Il portavoce dell’esercito israeliano Daniel Hagari ha annunciato ieri mattina che 21 soldati israeliani sono morti lunedì a Gaza, all’interno di un edificio che avevano precedentemente minato. La struttura e un deposito adiacente sono stati colpiti da un razzo e sono esplosi. Le brigate al Qassam hanno rivendicato un attacco che è compatibile con la descrizione data dalle autorità israeliane dell’attacco in cui hanno perso la vita i soldati. Il ministro della Sicurezza nazionale di Israele, Ben Gvir, ha parlato dopo l’attacco, dichiarando che «dobbiamo continuare a sottomettere, schiacciare e falciare il nemico nazista a Gaza, con tutte le nostre forze». Il primo ministro, Benjamin Netanyahu, insieme a Benny Gantz e al ministro della Difesa Yoav Gallant, ha dichiarato che la guerra continuerà, nonostante le perdite: «Chiniamo la testa in memoria dei nostri caduti, eppure non smettiamo nemmeno per un momento di lottare per un obiettivo insostituibile: il raggiungimento della vittoria completa. Insieme combatteremo e insieme vinceremo».

Gallant ha aggiunto: «Continuiamo in questo momento nello spirito dei caduti a completare i compiti e a fare tutto ciò che è richiesto. Le nostre forze stanno operando in profondità nel territorio nemico, a Khan Yunis; combattenti dei paracadutisti, della settima Brigata, di Givati, in tutta la regione meridionale». L’esercito israeliano infatti ha circondato la zona di Khan Yunis lunedì e ha assediato gli ospedali di Nasser e al Amal, impedendo ai feriti di ricevere aiuti o ai pazienti di evacuare. Gli ospedali inoltre sono stati bombardati e presi di mira dai droni, mettendo in pericolo la vita del personale sanitario e dei civili.

Hamas ha chiesto l’intervento dell’Onu, della Croce rossa e dell’Oms: «L’attacco deliberato e continuo agli ospedali è un crimine di guerra che si svolge davanti agli occhi e alle orecchie del mondo intero, e avviene nel contesto della guerra genocida di Israele contro il nostro popolo nella Striscia di Gaza, con il pieno sostegno degli americani».

Attacco al campo profughi

Negli scorsi mesi a Khan Yunis erano arrivati molti palestinesi fuggiti dalla parte nord della Striscia. Dopo gli attacchi dell’esercito israeliano di questi giorni, la popolazione è stata di nuovo costretta a spostarsi verso la zona di Rafah.

L’Idf però ha chiuso le strade per raggiungerla, bloccando l’arrivo dei civili e sparando da un carro armato a 4 persone, che sono rimaste uccise. Il commissario dell’Unrwa, Philippe Lazzarini, ha scritto su X che altri 6 civili sono morti in un attacco a un rifugio gestito dalle Nazioni unite, sempre a Khan Yunis.

L’Idf ha dichiarato che le truppe israeliane stanno cercando di individuare e distruggere le infrastrutture sotterranee di Hamas, nella periferia settentrionale di Khan Yunis. Nella giornata di ieri le autorità israeliane hanno presentato una proposta ad Hamas con la mediazione di Egitto e Qatar. Israele sarebbe disposto a sospendere l’offensiva militare per un periodo di due mesi, in cambio del rilascio graduale dei restanti 136 ostaggi. Un alto funzionario egiziano tuttavia ha riferito che Hamas ha già rifiutato questa opzione e non ha intenzione di rilasciare altri ostaggi finché Israele non cesserà la sua offensiva.

Il ministero della Salute di Hamas ha diffuso dei dati sulle vittime della guerra: 25.490 palestinesi sono stati uccisi dallo scorso 7 ottobre e 63.354 sono rimasti feriti nell’offensiva israeliana. Ma sono numerosi anche i corpi rimasti senza nome, che non rientrano nel bilancio ufficiale.

Attacchi agli Houthi

Il ministero dell’Istruzione ha diffuso poi altri dati: sarebbero 4.451 gli studenti uccisi a Gaza dal 7 ottobre, 8.193 i feriti. Anche numerose strutture scolastiche sono state bombardate.

L’Unrwa ha scritto in un post su X che sono 570mila le persone che stanno soffrendo la fame a Gaza: «Gli intensi combattimenti, divieti di accesso e restrizione, nonché blackout, stanno impedendo a Unrwa di fornire aiuti in modo sicuro ed efficace».

Intanto continuano gli attacchi americani e inglesi contro gli Houthi in Yemen. Nel corso della notte tra lunedì e martedì è stato preso di mira con successo un sito di stoccaggio sotterraneo e siti associati alle riserve missilistiche e di sorveglianza aerea. Il ministro della Difesa inglese, Grant Shapps, ha dichiarato che l’attacco si è dimostrato necessario per interrompere i continui e ingiustificati attacchi alle navi commerciali da parte del gruppo, ma anche per ridurre la tensione e riportare stabilità nel mar Rosso.

Un portavoce degli Houthi Mohammed al Bukhaiti ha scritto su X che gli attacchi «non faranno altro che aumentare la determinazione del popolo yemenita». Ha poi accusato gli Stati Uniti e il Regno Unito di proteggere gli autori del genocidio che si sta verificando a Gaza.

Il gruppo libanese di Hezbollah ha dichiarato ieri che in risposta agli attacchi dell’Idf è stata colpita la base di controllo aereo israeliana di Meron, per la seconda volta nel giro di quindici giorni.

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