Un bombardamento aereo turco ha colpito diverse aree nel nord della Siria, tra cui anche Kobane, e in Iraq. A riferire la notizia è lo stesso ministero della Difesa di Ankara. L’operazione militare, denominata “Spada ad artiglio” è «in conformità con i diritti alla legittima difesa contenuti nell’articolo 51 della Carta delle Nazioni unite» e ha il fine di «eliminare gli attacchi terroristici dal nord dell’Iraq e della Siria, di garantire la sicurezza delle frontiere e di eliminare il terrorismo alla radice», si legge nel comunicato del ministero turco.

Una chiara rappresaglia nei confronti dei curdi dopo che la Turchia ha ritenuto il Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) responsabile dell’attentato di Istanbul nel quale sono morte sei persone. Sia il Pkk che il Ypg, l’ala militare curda attiva nel nord della Siria, hanno negato qualsiasi coinvolgimento nell’attentato, ma il ministro degli Interni turco, Süleyman Soylu, ha dichiarato che Ankara ritiene che l’ordine di attacco sia stato dato da Kobane.

«Kobane, la città che ha sconfitto l’Isis, è sottoposta a bombardamenti da parte degli aerei dell’occupazione turca», ha scritto su Twitter Farhad Shami, portavoce della guida curda delle Forze democratiche siriane (Sdf). 

L’operazione

Gli F-16 turchi sono decollati dagli aeroporti di Malatya e Diyarbakir e hanno preso di mira la città di Kobane. I droni militari sono invece partiti dal sud della Turchia. A essere stati colpiti sono stati alcunui villaggi molto popolati dicono i curdi che hanno anche riferito di morti e feriti. 

Il ministro della Difesa turco ha supervisionato l’attacco militare. «Il nostro obiettivo è quello di garantire la sicurezza dei nostri 85 milioni di cittadini e dei nostri confini e di rispondere a qualsiasi attacco insidioso contro il nostro paese», ha detto dopo l’attacco. «È l’ora della vendetta! I furfanti sono chiamati a rispondere dei loro attacchi a tradimento», ha aggiunto. I curdi hanno già fatto sapere che in caso di attacchi continuati hanno «il diritto di resistere e difendere le nostre aree in un modo importante che porterà la regione in una lunga guerra».

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