioni, a un certo punto della cerimonia riceverà anche una bandiera a stelle e strisce ripiegata, gesto che di solito si riserva alle famiglie dei soldati caduti in servizio. In questo modo, si consacrerà come leader e servitore supremo della nazione.
Nella Washington blindata per l’occasione sfileranno trenta carrarmati, 6.700 soldati, cinquanta elicotteri, decine di cavalli, per un costo stimato fra i 25 e 45 milioni di dollari.
Una fetta significativa dei fondi servirà alla riparazione delle strade dopo il passaggio dei cingolati.
Sarà una parata «spettacolare come nessun’altra» nella storia americana, ha detto Trump, ma nello show che avrà come centro della glorificazione la figura carismatica del presidente che sull’altra costa del paese combatte contro clandestini e insorti ci sono avversari a sinistra e a destra.
La protesta nazionale
L’associazione democratica 50501, specializzata in manifestazioni di piazza, ha organizzato il No Kings Day of Defiance, manifestazione contro la militarizzazione della democrazia che si svolgerà contemporaneamente in tutti i cinquanta stati, a partire naturalmente dalla capitale. Trump ha già promesso che reagirà «con forza» se le manifestazioni prenderanno una piega violenta.
Nel clima infiammato di scontro l’ereditiera di Walmart, Christy Walton, una delle donne più ricche d’America, ha annunciato la sua adesione all'iniziativa con un annuncio sulle pagine di diversi quotidiani.
Ma il presidente non è immune dalle critiche del suo partito. Secondo un’analisi della testata Politico, soltanto un piccolo gruppo di repubblicani al Congresso parteciperà alla parata a cui Trump tiene tanto. Ci saranno solo i suoi fedelissimi, mentre mancheranno i leader del Senato e della Camera.
Anche nella gestione dell’immagine presidenziale paranoia ed egocentrismo stanno raggiungendo vette inesplorate. L’altro giorno nel suo discorso ai militari a Fort Bragg, dove ha annunciato la «liberazione» di Los Angeles, come se fosse un territorio occupato, la Casa Bianca ha fatto in modo di selezionare con criteri di fedeltà politica i soldati nella platea. Trump voleva essere sicuro che nessuno durante il discorso storcesse il naso, letteralmente.
Trump card
E nella corsa egomaniaca non si può non citare il lancio ufficiale del sito trumpcard.gov, l’iniziativa con cui il presidente mette all’asta la cittadinanza in cambio di 5 milioni di dollari. Dal portale del governo ci si può iscrivere per essere avvertiti su quando sarà disponibile la procedura di iscrizione.
Non si otterrà la vecchia carta verde, ma una tessera dorata che porta il nome del presidente; la sua effigie compare al centro del prezioso tesserino, circondato dall’aquila reale e dalla Statua della libertà, simboli minori che adornano la personificazione della nazione.
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