I sudanesi e il personale diplomatico dal Sudan stanno cercando disperatamente di fuggire dalla capitale del paese, Khartoum, dove prosegue quella che sta assumendo i tratti di una guerra civile.

Nonostante il cessate il fuoco, continuano gli scontri tra l’esercito fedele al capo delle forze armate e leader de facto del paese Abdel Fattah Abdelrahman al-Burhan, e il gruppo paramilitare delle Rapid support forces guidate dal generale Mohammed Dagalo, «Hemedti», già accusato di terribili crimini durante la guerra in Darfur.

I combattimenti più intensi a Kafouri, nella parte nord di Khartoum, dove gli aerei militari delle forze armate sudanesi hanno condotto diversi attacchi sulle basi delle forze di supporto rapido. L’esercito sudanese ha ripreso gran parte del palazzo presidenziale di Khartoum, dopo che entrambe le parti ne avevano annunciato di averne il controllo. Sempre più lontano il processo di «transizione democratica» avviato con la fine del regime di al-Bashir nel 2019.

Ospedali chiusi

Testimoni e residenti hanno confermato che l’esercito ha lanciato attacchi aerei contro le basi delle forze di supporto rapido nei quartieri residenziali di Al Kalakla e Omdurman.

Secondo l’Unione dei medici sudanesi dozzine di ospedali sudanesi sono stati chiusi per mancanza di elettricità, acqua e forniture mediche, altri sono stati evacuati con la forza.

Nuha, un’infermiera dell'ospedale di Khartoum, ha raccontato a Domani che il personale medico è rimasto bloccato all’interno dell’ospedale per tre giorni, fino a quando decine di pazienti, medici e infermieri sono stati evacuati in altri ospedali.

Secondo il sindacato dei medici solo 23 ospedali a livello nazionale sono operativi e anche quelli in funzione sono compromessi. Oltre 400 persone uccise e più di 3.550 ferite nell’ultima settimana, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità.

La grande fuga

In migliaia hanno già iniziato la fuga. Il governo italiano ha messo in salvo «83 italiani e 23 cittadini stranieri», tra cui l’ambasciatore Michele Tommasi evacuato insieme ai connazionali dalla base militare sudanese Wadi Sayedna, situata a nord di Khartoum, confermano fonti diplomatiche. Dalla stessa base erano già stati evacuati 27 militari egiziani la scorsa settimana. 

Il gruppo paramilitare delle Rapid support forces in una nota diffusa sui canali social conferma «di aver scortato 41 italiani, tra cui personale dell’ambasciata, a bordo di sei veicoli e un autobus».

La Farnesina conferma di aver parlato con entrambi i leader delle parti in conflitto e di aver ricevuto garanzie di sicurezza, anche grazie alla mediazione dell’Aise. Altre fonti diplomatiche hanno confermato che alcune ambasciate si sono dovute far scortare dai ribelli guidati dal generale Mohammed Dagalo, per garantire i canali con le forze presenti. 

Secondo una nota interna delle Nazioni unite, i trasferimenti non sono stati facili «si osserva una tendenza già consolidata di prendere di mira indiscriminatamente gli internazionali e i diplomatici. Si richiede estrema cautela anche dopo il coordinamento con i comandanti».

Diplomatici nel mirino

Le forze del generale Mohammed Dagalo sono state accusate di aver attaccato il convoglio del Qatar diretto a Port Sudan. Secondo la nota ricevuta da Domani, confermata da fonti diplomatiche, l’ambasciatore e il suo staff sono stati derubati di tutto, inclusi bagagli, telefoni cellulari e denaro.

Inoltre, un portavoce dell’esercito sudanese ha accusato i cecchini delle Rsf di aver sparato e ferito un diplomatico francese durante l’evacuazione dell’ambasciata francese, interrompendo l’operazione. Partiti da Port Sudan, a 650 chilometri da Khartoum, nello stato del Mar Rosso anche i cittadini di Usa, Regno Unito, Francia, Germania, Spagna, Canada, Belgio e Paesi Bassi. 

A Khartoum black out e saccheggi: e chi può cerca di scappare. Migliaia di detenuti delle due principali carceri sono stati rilasciati per mancanza di cibo e acqua. Oltre 6.000 detenuti della prigione di Soba, a nord est di Khartoum, sono riusciti a scappare. Anche dalla prigione di Kobar, la più antica della capitale, dove sono rinchiusi i leader islamisti del vecchio regime, molti detenuti sono riusciti a fuggire.

Tuttavia, secondo quanto riferito da fonti locali, i leader islamisti sarebbero stati trasferiti in un luogo segreto. Khartoum, storicamente un rifugio per le persone in fuga dalle guerre civili nelle estreme periferie del Sudan, come il Darfur, i monti Nuba e il Sud Sudan, sembra una città fantasma.

© Riproduzione riservata