Un rapido confronto tra la dichiarazione finale del G20 di Bali e quella del G20 di Nuova Delhi sul conflitto in Ucraina manifesta un cauto scivolamento verso posizioni più morbide verso la Russia, come manifestato dai paesi del “grande sud” del mondo.

La dichiarazione del G20 a Bali dello scorso anno aveva denunciato «l'aggressione della Federazione Russa contro l'Ucraina», pur facendo presente le pesanti obiezioni di alcuni membri a questa presa di posizione.

Nel G20 di Nuova Delhi, invece, la musica è cambiata e sebbene sembrasse  quasi impossibile che l’occidente accettasse un linguaggio più debole di quello usato a Bali, e anche Mosca si era irrigidita e aveva indicato che non avrebbe accettato una dichiarazione che la accusava della guerra, alla fine si è trovata una mediazione.

Pochi però si aspettavano che il G20 raggiungesse un consenso sul documento. Era necessaria una svolta e l’India ha saputo trovare una posizione di compromesso poiché ha buone relazioni sia con Mosca che con l’occidente.

Pragmatismo americano

Alla fine ha prevalso il pragmatismo americano e la dichiarazione finale ha utilizzato un linguaggio che ha soddisfatto la Russia ma ha anche concesso abbastanza ai paesi occidentali.

Il motivo di questo ammorbidimento verso la Russia? L’occidente vede l’India come un contrappeso politico ed economico alla Cina nell’area dell’Indo-Pacifico ed è probabile che i toni più cauti sull'Ucraina siano scaturiti per dare agio al cerimoniere indiano, il premier Narendra Modi, di mantenere una postura formalmente neutrale, ma nella sostanza tesa ad isolare la Cina, il vero competitor americano. E soprattutto ad evitare un fallimento diplomatico indiano.

Così la dichiarazione del vertice ha evitato di condannare la Russia per la guerra in Ucraina, ma ha sottolineato le sofferenze umane causate dal conflitto e ha invitato tutti gli Stati a non usare la forza nelle rivendicazioni territoriali. Un salomonico compromesso.

D’altra parte un mancato accordo su una dichiarazione finale del vertice avrebbe denunciato uno grave smacco per Modi e avrebbe segnalato che il G20 era spaccato tra l’occidente democratico e il “resto” autoritario.

E mentre Pechino il cui leader Xi Jinping era assente spinge per modificare gli equilibri mondiali espandendo gruppi come i BRICS e l’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai, il G20 avrebbe imboccato la via del tramonto.

La reazione di Yellen

Tutto questo non ha impedito che scoppiasse la polemica sullo statement troppo morbido, al punto che il segretario del Tesoro degli Stati Uniti, Janet Yellen, in un'intervista al Financial Times ha respinto l'accusa per cui il G20 nel suo comunicato finale avrebbe annacquato la sua posizione sull'Ucraina.

Yellen ha difeso la dichiarazione congiunta, concordata e siglata anche dalla Cina, affermando che è «sostanzialmente molto forte» nella sua formulazione sul conflitto in Ucraina.

Anche il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha respinto in un'intervista tv le critiche di Kiev alla dichiarazione finale del G20 di Nuova Delhi evidenziando invece come questa sia una risoluzione che Mosca «avrebbe voluto non avere».

Le manovre Nato

Ma mentre il G20 si sposta verso le posizioni più morbide, la Nato terrà l'anno prossimo la più grande esercitazione di comando congiunto dai tempi della Guerra fredda, coinvolgendo 31 paesi e la Svezia.

All'esercitazione, pianificata per respingere un'eventuale aggressione russa contro uno dei membri dell'alleanza, parteciperanno più di 40mila truppe. L'operazione inizierà nella primavera del 2024 e si prevede che includerà tra le 500 e le 700 missioni di combattimento aereo, coinvolgendo più di 50 navi, hanno dichiarato i funzionari della Nato. Insomma, la classica politica del bastone e della carota.

Armenia della discordia

In conclusione va notato che la Russia si è rammaricata delle intenzioni armene di tenere esercitazioni congiunte con gli Stati Uniti. Lo ha detto il ministro degli Esteri russo Sergeij Lavrov in una conferenza stampa dopo il vertice del G20, aggiungendo che questa decisione «è deplorevole».

La Russia non vede «molto di buono nei tentativi della Nato di infiltrarsi nel Caucaso meridionale», ha sottolineato Lavrov. Mercoledì, il ministero della Difesa armeno ha annunciato che il paese del Caucaso meridionale ospiterà un'esercitazione militare congiunta Eagle Partner 2023, con gli Stati Uniti dall'11 al 20 settembre. Un nuovo motivo di scontro tra Nato e Russia.

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