Con una pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale, la Turchia annuncia il suo ritiro dalla Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica.

Il trattato è nato nel 2011 su iniziativa del Consiglio d’Europa e firmato dall’allora primo ministro turco, Recep Tayyip Erdogan, ma secondo le associazioni a difesa dei diritti umani turche non è mai stato applicato.

«Non è necessario cercare rimedi esterni o imitare gli altri» per tutelare le donne, ha dichiarato il vicepresidente turco Fuat Oktay, mentre il ministro della Famiglia, del Lavoro e dei Servizi sociali, Zehra Zumrut Selcuk, ha affermato in un tweet che la costituzione è la «garanzia dei diritti delle donne», sostenendo che «la violenza contro le donne è un crimine contro l’umanità e combattere questo crimine è una questione di diritti umani».

La scelta del governo turco ha suscitato aspre critiche da parte del Chp, il partito di opposizione, e dalla società civile. La leader di “Noi Fermeremo il Femminicidio”, Fidan Ataselim, ha chiamato alla protesta su Twitter. Soltanto lo scorso anno, in Turchia si sono verificati 300 femminicidi.

La Convenzione «ha ormai perso la sua funzione originaria e si è trasformata in una ragione di tensioni sociali. Consideriamo la decisione del ritiro» della Turchia «come una conseguenza di queste tensioni» ha scritto in una nota l’Associazione di donne islamica Kadem, la cui vicepresidente è Sumeyye Erdogan, figlia del capo dello stato Recep Tayyip Erdogan.

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