Una bugia dopo l’altra: così Netanyahu completa il suo piano sulla pelle degli ostaggi

Un futuro storico, studiando i nostri attuali tempi tristi, potrebbe coniare un appellativo irridente se guardato con lo spirito dell'epoca che sarà, tragico se visto con gli occhi di noi contemporanei: Netanyahu il Bugiardo. L'ultima sfida alla verità del premier di Israele è anche la più crudele. Il suo staff aveva fatto trapelare che l'occupazione ventilata della Striscia di Gaza servirebbe, tra l'altro, per liberare gli ostaggi rapiti il 7 ottobre del 2023. Intento lodevole, se non si scontrasse con la realtà oltre che con il buonsenso. Benjamin Netanyahu non ha mai tenuto in nessun conto la vita dei suoi concittadini nemmeno quando erano in centinaia nei tunnel di Gaza e figurarsi se il tema sale in cima alla sua agenda ora che si sono ridotti a poche decine. Tanto più che, come è stato dimostrato, se il movimento islamista si sentisse braccato, non esiterebbe per rappresaglia ad ammazzare i rapiti, sinora tenuti in vita perché l'unica carta di cui dispongono a un ipotetico tavolo negoziale. Uno scenario lapalissiano per i servizi segreti d'Israele, per l'esercito di Israele e persino per alcuni membri dello staff dello stesso primo ministro: ma un'ottima foglia di fico per giustificare una mossa esorbitante come l'occupazione che in questo caso fa rima con annessione. Fosse l'unica panzana. Offendendo l'intelligenza collettiva dell'opinione pubblica mondiale e smentendo filmati, testimonianze, prove, Netanyahu si è spinto a sostenere che a Gaza la fame non esiste, che Israele ha sempre permesso l'ingresso degli aiuti nella Striscia. E aggiungendo che il suo esercito è il più morale del pianeta perché si preoccupa soprattutto di evitare vittime civili. No comment. Nell'unica trattativa conclusa lo scorso gennaio con i palestinesi si era impegnato, alla fine della prima fase, a ritirare quasi del tutto le forze israeliane: non si è mai cominciato nemmeno a parlarne. E da ultimo è bene rilevare anche le evidenti scuse addotte per allungare i tempi dei tre processi che lo vedono imputato. Rinvii sine die per restare abbarbicato al potere. La Palestina è solo un sogno, ma riconoscerla è un dovere Alleanza della menzogna Tante fandonie trovano purtroppo orecchie ben disposte ad accoglierle soprattutto in quei settori della politica internazionale abituati ad accettare per riflesso pavloviano qualunque spiegazione arrivi da Israele e, di conseguenza, ad appoggiarne le decisioni quali che siano. La legittimazione incondizionata del presidente degli Stati Uniti d'America, in una evidente coalizione tra leader abituati a mentire, è un ottimo viatico per proseguire sulla strada del “me ne frego” di qualunque diritto, compresi quelli elementari. E sono benvenuti altri paesi che fanno da reggicoda tra cui lo sventurato governo italiano. Afona o quasi Giorgia Meloni, curiale il ministro degli esteri Antonio Tajani, il nostro esecutivo può vantare il primato di un vicepremier che propone una legge da Repubblica delle Banane che punisce chi critica Israele e vieta le manifestazioni per Gaza. È ovviamente l'ineffabile Matteo Salvini, lo stesso che gioì per i dazi di Trump e che ora paga volentieri dazio per il premio che gli è stato dato dallo Stato ebraico. Bugiardo per la necessità di coprire la sequela clamorosa di malefatte del suo lungo esercizio al vertice del paese, a Netanyahu va però riconosciuta una certa coerenza nel perseguire il principale dei suoi scopi. Palese sin dai tempi della sua discesa in politica ed era la fine degli anni Novanta. Bombe su civili e soccorritori, abusi e torture. L’esercito israeliano resta impunito, anche quando ammette gli “errori” Lo slogan della sua compagna suona: «Dal fiume al mare». Tradotto: la Palestina tutta terra per il solo popolo d'Israele, senza spazio per nessun altro. Hamas lo avrebbe poi scimmiottato voltando a proprio favore la parola d'ordine del nemico. Non a caso, eccoli oggi acerrimi belligeranti. Bibi Netanyahu ha sempre promesso, durante la sua longeva permanenza sulla poltrona più importante del paese, che finché ci fosse stato lui non sarebbe mai sorto uno Stato palestinese accanto a quello degli ebrei. Benché indigeribile, l'affermazione è circolata, ha fatto proseliti, si è nutrita alla destra del padre formulatore della follia messianica dei partito dei coloni. Ciò che sembrava impossibile è diventato praticabile. E l'orrore scatenato da Hamas con il pogrom del 7 ottobre ha infine offerto il formidabile pretesto per l'attuazione del programma a lungo cullato. Dice Netanyahu che, oltre a salvare gli ostaggi, vuole annientare Hamas, quando tutti gli esperti gli hanno spiegato quanto il massacro in atto abbia rimpolpato le fila dei terroristi di giovani volontari senza speranza. No, Netanyahu non vuole annientare Hamas, vuole più radicalmente ripulire la Striscia di Gaza della presenza dei palestinesi perché vadano in diaspora in altri paesi arabi, ipotesi che ha del resto più volte ventilato e di cui l'occupazione è un passo obbligato. Sorgerebbe dunque quella Riviera di Gaza per miliardari sulla quale ha già scherzato ma non troppo il solito Trump. Per completare l'opera Bibi sta coprendo i coloni più estremisti nelle spedizioni punitive contro gli abitanti della Cisgiordania, un modo per far loro capire che se ne devono andare. Ecco a cosa servono le bugie di Netanyahu: a coprire un disegno criminale sino a farlo diventare vero.