La posizione processuale dell’ex presidente Donald Trump, almeno per quanto riguarda il procedimento federale che riguarda la sottrazione fraudolenta di documenti governativi classificati rinvenuti nella sua residenza di Mar-a-Lago, si è aggravata nelle ultime ore.

Il motivo è un audio, trasmesso in esclusiva dalla Cnn, che ha smontato la sua linea difensiva. Trump ha infatti sostenuto di non essere consapevole che le carte in suo possesso fossero classificate. Non è quello che emerge dalle registrazioni, risalenti al luglio 2021, quando l’ex presidente stava partecipando a una serie di interviste legate a un libro autobiografico di Mark Meadows, il suo ultimo capo di gabinetto e una delle figure più coinvolte nel tentativo di rovesciare il risultato elettorale delle presidenziali del 2020.

Nell’intervista, trasmessa durante il programma “Anderson Cooper 360”, Trump sembra indicare di essere in possesso di un documento segreto del Pentagono con piani per attaccare l’Iran.

«Da presidente avrei potuto declassificare queste carte, ma ora non posso». Poi sostiene che «i piani sono stati preparati da loro, non è fantastico?», come a volersi scagionare dall’accusa di essere un guerrafondaio. Ma in questo modo Trump ha fornito al procuratore speciale Jack Smith delle prove decisive riguardo alla sua tesi accusatoria.

L’indagine

Smith, nominato nel novembre 2022 per indagare sul tentativo di ribaltamento del risultato elettorale, si è poi ritrovato investito dell’incarico di scoprire la verità riguardante i documenti rubati, un reato che riguarda anche la violazione dell’Espionage Act, una legge varata nel 1917 dal presidente democratico Woodrow Wilson per inasprire le pene per chi avesse trafugato documenti da fornire a una potenza straniera.

Di sicuro il punto più oscuro è quello dell’uso che l’ex inquilino della Casa Bianca avrebbe voluto fare di questi documenti.

La novità che arriva dopo lo scoop della Cnn è che la linea difensiva di Trump, ribadita anche in tribunale lo scorso 13 giugno, crolla. Non è più sostenibile la tesi secondo cui i documenti fossero stati declassificati per tempo, dato che l’ipotesi viene negata dallo stesso ex presidente.

La menzogna

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In più la menzogna durante un interrogatorio porterebbe anche all’ulteriore incriminazione per dichiarazione spergiura. Un’accusa più pesante delle apparenze.

Basti pensare che nel 1998, un’analoga menzogna da parte di Bill Clinton riguardo alla sua relazione extraconiugale con la stagista della Casa Bianca Monica Lewinsky durante le indagini del procuratore speciale Kenneth Starr, aveva portato all’impeachment.

Per evitare accuse di partigianeria, Smith ha deciso di non tenere il processo a Washington, dove l’ambiente sarebbe stato particolarmente ostile nei confronti di Trump, bensì nel distretto del sud della Florida, nella contea di Miami, con un magistrato come la giudice Aileen Cannon a presiedere le sedute in aula.

Cannon è stata nominata in quell’incarico dallo stesso Trump il 21 maggio 2020, dato che mostra come Smith sia particolarmente sicuro della solidità della sua tesi accusatoria.

La tentazione astensionista

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Secondo una rivelazione del Washington Post il procuratore speciale starebbe proseguendo anche sulle indagini riguardanti il rovesciamento delle elezioni e il ruolo dell’ex presidente nel guidare i ricorsi del team legale guidato dall’ex sindaco di New York, Rudy Giuliani.

Secondo il quotidiano Smith avrebbe offerto l’immunità legale a quelle persone che avrebbero dovuto svolgere il ruolo di finti “grandi elettori” nel dicembre 2020. Non è dato sapere quanto tempo manchi a una nuova incriminazione.

Si sa, però, che anche se questi processi – che comprendono tra gli altri anche quelli riguardanti il pagamento della pornostar Stormy Daniels nel 2016 che si tiene a New York e un altro in Georgia che invece concerne le pressioni indebite nei confronti del segretario di stato Brad Raffensperger per «trovargli 10mila voti» in più – non intaccano il consenso di Trump tra i militanti repubblicani, gli renderanno sicuramente difficile convincere gli elettori moderati e chi disprezza in modo simile sia l’ex presidente sia il suo avversario Joe Biden. E che, dovesse andare in scena questa sfida, sarà probabilmente tentato dalla scelta astensionista.

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